Salute » 12/03/2011
Il Perrino un lager? Di Maurizio Portaluri
Non condivido la campagna di stampa della Gazzetta sul Perrino. E cercherò di spiegare perché.
Va di moda amplificare ciò che non va bene nei beni comuni, e la sanità è uno di questi. Io stesso spesso scrivo di come si potrebbero migliorare le cose.
Ricordo che quando presi servizio dieci anni fa nel nosocomio brindisino appena aperto, proveniente da un ospedale religioso privato ma funzionante grazie al denaro pubblico, una edizione del TG regionale aprì con la notizia di un incendio perché una presa elettrica si era sbruciacchiata in una camera di degenza. Ne rimasi colpito. Nell'ospedale da cui provenivo vi erano stati nell'ultimo anno due incendi piuttosto gravi e nessuno ne aveva saputo nulla. Ne ero appena venuto a conoscenza io in qualità di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (eletto).
Se gli ambientalisti scrivono che le centrali a carbone inquinano, subito le aziende o gruppi di lavoratori insorgono. Nel caso del Perrino il management ha annunciato che ci sono 10 milioni per gli infissi.
Purtroppo se si continueranno a tenere aperti ospedali da 60 posti letto dove si transita per qualche minuto, quando gravemente ammalati, per essere portati poi al Perrino, l'ospedale di riferimento non avrà mai sufficienti risorse per essere ben manutenuto ed adeguatamente attrezzato di personale e tecnologie. Ma questo la stampa non lo dice.
Quando sono stati arrestati dei dipendenti filmati mentre si allontanavano dal lavoro senza timbrare l'uscita, fatto gravissimo senza dubbio, proposi di filmare in una notte qualsiasi come smazzano medici ed infermieri nelle sale operatorie per salvare le vite di giovani incidentati.
Se i malati meno gravi invece di essere curati a casa dai medici di famiglia ricorrono al pronto soccorso, è normale che le urgenze che non sono urgenti continueranno ad aspettare intere giornate.
Ho letto che qualche politico cavalcherà la campagna di stampa della Gazzetta. È un suo diritto. Se ne avvantaggeranno le case di cura private e la considerazione nel servizio sanitario pubblico diminuirà oltre il ragionevole. Chi ne farà le spese saranno quelli che non potranno pagarsi le cure e quelli con non potranno curarsi in altre regioni perché non hanno i soldi per farlo. E il nostro debito verso le regioni del nord aumenterà comunque.
Purtroppo i Sindaci, che possono dire la loro influente parola per tenere aperti i piccoli ospedali, non hanno la responsabilità della spesa e così, oggettivamente, le risorse per tenere nel miglior stato possibile l'ospedale di riferimento saranno sempre insufficienti, con beneficio per i pochi operatori che non si vogliono spostarsi da casa e a danno dei pazienti più bisognosi.
Queste saranno le conseguenze, forse indesiderate, di certe campagne di stampa.
Maurizio Portaluri
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