Approfondimenti » 20/02/2011
Il vincolo ambientale non condiziona l’economia brindisina. Di Francesco Magno
La recente presa di coscienza dell’ENI in merito alla necessità di aderire alle transazioni per l’adesione a ben nove “accordi di programma” relativi ad altrettanti siti di interesse nazionale per la bonifica, rappresenta per Brindisi due aspetti fondamentali, quali:
- la presa di coscienza circa le oggettive responsabilità rivenienti da inquinamenti prodotti e, quindi, da un “danno ambientale” da risanare attraverso le tecniche della bonifica (falda petrolchimico, area Micorosa, ecc.);
- la reale prospettiva di poter attivare, se pur attraverso un assurdo “diaframma plastico”, lo sblocco dello stallo relativo alla bonifica della falda, come previsto nell’Accordo del 18 dicembre 2007.
E’ evidente, però, che la disponibilità di ENI va “governata” attraverso gli strumenti individuati nello stesso Accordo di programma, come il Comitato di Indirizzo e di Controllo ed attraverso l’applicazione degli strumenti normativi esistenti da parte degli Enti preposti (Comune, Provincia e Regione).
Da una recente intervista rilasciata dal Presidente dell’Associazione degli Industriali, con il piglio convinto e competente di sempre e dal titolo:“Sviluppo: ecco chi rema contro”, rilevo l’attenzione con la quale riporta considerazioni in merito alla bonifica dell’area industriale ed all’Accordo di programma.
Nel condividere buona parte delle considerazioni, mi preme solo dissentire da quanto di seguito riportato nel virgolettato:“Sono dieci anni che per effetto del vincolo ambientale, susseguente alla caratterizzazione delle aree industriali, l’economia brindisina è in una degradante fase di stallo, acuita dagli effetti della crisi nazionale”.
Che vi fosse una “crisi ambientale” sul territorio di Brindisi è fatto riconosciuto da studi dell’ENEA e da Decreti nazionali che, fra l’altro, con il DPR del 28 aprile 1998 e relativo alla “Approvazione del Piano di disinquinamento e risanamento di Brindisi” individuava anche le aziende che dovevano attivare interventi strutturali tali da disinquinare e migliorare le proprie performance ambientali.
Il “vincolo ambientale” sul territorio industriale di Brindisi è quindi conseguente e susseguente ad una dichiarazione di rischio e di presa di coscienza in merito al “danno ambientale” prodotto ed alle attività da svolgere per il disinquinamento; non a caso si possono andare a leggere tutte le “schede progettuali” proposte dalle stesse aziende e riportate in allegato nel richiamato DPR 28/4/1998.
Sul fatto che poi siano trascorsi ben 11 anni dal Decreto Ministeriale relativo alla perimetrazione delle aree soggette al richiamato “vincolo ambientale” (DMA 7 gennaio 2000) e che ciò abbia prodotto gravi danni all’economia locale è opportuno fare chiarezza e riportare solo alcune personali considerazioni.
Io non nascondo la testa sotto la sabbia e verifico che nella porzione di area industriale posta all’esterno del petrolchimico e che ha come confine naturale l’ansa valliva di Fiume Grande, il SISRI, l’Università di Lecce ed un’azienda di Stato hanno caratterizzato, CON SOLDI PUBBLICI, oltre i 3/4 dei terreni sia pubblici che privati.
In particolare intendo ricordare che il SISRI ha caratterizzato CON SOLDI PUBBLICI, quegli stessi soldi previsti nel Decreto del 1998 e per i quali vi è chi ha riportato responsabilità nella definizione della perimetrazione, le aree di seguito riportate:
- Caratterizzazione di n. 7 aree in zona SISRI (prima caratterizzazione nel marzo-aprile 2004)
- Caratterizzazione dell’invaso del Cillarese;
- Caratterizzazione di n. 20 lotti SISRI;
- Caratterizzazione dei così detti “lotti meridionali”;
- Caratterizzazione dei così detti “assi attrezzati”;
- Caratterizzazione delle aree di proprietà del SISRI e relative alla piattaforma polifunzionale ed all’area della discarica ex 2C.
In particolare ed in merito alla prima caratterizzazione delle 7 aree SISRI, dell’ampiezza di circa 60 ettari, sono state rese disponibili agli “usi consentiti” le aree identificate con le lettere “A” – “C” ed “E”, dell’estensione di circa 20 ettari, non contaminate nelle componenti suolo e sottosuolo; in particolare nella porzione di area identificata dal SISRI come “A” lo stesso Ente ha realizzato con “fondi pubblici” la propria palazzina servizi ed ha successivamente anche autorizzato lo smaltimento abusivo (vi sono sentenze all’uopo emesse) dei rifiuti della Alfa Edile!!!
Quindi solo circa 1/3 del territorio caratterizzato in questa fase dal SISRI, è stato reso disponibile agli usi consentiti, mentre la restante parte, ben 40 ettari circa, è stata BLOCCATA per la presenza, in totale di:
- n. 6 campioni di Arsenico,
- n. 3 campioni di DDT, DDD,DDE.
L’assurdo non sta nella “contaminazione”, riconosciuta ed attesa, l’ASSURDO sta nel fatto che nella conferenza dei Servizi del 29/12/2004 (ben 6 anni fa!!!) il Ministero dell’Ambiente DELIBERAVA che in merito ai superamenti nelle concentrazioni di arsenico e dei fitofarmaci ERA POSSIBILE :
- per l’arsenico: restituire i terreni agli usi consentiti in quanto le concentrazioni sono attribuibili al “fondo naturale; l’unica prescrizione, nel caso di mancata rimozione dei terreni contaminati e che: “prima della realizzazione delle opere i SOGGETTI TITOLARI dovranno trasmettere idonea “analisi di rischio” per dimostrare l’assenza di rischio per la salute umana.
- Per i fitofamaci DDT, DDD, DDE: si delibera che i terreni POSSONO ESSERE RESTITUITI AGLI USI LEGITTIMI A CONDIZIONE CHE SIANO RIMOSSI I PUNTI CHE PRESENTANO IL SUPERAMENTO DEI LIMITI.
In pratica, circa 40 ettari di terreno industriale SONO STATI BLOCCATI PER NON AVER RIMOSSO POCHI METRI CUBI DI TERRENO CONTENTI DA DDT-DDD-DDE ED ARSENICO.
Quaranta ettari di terreno bloccati per una spesa di 5-6 mila euro necessari alla rimozione ed allo smaltimento in discarica; fra l’altro nel 2004-2005 era ancora in uso la discarica di proprietà dello stesso SISRI nell’area industriale in grado di accogliere questi terreni.
QUESTO E’ ASSURDO !!!
Nessuno, fra coloro i quali si ritengono responsabili della gestione del territorio, ha ipotizzato che sarebbe stato più utile utilizzare SOLO 5-6 mila euro dei SOLDI PUBBLICI del Commissario e/o dello stesso SISRI per asportare i terreni contaminati, smaltirli in discarica, ancor prima di spenderne altri per nuove progettazioni e caratterizzazioni !!!
Quele era il maggior interesse pubblico: quello della restituzione agli usi industriali di una vasta area industriale o la progettazione di nuove caratterizzazioni ???
A mio avviso vi sono oggettive responsabilità in merito alla restituzione agli “usi legittimi” dei terreni di cui sopra.
Ancor di più ve ne sono anche in merito alla sottostante falda freatica, nel momento in cui nella stessa Conferenza dei Servizi del 29/12/2004, il Ministero DELIBERA, testualmente:
“Da ultimo, per quanto riguarda l’inquinamento della falda, la Conferenza dispone che le opere da realizzare sulle aree in oggetto non devono interferire né costituire un ostacolo agli interventi di bonifica della falda medesima”
Ed allora, essendo la Conferenza dei servizi un ATTO DELIBERATIVO, per quale motivo non si è difeso strenuamente tale atto rendendolo di immediata applicazione???
Perché non vi sono state azioni amministrative tali da prevedere l’asportazione dei terreni contaminati e la richiesta di restituzione agli usi legittimi di quei terreni???
Senza ombra di dubbio e sicuramente non rinunciando legalmente agli interessi di una società che mi vede presidente e che avrebbe voluto realizzare, in una porzione di un’area del lotto “B” dei richiami 7 lotti SISRI, un impianto innovativo con l’assunzione di ben 41 addetti, non è possibile accettare l’affermazione secondo la quale, a causa del vincolo ambientale: “l’economia brindisina è in una degradante fase di stallo”.
Non è il “vincolo ambientale” che condiziona!!!
E’, per mio conto, l’incapacità strutturale degli uomini che sono destinati, nostro malgrado, alla gestione politica e pubblica di questo territorio !!!
Basta con le umiliazioni che si devono subire da parte di chi gestisce la cosa pubblica e che opera solo ed esclusivamente parandosi le natiche e buttando a mare gli interessi legittimi di chi intende, nel totale rispetto dell’ambiente, andare ad investire su questo territorio.
Si verifichi, ancor prima di sancire false verità, quante e quali richieste di nuove aziende sono state effettuate su tutti i lotti resi disponibili dalla caratterizzazione pubblica effettuata dal SISRI e quali sono i prezzi d’acquisto di tali terreni.
Si verifichi, ancor prima di attribuire al “vincolo ambientale” della bonifica la fase di stallo dell’economia brindisina, quanto ed in quale maniera quelle stesse grandi aziende che oggi sottoscrivono l’Accordo di programma sulla bonifica hanno contribuito all’inquinamento ed al successivo vincolo ambientale.
A tal proposito mi riconosco pienamente nel pensiero di Albert Einstein che, in merito ad aspetti concernenti la propria vita privata, ebbe a dire che : “ E’ più facile entrare nel nucleo di un atomo che eliminare un pregiudizio”.
Ed allora si tolga il pregiudizio del “vincolo ambientale” quale causa della crisi economica e si operi nel bene di questo territorio con l’adeguata attenzione e cognizione!!!
prof. dott. Francesco Magno
geologo-consulente ambientale
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