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Arte: Le radici della speranza: istallazione di Salvatore Sava



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Arte » 08/10/2011

Le radici della speranza: istallazione di Salvatore Sava

Organizzazione CRACC srl Università del Salento
LE RADICI DELLA SPERANZA
Istallazione di Salvatore Sava
A cura di Lucio Galante e Massimo Guastella
Dall'8/10 al 30/10/2011
Auditorium Scuole Pie di Brindisi, via Tarantini - Brindisi
Visite: dal martedì alla domenica: Dalle 17,00 alle 20,00; Dalle ore 10,00 alle 12.30 (solo su prenotazione 3889562933)

In occasione della VII giornata del contemporaneo, sabato 8 Ottobre, presso l’Auditorium Scuole Pie di Brindisi in via Tarantini, l’installazione Le radici della speranza, di Salvatore Sava, realizzata in pietre di Cursi e Patate dolci raccolte nell'agro salentino, inaugura le attività del MAP, il Museo Mediterraneo dell'Arte Presente: uno spazio espositivo che ambisce a dislocarsi in varie sedi, progettato da CRACC [Conservazione e Ricerca Arti e Culture Contemporanee] società Spin-off dell'Università del Salento.
La mostra che resterà aperta per tutto il mese di Ottobre, è accompagnata da un pieghevole con testi di Massimo Guastella e Lucio Galante, curatori della mostra, e della direttrice della Biblioteca De Leo di Brindisi Katiusca di Rocco.

ALLE RADICI DELL'ARTE di SALVATORE SAVA

TESTO DI MASSIMO GUASTELLA

Un simpatico episodio risalente a vent’anni fa assume oggi valore aneddotico circa le premesse fondanti l'arte di Salvatore Sava.
Protagonista ne è Luciano Caramel, il quale, con l'acutezza che gli è propria - aveva prontamente colto le qualità artistiche del giovane Sava sino a divenirne suo mentore e divulgarne l'opera sul territorio nazionale e oltre. Caramel - uno degli storici dell'arte contemporanea più apprezzati della nostra epoca - raccontava di essere rimasto assai sorpreso quando si vide recapitare presso l'ufficio postale della sua Blevio un greve sacco di patate dolci, che comportò anche l'incombenza del faticoso trasporto a casa.
Si trattava del garbato e riconoscente omaggio dell'artista salentino, che con genuino atto esprimeva la sua gratitudine al critico, al docente universitario e all'uomo che aveva da subito creduto nelle sue potenzialità. Ma questa consuetudine di far dono ad amici dei frutti colti nelle sue terre è una cortese prerogativa di Sava.
Ne troviamo oggi conferma in questa installazione Le radici della speranza, in cui osserviamo pietre di Cursi e Patate dolci raccolte nell'agro salentino, che inaugura le attività del MAP, il Museo Mediterraneo dell'Arte Presente: uno spazio espositivo che definirei itinerante anche perché ambisce a dislocarsi in varie sedi, progettato da CRACC [Conservazione e Ricerca Arti e Culture Contemporanee] una "s.r.l." germogliata dall'Università del Salento.
Sin dagli esordi artistici Salvatore Sava ha palesato il carattere pregnante la sua poetica: lo stretto dialogo tra i valori dell'ambiente, i suoi benefici essenziali per l'uomo e le manipolazioni artistiche in cui focalizza aspetti della natura, che gli è familiare per appartenenza al mondo contadino, che mai ha abbandonato o rinnegato pur dedicandosi all'arte e al suo in-segnamento.
Per questo suo radicamento il modus operandi di Sava all'interno del sistema dell'arte è riuscito a mantenere, nel corso degli anni, autentica e integra la sua cifra stilistica, percorrendo fino in fondo, nell’utilizzo dei materiali scelti, nei media e nei temi affrontati, l'opzione che la natura nella sua varietà infinita fosse alla base di ogni sua opera. Mi viene a mente di citare alla rinfusa alcuni suoi soggetti, come i Gabbiani, la Magica Luna, Storie di Pietra, Eliomorfosi.
La sua esperienza estetica e non di meno affettiva si sostanzia, dunque, nel rapporto stretto con la civiltà contadina e il suo operare, esemplificando la peculiare vicenda quotidiana attraverso elaborazioni in cui emergono fortemente la terra, i suoi frutti millenari, il lavoro faticoso e costante, paragonabile a quello dello scultore.
In tal senso non mancano i precedenti, per lo più nell'alveo del concettuale, la land art o la earth art dove tuttavia i gesti e le azioni erano tese a modificare la natura. All'opposto, in ogni creazione Salvatore Sava rivendica il proprio legame e al contempo fa suoi gli statuti propri dell'arte con opere a cui conferisce equilibrio, struttura formale, ritmo e, nelle larghe stesure di colore e nei solchi incisi, quella luce che è tutta mediterranea.
Le radici della speranza, installazione ideata in concomitanza della Giornata del Contemporaneo 2011, è il preludio di una articolata ricerca imperniata sul tubero, sulla Patata dolce, in particolare, chiamata anche Patata americana e che nel Salento è conosciuta come Patata zuccherina per il sapore dolce dovuto alla compresenza di saccarosio e fruttosio.
Ciò che ha suscitato l'interesse di Sava è l'importanza che assume nella storia la patata quale alimento principale delle popolazioni del pianeta e il suo valore nutrizionale che la porta ad essere coltivata (ora è la quarta coltura al mondo) a scopo alimentare nei paesi in via di sviluppo poiché indispensabile per arginare la fame e la povertà.
Nei rapporti della FAO e delle Nazioni Unite le si attribuisce un ruolo decisivo nell'agricoltura mondiale, nonché nell'economia e persino nella sicurezza alimentare globale; l'incremento della sua produzione è obiettivo imprescindibile nel campo agroalimentare del Millennio.
Da qui lo spunto di Salvatore Sava per raggiungere un'espressione artistica che, rivolgendosi ancora una volta alla natura, propone di spronare attenzioni e interessi su un tema troppo spesso trascurato ma invero vitale. E con le sue idee prova a riaccendere la speranza di credere e rispettare la natura, in una sorta di congiungimento tra l'alimento e il sacro. Salvatore Sava, a mio avviso, raccoglie con modalità e mezzi linguistici contemporanei l'eredità, come per antica tradizione, del paesaggio meridionale, che nelle sue ricerche torna dunque ad essere protagonista assoluto.

TESTO DI LUCIO GALANTE
Chi vedrà l'installazione di Salvatore Sava, probabilmente potrà non sorprendersi; l'arte contemporanea da Duchamp all"arte povera" ci ha abituati a non più sorprenderci; i linguaggi dell'arte hanno superato ogni confine; eppure le opere, quando sono autentiche, continuano a parlarci, a coinvolgerci.
Sava non è artista evasivo, lui il rapporto con la natura, con la terra lo vive sul serio, da sempre, ne ha apprezzato le virtù, ne ha sperimentato la generosità, anche nei frutti più umili, di quelli come la patata, che, si sa, ha salvato tante vite. Ma Sava, che come un contadino (ma lui lo è anche davvero) ha - diceva la saggezza popolare - le scarpe grosse e il cervello fino, si è interrogato, non da ora, su come l'uomo sta oggi trattando la natura, e in particolare la madre terra, ha capito che se non rispettiamo quanto di sacro v'è nei doni della terra, rischiamo di perdere la speranza per il futuro.
Naturalmente quello che lui ci dice, ce lo dice da artista, da artista che conosce il potere dell'arte, che può invitare alla riflessione e risvegliare le coscienze, e conosce i nuovi linguaggi e sa brillantemente e intelligentemente ( e dovrei aggiungere, creativamente) farne uso nella giusta misura, anzi rispettando la regola di ottenere il massimo di espressività e significatività col minimo mezzo, proprio come ha fatto in queste sue Radici della Speranza.

TESTO DI KATIUSCA DI ROCCO
La Terra è l'elemento più completo nei suoi tre regni minerale, vegetale ed animale, considerata da molte tradizioni il più sacro e divino tra gli elementi.
Fertile e creativa, nutriente e rigogliosa, racchiude in sé sia le caratteristiche più poetiche di grembo accogliente e materno che nutre la vita, sia quelle più "pratiche" della costanza, la pazienza, la forza.
La Terra è al tempo stesso materna e nutriente, ed anche pratica, concreta, solida e potente. Le valli, le montagne, le caverne, gli alberi, le foglie, i frutti sono elementi che consentono l'ingresso nelle viscere della terra, un passaggio che obbligato verso una rigenerazione che conduce alla conoscenza.


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