Salute » 28/01/2012
Sentieri di verità: la nocività sconfina dalla fabbrica. Di Maurizio Portaluri
Alla fine dello scorso anno è stato pubblicato un lavoro scientifico dal titolo suggestivo: "Analisi spaziale del rischio di diversi tumori in relazione all'impianto petrolchimico".
Gli autori sono tre ricercatori, due del dipartimento di scienze statistiche dell'Università di Bari (Crescenza Calculli e Alessio Pollice), ed uno (Maria Serinelli) dell'Arpa Puglia.
Gli studiosi hanno analizzato 403 casi di cancro del polmone, della pleura, della vescica e del sistema emolinfopoietico diagnosticati tra il 1999 ed il 2001 (l'unico periodo in cui Brindisi ha avuto un Registro Tumori) e li hanno confrontati con 1694 soggetti, estratti dall'anagrafe sanitaria, residenti negli stessi comuni dell'area considerata, nello stesso periodo e con le stesse caratteristiche di diagnosi, età e sesso. I risultati mostrano che nel primo chilometro di distanza dal petrolchimico si è verificato un rischio doppio di tumori al polmone ed alla vescica.
Lo studio è nuovo perchè usa i casi diagnosticati e non i casi deceduti, come aveva fatto in una pubblicazione del 2004, l'Istituto Superiore di Sanità con la ASL di Brindisi. Allora fu trovato un rischio quadruplicato di morire di cancro al polmone e triplicato di morire di cancro alla vescica per chi aveva una lunga residenza entro 2 km dal petrolchimico.
Onore al merito dei nostri ricercatori, quindi, che mettono le loro competenze al servizio della salute pubblica. Perchè non sempre la ricerca è davvero a servizio dell'uomo e soprattutto dell'uomo più debole ed indifeso. Neppure quando la ricerca viene sponsorizzata da celebrazioni spettacolari, canti musiche ed inviti tecnologici alle donazioni. Ogni volta è un problema capire da che parte stia il ricercatore.
Ma cosa è cambiato in questi anni a Brindisi dopo che il detrimento per la salute derivante dalla distanza della residenza dal petrolchimico è stato dimostrato nel 2004 e ribadito da questo studio?
Le istituzioni a cui si è rivolta la richiesta di verità sui danni alla salute rispetto ad alcune fonti di rischio sono silenti, fanno spallucce.Si sentono giuramenti ambientalisti dagli uomini pubblici della più diversa estrazione ed anche da uomini di chiesa.
Ai rappresentanti delle istituzioni si chiede solo di far rispettare le leggi ambientali. Quel che si chiede in più e che fa la differenza tra i complici di questa violenza ed i suoi veri nemici è la volontà di accertare i danni e fermare questi abusi sugli uomini e sulle donne di Brindisi.
Il recente studio SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento) sui siti di interesse nazionale per le bonifiche propone di svolgere a Brindisi tre tipi di studi:
a) studi subcomunali, tra la popolazione che vive nelle vicinanze di fonti di rischio (petrolchimico e centrali);
b) studi occupazionali per indagare la salute dei lavoratori;
c) il biomonitoraggio per la ricerca degli inquinanti negli organismi delle popolazioni più esposte.
Eppure i responsabili dello studio SENTIERI non sono gli "ambientalisti" ma ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità, cioè l'organo tecnico della massima autorità sanitaria nazionale.
Perchè, allora, girarsi dall'altra parte?
Aggiungerei la necessità di studi sui bambini e sulle donne incinte alla luce dei dati del CNR sulle malformazioni neonatali. E a Ceglie perchè non si fa uno studio analitico sui casi di tumore polmonare delle donne? Ed intorno alle numerose discariche a Brindisi e provincia?
Circa gli studi sui lavoratori, da due anni, ancor prima di SENTIERI quindi, si chiede alle tre massime istituzioni locali di rifare l'analisi della coorte del petrolchimico. Perchè tanto silenzio anche da parte di coloro che dicono di fare gli interessi dei lavoratori?
Maurizio Portaluri
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