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Approfondimenti: Ma non solo Braico. Di Marco Martinese



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Approfondimenti » 26/09/2011

Ma non solo Braico. Di Marco Martinese

Ma non solo Braico… Da più parti, in questo particolarissimo anno, ho letto, visto (in TV) e sentito delle varie commemorazioni per ricordare i 150 dell’unità d’Italia, i suoi protagonisti, politici e d’azione, i suoi martiri, le sue battaglie, i luoghi, gli eroi...
Abbiamo, riferendoci alla nostra comunità, ricordato più volte la figura principe del nostro risorgimento, ovverossia Cesare Braico, eroe simbolo delle camicie rosse Garibaldine.
Io stesso, scrissi un articolo con netto anticipo, sulla figura di questo nostro patriota, medico dei “mille” intrepidi che al seguito “dell’eroe dei 2 mondi” realizzarono quell’epica impresa
. Come spesso mi capita, cerco di percepire, captare, respirare gli umori della gente e comunque di comprender la concezione che,diciamo, và per la maggiore.
Parlando e gironzolando per strada, parlocchiando con amici davanti ad un caffè, compiendo le varie “nchianate e scindute” per i Corsi, mi è sembrato che la percezione della gente sia stata quella di aver avuto un eroe unico nel suo patriottismo…come sempre accade in questi casi, però, l’opinione pubblica si forgia e si plasma con l’informazione che gli viene data.
Come io stesso scrissi allora per Braico, ritengo giusto, quindi, far sapere (per chi non ne fosse a conoscenza) che non è stato certo l’unico brindisino patriota a lottare ed a patire per un ideale (forse, quest’ultimo, per qualcuno, anche in parte tradito guardando al presente).
Ma tralasciando il revisionismo storico, vorrei, a questo punto render onore e ricordare un’altra figura del nostro Risorgimento…magari meno commemorata del Braico, ma di certo non meno esente da sofferenze. Ovverossia, quella di Giovanni Crudo, che in seguito diverrà per tutti, GIOVANNI CRUDOMONTE…la famiglia d’origine, infatti, era Crudo e solo con decreto del 5 Ottobre1834 rilasciato dal procuratore del Re presso il Tribunale civile di Lecce, fu modificata con l’aggiunta di “Monte” su precisa richiesta dello stesso Giovanni.
Avvalendomi del velente aiuto degli scritti del prof. A. Del Sordo, raccontiamone la figura.
Nacque a Brindisi il 22 gennaio 1792, in un palazzo sito alla confluenza della via che da lui prende il nome e via Congregazione. Già dalle “carte di polizia”, dell’archivio provinciale di Lecce si rileva che il nostro intrepido concittadino, nel 1817 apparteneva alla setta dei “DECISI”, ed era a capo dei “FILADELFI”, maestro, inoltre, della vendita dei cosiddetti “Liberi Piacentini”.
Mi sembra però doveroso, fare un brevissimo excursus storico, una fotografia del momento.
Il Borbone aveva già dato mandato di sradicare la carboneria al Principe di Canosa, suo ministro di Polizia, ed egli nella feroce realizzazione di tale proposito, fece ricorso al peggiore dei sistemi, ossia protesse ed armò la setta dei Calderari contro i Carbonari.
I Calderari provenivano dalle galere che ad essi furono aperte durante la rivoluzione del 1799, ed ebbero il preciso ordine di perseguitare i Carbonari, anzi, più merito acquisivano quanti più Carbonari uccidevano. Proprio in risposta a questo stato di cose era nata la setta dei “DECISI”.
Audace e senza scrupoli, Giovanni Crudo-Monte, iniziato giovanissimo al credo carbonaro, lottò tenacemente per la libertà senza mai preoccuparsi di processi e condanne quando convinto che una sua azione potesse giovare alla causa del Risorgimento nazionale.
Il moto costituzionale del 1817, che ebbe il suo focolare nel salento e che fu la premessa a quello rivoluzionario del ’20, ebbe nel nostro Crudo-Monte uno dei più arditi promotori di formazioni rivoluzionarie, ma senza tralasciare di continuare la propaganda carbonara in ogni occasione tendendo sempre a studiare ogni qualsivoglia modalità per provocare un’insurrezione per rovesciare il governo borbonico.
A tal fine introdusse armi nel “Forte” preparando l’evasione di detenuti che aveva convertito alle sue idee. Questo avveniva nel 1821, quando in Piemonte scoppiava il moto insurrezionale.
Il Sottintendente Cito lo fece arrestare, ordinandone la deportazione a Napoli, da dove fu poi trasferito a Lecce dove restò rinchiuso per due anni. Così, tra persecuzioni, prigionie, processi e vigilanza speciale, si svolse la vita di Giovanni Crudo-Monte, che mai di fronte all’oppressore cambiò atteggiamento o si arrese, neppure di fronte al più grande dei dolori…infatti, dopo la rivoluzione del 1848, egli perse uno dei suoi figli che era stato imprigionato, cinque mesi prima, nel “Bagno penale” di Brindisi.
Nuovamente processato ed imprigionato nel 1850, nel 1856 fu nuovamente accusato di cospirare al fine di dar un nuovo ordine al regno, quindi, condannato a vent’anni di ferri e trasferito al carcere di Procida.
Quando poi nel 1860 il Regno delle due Sicilie proclamava la sua indipendenza e sotto l’ondata di entusiasmo popolare le galere si aprivano per restituire ai prigionieri politici la libertà per la quale avevano tanto combattuto e patito, Crudo-Monte ebbe, con la libertà, anche il delicato compito di Sovrintendente alla Guardia nazionale.
In quella veste, avrebbe certamente potuto far pagare ai suoi persecutori, ciò che essi avevan fatto provare a lui, invece (ed ecco ciò che rende, a mio parere, certe figure straordinariamente speciali, quasi superiori…), si preoccupò soltanto di mantenere l’ordine e la legalità evitando inutili vendette e rappresaglie.
Si spense nel 1872 fra l’unanime cordoglio dei suoi concittadini che in lui riconobbero uno di quegli “spiriti eletti” che con la forza della ferrea volontà, avevano avviato a soluzione il problema di un’ Italia unità, libera dalla tirannia e indipendente.
Considero da sempre la “memoria” di basilare importanza.
In una società moderna che dimentica con estrema facilità, mi è parso giusto (e mi auguro che questo mio pensiero sia condiviso) ricordare colui che, come testimoniano le varie carte, possiamo certo definire, di gran lunga, il più perseguitato dei nostri patrioti.
Questo, soltanto un piccolo gesto per restituirgli qualcosa…un riconoscimento almeno morale per ciò che ha fatto e per ciò che ha subito in vita.
Mi sembra che Giovanni Crudomonte d’ingiustizie ne abbia già subite tante in vita.
Non ricordarlo in quest’anno così particolare, mi sarebbe parso come fargli l’ennesimo torto…si, anche dopo la morte ed a distanza di tanti anni.

Dott. Marco Martinese


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