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Approfondimenti: Idioti e Nefandi. Di Pino De Luca



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Approfondimenti » 24/02/2011

Idioti e Nefandi. Di Pino De Luca

Certo che fa impressione aver scritto sulla impresentabilità di Gheddafi, sulla vergogna delle tende piantate a villa Borghese e sulla pagliacciata della guardia d'onore da Bunga Bunga e, poco dopo, vedere l'inferno che si è scatenato in un paese a due passi da noi, grande sei volte l'Italia e con una popolazione inferiore a quella della Lombardia.
Non mi addentro ad analisi sui movimenti nordafricani, è questione difficilissima e tutti coloro che lo fanno adesso, con semplificazioni e superficialità sono solo degli accattoni della vulgata.
Nessuno aveva previsto, ma molti potevano prevedere.
Non lo hanno fatto perché chiusi nei loro bunker dorati, lontani dal respiro affannoso dei popoli, dalla voglia di libertà che ogni essere umano si porta innata. I “padroni del mondo” con codazzo di cortigiane e cortigiani, eunuchi e tirapiedi hanno brigato per conquistare il potere e vivere nei piani alti, da parassiti.
I “padroni del mondo” hanno pagato i loro propagandisti con il sangue delle loro vittime per bruciare ogni pensiero, ogni eresia, ogni aspirazione di rinnovamento.
Hanno voluto costruire piccoli regni popolati da idioti e hanno chiamato nefandi i loro oppositori. Chi comprando mercenari per terrorizzare il popolo chi comprando parlamentari per garantirsi impunità. Ma tutti i dittatori, proprio tutti, non importa la strada con la quale siano giunti al potere né l'idea sulla quale si sono appoggiati, non importa se portano occhiali o capelli perennemente scuri, sono tanto colmi di retorica quanto vuoti di cultura.
Furbissimi e ignoranti si appoggiano su masse di sostenitori altrettanto ignoranti, tifosi ululanti innalzando i loschi individui portano l'ignoranza sull'altare, sentendosi divinamente rappresentati, ignoranti come sono non vedono la sagrestia nella quale agisce la furbizia e il baratro del loro destino.
A riprova son proprio le parole che i “piccoli padroni” e i loro lacchè hanno scelto per disprezzare chi li avversa: idiota e nefando.

“Pesiamo le parole.
IDIOTA: parola nobilissima di origine greca. Idiota significa prima di tutto soldato semplice, soldato che non ha nessun gallone.
Significa in seguito: chi pensa con la propria testa, chi è proprio, chi non si è ancora assoggettato alla disciplina sociale vigente. Quando questa mancanza di disciplina all'ordinamento sociale diventa una colpa, la parola comincia ad assumere un significato offensivo.
Ma in sé e per sé non racchiude nessuna offesa. Ha un significato sociale, non individuale.
Idiota è chi è diverso, chi pensa e parla diversamente dalla maggioranza. Idiotismo è la parola o il modo di dire proprio di un regione, e non usato nella lingua letteraria o nazionale.
Idiota, insomma, corrisponde a refrattario, per ciò che riguarda le relazioni sociali.
NEFANDO: parola altrettanto nobile, di origine latina. Significa: chi parla come la divinità ha proibito di parlare, chi fa affermazioni proibite dalla legge.
Due parole che hanno un valore prettamente democratico dal punto di vista sociale. Due parole che hanno acquistato valore offensivo quando la società, la legge, la disciplina sociale erano fondate sul principio divino, su una mistica concezione del destino che presiede all’accadimento dei fatti umani.
Idioti e nefandi erano pertanto quelli che non credevano all’efficacia taumaturgica delle frasi fatte, dell’ “Iddio l’ha detto” del “la patria lo vuole”, del “le leggi imperscrutabili che guidano l’umanità dicono”, ecc…, e pertanto operavano e parlavano con la loro testa, sbagliando talvolta senza dubbio, ma pronti a riconoscere lo sbaglio e a correggerlo, lieti se riuscivano a raggiungere un fine anche minuscolo, purché, anche nella sua piccolezza, fosse raggiunto con mezzi loro propri, fosse figlio delle loro opere e non della loro supina obbedienza alla volontà degli altri.”
(questa parte non è mia, premio speciale a chi indovina chi è)

Per queste ragioni, di pura filologia, non possiamo che star dalla parte degli idioti e dei nefandi che ci descrivevano e ci descrivono i tiranni che hanno il potere e i loro leccapiedi dal volto ceronato e sorridente.
Per queste ragioni guardiamo con simpatia ai giovani che sono nelle piazze di Tunisi, del Cairo di Bengasi e di Tripoli, molti moriranno sterminati dalla cecità del potere, molti saranno ricordati come idioti o come nefandi, ma noi sapremo che hanno dato la vita per ridare il giusto peso alle parole. E finché avremo voce dovremo aver perenne gratitudine verso i nostri fratelli arabi. Hanno inventato i numeri e con loro, prima o poi, dovremo fare i conti.

Ma non lasciamoli soli, non lasciamo che gli amici dei tiranni, fetenti e potenti, tengano in piedi ancora occhiali scuri e libretti verdi.

Pino De Luca


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