Approfondimenti » 04/06/2011
A mare compressi tra Lido Poste e Sbitri. Di Francesco Magno
L’efficace intervento del Presidente della Provincia in merito al problema della instabilità della “falesia” della costa posta a Nord di Punta Penne e fino a Torre Guaceto ha, sicuramente accelerato la ricerca di soluzioni temporanee atte alla salvaguardia della stagione balneare per i privati gestori ma non ha risolto quasi per nulla, per l’anno in corso, la fruibilità della gran parte di costa libera da parte dei Cittadini.
I maggiori rappresentanti del comune, fatta salva la polemica in merito all’interessamento della Provincia, hanno espresso euforia per il risultato barese e nei loro interventi televisivi si è evinto anche un invito (imposizione) a non trattare più questo argomento, in quanto risolto!!!
Per formazione mentale rifuggo da ogni imposizione, ancor più quando questa è artata al punto da esaltare il poco che è stato ottenuto e nascondere, evitare che si parli, su tutto il resto che danneggia il popolo dei bagnanti, fruitori della spiaggia libera.
Allora si dica con estrema sincerità che l’obiettivo prioritario per il comune era quello di salvare la stagione ai 5-6 stabilimenti balneari che, comunque e profumatamente (non meno di 1000 €/cabina) si fanno pagare per essere utilizzati.
Si dica con estrema sincerità che nessun interesse vi è stato per il popolo delle spiagge libere che, in quanto “figli di un Dio minore”, non possono usufruire di alcun servizio (neppure la pulizia!!!) e come tali subiscono anche le assurde norme imposte dall’Autorità di Bacino e mai contestate dallo stesso comune.
E non mi si venga a dire che si sono rese fruibili le spiagge di Sbitri e lido Poste e poche altre centinaia di metri, in quanto queste NON RIENTRAVANO NELLE PRESCRIZIONI DELL’AUTORITA’ e quindi non erano in dissesto geomorfologico; anzi meglio, sullo sperone a Nord della spiaggia libera di Sbitri il comune dovrà apporre le limitazioni di accesso in quanto area classificata come PG3 e quindi a massima pericolosità.
Quindi il comune ha emesso una prima Ordinanza il 22/04/2011 (n. 12), nota come “Ordinanza della Conca”, con la quale è stata preclusa la fruibilità di gran parte del territorio costiero pur non essendo interessato da alcun dissesto geomorfologico; successivamente ed alla scadenza della richiamata Ordinanza, in data 31/5/2011 ne viene emessa una nuova con al quale, guarda caso, si libera l’accesso a quelle aree con “costa bassa” ed inferiore ad 1,5 m. che NON ERANO IN DISSESTO GEOMORFOLOGICO.
E allora quale concessione è stata fatta ai Cittadini, fruitori delle spiagge libere???
Nessuna!!!! E nessuno delle centinaia e migliaia di Cittadini che ne hanno sempre fatto uso, potrà andare a bagnarsi ed a prendere il sole lungo le spiagge libere intercluse alle strutture private e che rappresentano ancora circa il 70% del litorale fra Punta Penne ed Apani.
Bisogna dare atto che la normativa che ha imposto i vincoli risale al novembre del 2010 e che il Comune di Brindisi non ha mai “osservato” e reso pubblico alcunché in merito ad “assurde” valutazioni e prescrizioni imposte; altresì nel febbraio di questo anno la Provincia ha fatto un interessante convegno al quale ha partecipato l’Ass.Amati e l’Autorità e si sono informati i presenti in merito a quanto prodotto, chiedendo anche opinioni e proposte ed il comune di Brindisi era assente!!
In questa occasione mi sono permesso di contestare, anche vivacemente, la irrazionale identificazione delle aree a rischio e le assurde prescrizioni; in particolare ho contestato, per le aree in PG3 (pericolosità geomorfologica massima), la totale prescrizione all’uso del litorale pari a 2 volte l’altezza della falesia, riportando che per la nostra costa non è costituita da rocce massicce (calcari, calcareniti, ecc) ma solo da materiale “sciolto” (sabbie, limi, argille, ecc.) che, come tale, in caso di saturazione e di franamento, SCIVOLANO E NON ROTOLANO !!! E se la “falesia” è alta, per esempio 5 metri, per ben 10 metri il litorale deve essere vietato al transito ed alla relativa fruizione, quando, invece l’eventuale frana si alloggia solo al piede della falesia!!!
Il comune, attuale responsabile dei beni demaniali marittimi, avendo accettato passivamente, senza alcuna sostanziale reazione, i vincoli ambientali rivenienti da una superficiale analisi della “pericolosità geomorfologica”, non ha fatto altro che danneggiare irreversibilmente i Cittadini, veri fruitori del “bene comune” ed in questo caso rappresentato dalle spiagge !!
In merito poi all’effimero successo ottenuto circa gli interessi dei privati gestori di spiagge interessate da aree in dissesto, non vorrei che in pochi giorni si producessero interventi sulla costa, per garantire il dio denaro, che fossero insostenibili dal punto di vista ambientale.
Ad esempio, come apparso sulla stampa, DISSENTO FORTEMENTE dalla ipotesi di alcuni gestori di voler realizzare lungo un tratto di 400 m. sulla falesia di Apani verso Torre Guaceto, una “palificata” in legno di grosso diametro (25 cm.), per contenere i crolli della scarpata.
DISSENTO in merito all’utilizzo di circa 1.600 pali in legno di 25 cm. di diametro e su una falesia lunga 400 m. e per una profondità non inferiore a 7-8 m; circa 12.000 metri di legno di alberi di grande fusto utilizzati per una paratia, una PICCOLA FORESTA ELIMINATA PER GLI INTERESSI DI POCHI!!!!
Dissento in merito all’impatto visivo che avrebbe la “palificata” (magari anche colorata) su una delle più belle zone del litorale adriatico; questa opera sarebbe sicuramente invasiva e di forte impatto e, quindi, NON SOSTENIBILE !!!
Non mi ritengo un disfattista (sicuramente sono un garantista) ed ho già pubblicamente proposto al comune, per le aree di accesso libero, un intervento di mitigazione del rischio geomorfologico attraverso un’adeguata ed attrezzata “gradonatura” capace di mettere in sicurezza i bagnanti e di fruire delle aree piubbliche.
E’ evidente che vigileremo sul fatto che non vengano realizzati interventi che siano incompatibili con la nostra costa e che possano ulteriormente danneggiare la libera fruibilità, fatto salvo che si capisca, una volta per tutte, che la costa è un’area demaniale, gestita dal comune il quale deve acquisire sempre, attraverso gli strumenti normativi, il “consenso pubblico”.
Ho l’impressione che la nuova Ordinanza del Sindaco, così come la precedente, sia mirata esclusivamente alla salvaguardia delle proprie responsabilità, senza alcuna verifica dei diritti del “popolo fruitore della spiaggia libera” e senza alcun sostanziale impegno amministrativo a rendere reali tali diritti con interventi mirati e mi chiedo se sulla costa è previsto un progetto inserito nell’area Vasta???
prof. dott. francesco magno
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