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Approfondimenti: Sugli auguri dell'Arcivescovo di Brindisi. Di Maurizio Portaluri



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Approfondimenti » 27/12/2011

Sugli auguri dell'Arcivescovo di Brindisi. Di Maurizio Portaluri

Ho letto e riletto l'augurio natalizio dell'Arcivescovo di Brindisi, Rocco Talucci, e per quanto gradito (come si fa a non gradire gli auguri anche se pubblici!), non mi ha convito, non mi ha emozionato.

Cominciamo con l'identificazione tra la Fragilità in cui Dio sarebbe venuto ad abitare e la "crisi". Sorvolo sulle diverse "crisi" ma mi domando: siamo tutti fragili allo stesso modo? Non sarà che Dio abbia delle preferenze? E' vero, fa piovere e fa sorgere il sole su tutti, ma non sarà che nella mangiatoia non nascevano (e non nascono) proprio tutti?
Il prologo di San Giovanni, letto ripetutamente in questo tempo di Natale, lo dice chiaramente. Gesù è Dio! E nella mangiatoia ci va per il rifiuto di accoglierlo, così come in Egitto ci andrà per la persecuzione e sulla croce per le critiche all'autorità religiosa e politica del tempo.
Manca nell'augurio di Talucci un elenco di fragili visibili qui a Brindisi. Proverò a farne uno incompleto. Gli immigrati e i residenti senza casa per il silenzio delle istituzioni, i lavoratori esposti al rischio di ammalarsi e di morire a causa dei veleni e della insicurezza, i lavoratori che perdono il lavoro, quelli che non lo cercano più, i giovani che emigrano, i cittadini che si ammalano ed i neonati malformati per i veleni industriali, i carcerati e gli immigrati "identificati" detenuti in maniera disumana, i malati che si devono curare lontano da casa, e tutto questo spesso a causa di quelli che fanno profitto sulla pelle della gente o non pagano le tasse.

"Gesù, nascendo nell’umile grotta di Betlemme, fa germogliare la Speranza.
A Natale nasce il Redentore, viene al mondo un bambino povero, ma ricco di Dio che dona prospettive sempre nuove." Mi sforzo di capire cosa vogliano dire queste parole. Così come anche queste altre: "La generosità di chi sta meglio, insieme all’attenzione da parte delle istituzioni, diventi condivisione, perché ogni cuore, soprattutto a Natale, sia felice."
Mi sembrano parole generiche, buone per ogni circostanza e per ogni luogo, a Natale come a Pasqua, a Brindisi come a Lagos.
Le mie parole non contano niente ma quelle di un Arcivescovo sono pesanti. Anche quando non commuovono, nel senso di "muovere insieme".

Per me Gesù Dio non sta nella "crisi", come dice l'Arcivescovo, ma in ciascuna delle persone di quell'elenco incompleto appena accennato. Lasciarlo nella mangiatoia è una crudeltà. Chi accetta di porre fine a quella ingiustizia è l'uomo redento ed ha capito il senso della sua Parola. Ognuno lo cerchi nella mangiatoia a lui più vicina.
Molte donne e uomini a Brindisi strappano o tentano di strappare dalla mangiatoia questi rifiutati (rifiuti). Anche loro sono per me un segno divino, anche se non vanno a messa o sono "lontani" dalla Chiesa.

Mi sono chiesto se sarebbe stato bene esternare queste considerazioni. Ho pensato alla celebre lavata dei panni sporchi in casa, ho pensato anche alla tanto invocata obbedienza. Mi sono convinto che la casa del credente (credibile) è la società e l'obbedienza è all'uomo.
Dedico queste paole a chi, come dice una giornalista cattolica nel suo blog (alatere), "è ancora entusiasta del Vangelo ma si sente cadere le braccia di fronte all’involuzione della Chiesa italiana".

All'Arcivescovo di Brindisi i più sentiti auguri.

Maurizio Portaluri


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