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Isola di G. Sciarra: Alla carica con il Panem et Circenses. Di Giorgio Sciarra



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Isola di G. Sciarra » 29/05/2011

Alla carica con il Panem et Circenses. Di Giorgio Sciarra

Chissà se a Brindisi si riuscirà mai di discutere serenamente del proprio futuro senza sentirsi addosso l’alito pesante di emergenze varie e condizionamenti di tutti i tipi.
Certo che senza tali condizioni avverse si potrebbe lavorare meglio individuando con più facilità gli obiettivi da raggiungere. Ma forse questa è, e rimarrà, una chimera visto che oramai sono lunghi decenni che viviamo questo clima di irrequietezza sociale.

Ma vi è un diffuso e palpabile desiderio e una forte aspirazione a costruire un futuro diverso che tenga presente gli errori commessi in passato.
Il refrain di chi, sostenendo determinati interessi, è far apparire evanescente questa volontà, etichettandola come vuota di contenuti, irrealizzabile. Ma viene da chiedersi cosa fanno costoro (alcuni tra sindacati e associazioni di categoria) per contribuire a disegnare linee di sviluppo.
La risposta è tanto semplice quanto lapidaria: nulla, se non remare contro. E’ molto più semplice, meno faticoso e “redditizio” continuare per la vecchia strada, una strada che, vista l’attualità, non ci ha portato da nessuna parte, tant’è che Brindisi ancora oggi è dominata da una complicata e irrisolta questione energetica che condiziona lo sviluppo del territorio e va valutata nelle sue diverse componenti.

Una, è quella legata al tema delle convenzioni Enel & C., filo conduttore di una conflittualità che dura, per rimanere solo nella storia recente, da circa diciotto anni a questa parte. Ed oggi, penso, si sta affrontando con una mentalità sottomessa e con una trattativa con obiettivi palesemente al ribasso.
Un’azienda che ha occupato questo territorio sfruttando, spesso a solo proprio esclusivo beneficio, le nostre infrastrutture più importanti come il porto. Una società che inserisce, nelle trattative per le convenzioni, come merce di scambio, quei miglioramenti tecnologici che dovrebbero essere doverosi e far parte di quella politica di responsabilità sociale che ogni azienda seria dovrebbe attuare senza essere nemmeno sollecitata.

L’altra questione, una vera patata bollente, è la pretesa di costruire un rigassificatore nell’imboccatura del porto, a ridosso di un petrolchimico e di altri impianti ad alto rischio di incidente rilevante, a un tiro di schioppo dal centro abitato.
In questi giorni assistiamo ad una veemente accelerazione della campagna pro-rigassificatore. Il primo squillo di tromba di questa “alla carica” viene suonato dal d.g. della Brindisi Lng, Monteleone, che minacciando, tanto per cambiare, la messa in cassa integrazione di 22 su 35 dipendenti dichiara che «sarebbe grave e causa di grande rammarico se le azioni di poche persone provocassero la perdita di così numerosi benefici locali.
Brindisi Lng rimane determinata nella sua volontà di realizzare questo progetto», un rammarico che certo non impietosisce quelle “poche persone” che non la pensano come lui. E’ seguito l’ultimatum del suo superiore l’A.d. della British Gas, Ratti, che dalle colonne de “il Sole 24 Ore” minaccia di chiedere i danni intentando causa contro l’Italia, minacce non nuove perché sono sempre state strillate a ogni piè sospinto. Ma bisognerebbe chiedersi chi realmente ha subito dei danni. Ratti dice anche, meravigliandosi, che si tratterebbe «di fare quello che un paese normale si aspetterebbe». A questa intimidazione risponde prontamente il ministro Romani citando il desueto cliché della sindrome di Ninby.
Mi fermo qui, agli interventi di chi comanda la danza, per chiedermi come si possa fornire una versione così poco veritiera e asservita ai propri scopi e, come un ministro, non senta il dovere di approfondire i temi di cui parla e come sia possibile ignorare, in questa vicenda, il ruolo della Magistratura e i motivi che hanno dato vita al processo penale in corso.
In un paese normale queste cose non dovrebbero accadere ma è evidente che non è lo stesso “paese normale” che invoca Ratti.
In un’intervista su “La Repubblica” di pochi giorni fa Antonio Peretto, docente di ingegneria a Bologna e consulente Ue, favorevole ai rigassificatori, afferma che «sarebbe opportuno prevedere i rigassificatori in zone isolate» e che la presenza (distanza e logistica) con altri impianti è «fondamentale, nella valutazione sui rischi». Infatti, studi autorevoli prescrivono la costruzione dei terminali (che, come detto, sono degli impianti ad alto rischio d’incidente rilevante) lontano da città e da altre industrie soggette a tale classificazione, in quanto l’effetto domino che si verrebbe a creare a seguito d’incidente avrebbe effetti catastrofici per la popolazioni vicini a detti impianti.

Enormi interessi, quindi, che generano altrettanto enormi condizionamenti politici, occupazionali e sociali. E tali non possono essere considerate anche le sponsorizzazioni? Con un minimo di serenità e obbiettività possono essere percepiti i loro reali scopi.

Ritengo che lo sport sia una delle attività più importanti e formative nella vita di un giovane ma una cosa è essere sportivi altra è essere tifosi, anche se ambedue hanno diritto a esercitare la loro passione.
Personalmente sarei lieto di vedere le squadre di basket e di calcio cittadine imporsi e conquistare i più ambiti traguardi, però ciò non mi impedisce di guardare con occhio meno passionale alle vicende societarie.
Lasciamo perdere la sponsorizzazione dell’Enel alla squadra di basket, perché se ne è già parlato molto ma guardiamo al calcio che sta vivendo momenti difficili e travagliati. Momenti che a quanto pare saranno superati per l’ingresso nella proprietà della società sportiva di un’azienda australiana, al momento non ben identificata.
Dopo Zamparini, Barba e qualche altro nome eccellente è spuntata questa società dall’altro capo del mondo.
Come mai? Che interessi può avere una società australiana qui a Brindisi, perché di certo queste operazioni non si fanno solo per amore dello sport.
Cogliendo alcune voci parrebbe che questa società sarebbe più vicina di quanto si possa immaginare. Infatti sarebbe legata a doppio filo ad Eni... e ciò chiarisce molte cose tranne una. Quali sono i reali motivi che la conducono a Brindisi?
L’Eni, attraverso diverse controllate (Saipem, Polimeri Europa, Syndial, Enipower) ha molteplici interessi sul territorio (compresa la perforazione in mare a Nord Est della costa), una gravosa concertazione economica (bonifiche delle aree inquinate) e qualche grana giudiziaria (sequestri delle torce operati dalla Digos di Brindisi). Secondo le stesse voci, la società più accredita a rilevare il Brindisi 1912 Srl si occupa di ricerca ed estrazione di gas. Articoli di stampa danno Eni in affari con la British Gas.
Chiaro no? Se fosse vero…

Seguendo il ragionamento sulle sponsorizzazioni vorrei toccare infine un argomento estremamente delicato, il 31 maggio si tiene un convegno sull’esperienza dei clown in corsia, la cosiddetta clownterapia ed è prevista la presenza del suo inventore Patch Adams. Una cosa seri, soprattutto perché questa moderna assistenza medica riesce ad alleviare le sofferenze dei pazienti, molto spesso colpiti da gravi malattie, e donare loro un sorriso che come sostiene Adams può fare molto.
Questa iniziativa è promossa dalla Brindisi Lng e in questo convegno è previsto un intervento del suo manager Monteleone. Lo stesso Monteleone che in questi giorni ha detto e minacciato le cose che tutti sappiamo. Ora è lecito chiedersi quanto strumentale possa essere questo impegno caritatevole della società inglese? È lecito nutrire dei dubbi sul fatto che possa essere una “beneficenza pelosa” e non rientri tutto nella logica di una campagna propagandistica?
Capisco il ruolo istituzionale dell’Assessore regionale alla Sanità Tommaso Fiore ma sarebbe opportuno che tenesse presente anche questo punto di vista, spiacevole forse ma plausibile.

Giorgio Sciarra


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