Salute » 02/04/2011
Ancora su CDR a Cerano. Di Maurizio Portaluri
Si torna a parlare di bruciare i rifiuti nella centrale Enel di Cerano o comunque a incenerirli, ovunque sia possibile. Per quanto si intenda bruciare Combustibile Da Rifiuti (CDR), cioè rifiuti trattati in modo da eliminare le componenti che risulterebbero più pericolose se combuste, l'incenerimento dei rifiuti rappresenta un dispendioso e pericoloso controsenso. Peraltro è la stessa Comunità Europea che da 10 anni dice che propria questo fonte di diossine va progressivamente ridotta. E noi invece? La incrementiamo!
Gli impianti di incenerimento sono notoriamente fonti di emissioni estremamente eterogenee (sia in termini qualitativi che quantitativi) di sostanze chimiche di diversa pericolosità per il semplice motivo che il loro combustibile è eterogeneo e che non esiste (e non esisterà) una forma di depurazione con una resa pari al 100 %.
Uno dei pochissimi studi che ha affrontato il problema (e non si è fermato ai pochi parametri oggetto di normativa delle emissioni in atmosfera degli inceneritori) ha censito, per le sole sostanze organiche, oltre 250 singoli individui chimici.
Molte delle sostanze emesse hanno altrettanto note caratteristiche di elevata tossicità, cumulabilità nell'ambiente e negli organismi, bassa degradabilità ambientale e metabolica, sono bio-accumulabili (si concentrano nella catena alimentare e `tornano' all'uomo attraverso il cibo: il 95% della esposizione umana a diossine emesse da inceneritori o da altre fonti è dovuta all'alimentazione), sono inoltre dei cancerogeni, mutageni, teratogeni e disturbatori endocrini.
Per quanto concerne il rapporto tra emissioni, limiti normativi e conoscenze tossicologiche, la Commissione dell'Unione Europea ha recentemente evidenziato che i progressi tecnologici e normativi finalizzati alla riduzione dell'immissione ambientale di Pcdd/Pcdf e Pcb hanno compiuto un percorso parallelo con l'incremento delle conoscenze degli effetti di tali tossici; il risultato è la necessità di ulteriori interventi di riduzione dell'esposizione.
La Commissione ha infatti evidenziato che:
- «Lungo la catena trofica si osservano fenomeni di bio-accumulo da ricondurre al rilascio di queste sostanze [diossine, furani, Pcb (NdA)] provenienti da discariche, suoli inquinati o sedimenti. La netta diminuzione dei cosiddetti `livelli di base' nell'ambiente osservata nell'arco degli ultimi 20 anni, si ripeterà difficilmente nei decenni futuri»;
- «Sembra che le caratteristiche tossiche delle sostanze siano state sottovalutate: recenti studi epidemiologici, tossicologici e sui meccanismi biochimici riferiti in particolare agli effetti sullo sviluppo cerebrale, sulla riproduzione e sul sistema endocrino hanno dimostrato che gli effetti delle diossine e di alcuni Pcb sulla salute sono molto più gravi di quanto precedentemente supposto, anche a dosi estremamente ridotte»;
- «L'esposizione a diossine e a Pcb diossino-simili supera la dose tollerabile settimanale (Twi) e la dose tollerabile giornaliera (Tdi) in una parte considerevole della popolazione europea»; in particolare si riferisce che «dati più recenti e rappresentativi sull'assunzione giornaliera indicano che i valori medi di diossine e Pcb diossino-simili assunti con la dieta alimentare nell'Unione europea sono compresi tra 1,2 e 3 pg/kg di peso corporeo/giorno» (a fronte del valore indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità nel 1998 che indica un Tdi pari a 1 (obiettivo) e 4 (limite
massimo) picog/kg di peso corporeo/giorno.
Perchè allora continuare a fare la raccolta differenziata se dobbiamo poi bruciare la parte non separabile?
Se i costi per bruciare (perché bruciare costa tanto!) fossero orientati ad un recupero ancor più spinto, la quantità da bruciare sarebbe così bassa che il nuovo impianto, qualunque esso sarà, avrà a disposizione una quantità così insufficiente da non giustificare l'investimento economico a meno che non diventi il terminale di combustione di un bacino sovraregionale. In sostanza avremo solo aumentato le nocività su questo territorio.
Maurizio Portaluri
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