Approfondimenti » 10/03/2012
Essere donne nel 2012. Di Iacopina Mariolo
Quando ero bambina immaginavo la vita delle donne negli anni 2000 come il conseguimento di una meta di civiltà ,rispetto e tutela, anche grazie agli strumenti culturali ed all’evoluzione della tecnologia, che avrebbe dovuto semplificare tutte quelle azioni tanto noiose quanto necessarie collegate alla cura degli ambienti domestici ed al caregiving (assistenza) dei propri familiari.
Mi vedevo intenta a guidare chissà quale strumento robotico e al mio fianco immaginavo un compagno devoto, presente nella vita familiare e capace quanto me di entrare in quei territori della psiche quali i sentimenti, le emozioni, gli affetti, un tempo abitati in maniera quasi esclusiva dalle donne.
Ecco, immaginavo che l’amore non avrebbe mai cessato di esistere.
E che la quotidianità sarebbe diventata gestibile con grande semplicità impegnando sempre meno la vita delle donne.
E che gli uomini avrebbero mostrato una evoluzione del carattere e dei comportamenti avvicinandosi al modo di sentire delle donne
Le prime due aspettative sono andate deluse , parecchio, e la terza?
In questo periodo si susseguono i delitti ( femminicidi) contro le donne, ed oramai è subentrata una certa stanchezza interpretativa di tali fenomeni, dal momento che ogni volta si indicano i sentieri della giusta prevenzione ipotizzando cause e motivazioni su cui intervenire onde evitare che tali eventi accadano, ma di fatto niente muta perché niente vien fatto.
Gli esperti a vario titolo mostrano sdegno ed esprimono considerazioni morali su tali e tante efferatezze:Inoltre sono soliti indicare:
• Le cause individuali e sociali del fenomeno
• L’intervento a breve termine
• La prevenzione possibile
Questa è la scaletta ad uso da qualche anno dei vari opinionisti, ma anche dei vari opinion leader ed educatori siano insegnanti, sacerdoti , salumieri, politici od operatori sociali o sanitari…
E gli atti contro le donne aumentano , le violenze si perpetrano e nessuno muove un dito.
Anche le donne che da decenni si occupano delle donne sono chiuse nelle loro rocche a proporre interventi come soluzioni estreme a situazioni di estremo disagio. Centri antiviolenza, case-rifugio,
dove le donne possono si essere protette ( è chiaro che è giusto che ciò accada) ma l’uomo rimane ancora una volta escluso dal mondo femminile e , sembra paradossale, a nessuno verrà in mente che donna e uomo devono essere messi nelle condizioni di percorrere una strada in cui sviluppare un sentire comune, in cui mettere in discussione una parte di sé IN FUNZIONE DEL SENTIRE DELL’ALTRO/A. e che questa sia l’UNICA ed esclusiva via da seguire per una seria ed efficace prevenzione.
Il tempo passa inesorabilmente e tranne sporadiche iniziative ( che non trovano finanziamenti né sostegno da parte delle istituzioni oggi quanto mai impegnate da un lato a risanare l’economia, dal’altro a tutelare le caste politiche) assistiamo al progressivo degrado di quest’area così fondamentale per il benessere e la civiltà di una società quale quella che attiene al rapporto donna/uomo.
L’augurio è che ci si possa vegliare dal torpore che ci avvolge e finalmente entrare nella giusta dinamica evolutiva perché altrimenti, le prospettive sono funeste.
Forse dovevamo giungere così a fondo nel degrado per sentirne finalmente gli effetti? Possibile, dovrebbe essere la legge della vita: Morte/nascita, ad ogni fine segue un inizio.
Forse siamo ad un” The day after Tomorrow” (L’alba del giorno dopo, il famoso film); cambiamolo noi allora il nostro piccolo mondo, la nostra nicchia ecosociale , quello spazio di vita ove possiamo intervenire sui rapporti umani in maniera diretta, senza la mediazione delle istituzioni e senza aspettare.
Nel qui ed ora, con i nostri poveri ma efficaci mezzi…
Iacopina Mariolo
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