Approfondimenti » 26/03/2011
Acquisizioni e perdite della sanità brindisina. Di Maurizio Portaluri
Purtroppo è inevitabile che quando si parli di sanità la si butti, o si sia tirati, in politica. Se le cose vanno bene è merito di chi governa, se vanno male è suo demerito.
Il momento per la sanità pugliese non è buono. Non lo è finanziariamente, non lo è dal punto di vista dell'accessibilità dei servizi. Aspetto quest'ultimo che interessa molto il comune cittadino.
Nella polemica politica e giornalistica la funzionalità delle strutture sanitarie diventa corpo contundente, dimenticando che la sanità serve prima di tutto agli ammalati e non agli operatori, ai loro interessi ed al consenso che i politici rincorrono.
Fatta questa premessa non si può negare che la sanità brindisina abbia vissuto negli ultimi anni una serie di arretramenti. Se su un piatto della bilancia possiamo mettere l'installazione della PET-TAC (peraltro da anni sostenuta da un movimento di base e da una fondazione nata ad hoc) e l'apertura dei posti letto di Oncologia (della quale esisteva, dai tempi del dott. Di Giulio, un efficiente Day Hospital), sull'altro dobbiamo mettere la scomparsa dalla programmazione regionale della Cardiochirurgia, della Chirurgia Toracica e della Gastroenterologia, tutte specialità con un riscontro reale nei bisogni della popolazione.
Nell'ospedale che secondo la programmazione regionale dovrebbe essere di “riferimento” c'è una sola TAC (quando i criteri di accreditamento ne richiedono almeno due), non c'è una pneumologia con la consequente possibilità di eseguire una broncoscopia.
In questi anni sono scomparsi anche quasi tutte le lauree sanitarie che avevano dato lustro alla sanità brindisina. Dagli anni 90 non si laureano più tecnici di radiologia e da qualche anno non vi studiano più infermieri (solo in teledidattica), tecnici di laboratorio, igienisti dentari e operatori di assistenza psichiatrica.
Nel dicembre 2009, inaugurando la degenza di oncologia, l'assessore regionale Fiore annunciò che presto si sarebbe avviato a Brindisi il progetto per la cura dei tumori con i protoni. Un'occasione non solo per la sanità ma anche per l'industria hi-tech. Ordine dei Medici, Consiglio Provinciale e Comunale si espressero unanimemente a favore del progetto. Ma nulla di concreto seguì alle promesse di Fiore che evidentemente erano solo pre-elettorali.
Oggi resta a Brindisi, per la cura dei tumori con le radiazioni, una radioterapia concepita nel suo assetto tecnologico oltre dieci anni fa.
Si spera che chiudendo definitivamente i piccoli ospedali si recuperino le risorse per rendere l'ospedale di riferimento all'altezza del suo compito, cioè capace di ridurre molti viaggi della speranza ancora praticati.
Ma la programmazione regionale non mi sembra orientata nel senso sperato.
Maurizio Portaluri
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