Salute » 04/06/2011
Tecnimont: cartina di tornasole della politica industriale. Di Maurizio Portaluri
Se avessi qualche risparmio da investire come semplice cittadino o se, come amministratore, potessi utilizzare del denaro pubblico per una iniziativa economica “pubblico-privato”, non avrei dubbi, in questo momento investirei in una società per tenere qui a lavorare i “cervelli” della Tecnicomont e della Biomateriali.
Chi sa progettare e trovare soluzioni innovative nel settore chimico e biomedico è una risorsa troppo pregiata per farla sfuggire. E se le multinazionali proprietarie hanno solo l'esigenza di far quadrare i loro bilanci, noi abbiamo quella di mantenere un capitale di conoscenza difficile da reperire.
Dopo la delocalizzazione di tante produzioni ora questa nostra periferia dell'Impero patisce anche l'accentramento delle fasi più ricche di innovazione, ricerca e creatività.
Non vedo priorità tra le grandi quantità di manodopera che può occupare un'opera pubblica o un grande insediamento industriale e la crisi di un'azienda di progettazione o di produzione di materiali biocompatibili.
Non possiamo scegliere, abbiamo bisogno di entrambe.
Certo, nessuna produzione è duratura, tutto cambia velocemente, le tecnologie evolvono rapidamente. Per questo un investimento che conta di produrre merci e dare lavoro per vent'anni è già qualcosa di molto pregiato. Ma un'attività di progettazione è sicuramente un investimento duraturo, è la marcia in più che ci può fare essere protagonisti e non solo ospiti. Anzi, con una sede universitaria di ingegneria industr
iale ed un parco tecnologico come la Cittadella della Ricerca i nostri amministratori dovrebbero mettere a disposizione sedi e risorse per attrarne di più e di diversa specie.
A volte guardiamo alla nostra realtà come a compartimenti stagni.
Mi sono spesso chiesto se il grande inquinamento del nostro sito industriale non avrebbe potuto stimolare una industria della bonifica e del trattamento dei terreni contaminati. E invece persino la bonifica dei fondali del porto viene realizzata da un'azienda non locale.
Mi chiedo cosa sia la Città d'Acqua se non anche la capacità industriale di mantenerla pulita.
Si guarda alla sanità come ad una spesa improduttiva, semplice erogazione di prestazioni. Ma quanto conosce il nostro sistema produttivo delle necessità in termini di forniture, le più diverse, del nostro servizio sanitario? La gran parte della spesa per forniture biomediche è indirizzata fuori regione.
La stessa sanità avrebbe bisogno di essere analizzata da uno sguardo “ingegneristico”. Se ne eliminerebbero sprechi e se ne migliorerebbero l'efficienza e l'efficacia.
La vicenda Tecnimont dovrebbe aiutare a modificare la visione industriale e politica dei nostri amministratori.
Speriamo!
Maurizio Portaluri
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