Approfondimenti » 01/04/2012
Antica manomissione delle lapidi di S. Leucio e S. Pelino nella Cattedrale
Affinché rimanesse viva la memoria di San Leucio e San Pelino, protettori della Città, il vescovo Giuseppe De Rossi fece erigere nella cattedrale di Brindisi due altari, che ancora oggi sono integri.
Nell’abside laterale che chiude la navata a sinistra è rappresentato San Leucio, mentre in quella a destra è rappresentato San Pelino.
Vi è confusione sul nome del vescovo che ha eretto l’altare, ritenuto Giuseppe De Rubeis, per sovrapposizione di lettere in vernice rispetto l’incisione originale sull’intestazione dell’altare, compresa la data dell’erezione avvenuta nel 1771, e non nel 1720 per San Leucio e nel 1709, per San Pelino come si legge sulle lapidi.
DIVO LEUCIO
BRUNDUSINOR-APOSTOLO-PONTIFICI-PATRONO
CULTUM-DV-NEGLECTUM-IN-MONUMENTUM-OBSEO
IOSEP-DE RUBEIS-ARCHIEPSC
RESTITIUT-ANN-V-E-MDCCXX
DIVO PELINO
PONTIFICI-MACNO-MARTIRII-CORONATO-PIO
IOSEPH-DERUBEIS-ARCHIEP.
OB-AETERNAMME-ALTARE-DICAVIT
AD MDCCIX
Chi è questo Arcivescovo IOSEPH DERUBEIS che nel 1720 dedicava l’altare al DIVO LEUCIO e nel 1709 dedicava l’altare al DIVO PELINO come si rileva dalla scrittura in vernice sovrapposta alla incisione preesistente ?
Dall’Articolo Storico dei Vescovi di questa Chiesa di Brindisi Compilato da Vito Guerriero, Primicerio della Cattedrale della stessa Chiesa per ordine dell’Arcivescovo D. Diego Planeta, Napoli dalla stamperia della Società Filomatica, 1846, apprendiamo che, presentato dal reggente del regno di Napoli, Giuseppe De Rossi, viene designato Arcivescovo di Brindisi il 29 febbraio 1764, consacrato a Roma il 9 aprile 1964, venne nella sua residenza a Brindisi il 14 febbraio 1765, con solenne pubblico ingresso il 28 aprile 1765. Moriva il 16 febbraio 1778.
A pag. 140 l’Articolo Storico riporta: Eresse dentro la sua Cattedrale a’ fianchi dell’altare maggiore; i due altari a’ santi Vescovi e protettori anche della Città, Leucio e Pelino, il culto de’ quali era stato quasi dimenticato: e benché l’Arcivescovo De Ciocchis avesse avuto in mente di restituirlo, pure prevenuto dalla morte non ebbe tempo di ciò da eseguire. I due quadri che si osservono in detti altari sono opera di un sacerdote Leccese, per nome Oronzio Tiso, ch’era stato discepolo del rinomato De Mura.
Da quanto innanzi scaturisce che l’altare di San Leucio e quello di San Pelino sono stati eretti nel periodo tra il 1765 e il 1778.
Ciò coincide con il Sito Archidiocesi di Brindisi e Ostuni nel riportare: Nella basilica Cattedrale di Brindisi gli fu dedicato al Divo Leucio nel 1771 l'altare che chiude la navata sinistra, ove è rappresentato in una tela dipinta da Oronzo Tiso (1726-1800) e dedicato al Divo Pelino, sempre nel 1771, l’altare che chiude la navata destra (entrata sacrestia), ove è rappresentato in una tela anche questa dipinta da Oronzo Tiso.
Apprendiamo inoltre che: l’Arcivescovo De Ciocchis avesse avuto in mente di restituirlo, pure prevenuto dalla morte non ebbe tempo di ciò da eseguire (cioè non fece in tempo ad erigere gli altari causa la morte).
Per delegazione di Carlo re di Napoli Angelo De Ciocchis veniva consacrato Arcivescovo di Brindisi dal Pontefice Benedetto XIV il 1° febbraio 1751, prese possesso il 18 aprile1751, venne a Brindisi il 6 gennaio 1752, con ingresso solenne il 30 aprile 1752. Paralizzato nel 1758 rinunzia alla sede di Brindisi e gli viene accordato il titolo di arcivescovo di Rodi. Il 28 aprile 1762 muore a Napoli all’età di 53 anni; motivo per cui non ebbe la possibilità nel 1771 di eseguirli essendo in sede nel periodo tra il 1752 e la sua rinunzia alla sede nel 1758.
Alla rinunzia di Angelo Ciocchis, per delegazione del re Ferdinando I, Domenico Rovegno, veniva consacrato Arcivescovo di Brindisi dal Cardinale Jorch il 28 maggio 1759, venne nella sua residenza a Brindisi il 20 dicembre 1759, con solenne pubblico ingresso nel mese di luglio 1760. Dopo lunga e ostinata infermità cessa di vivere il 25 ottobre 1763. Anche questo Arcivescovo non ha avuto la possibilità della realizzazione degli altari nel 1771, essendo in sede dal 1959 al 1763.
Siamo così giunti a Giuseppe De Rossi, che come detto innanzi, viene designato Arcivescovo di Brindisi il 29 febbraio 1764, e moriva il 16 febbraio 1778, restando l’unico arcivescovo che ha avuto la possibilità di realizzare nel 1771 i due altari essendo in sede dal 1764 al 1778.
Con quanto innanzi abbiamo preso in esame un periodo di Sede Arcivescovile di Brindisi che va dal 1675 al 1778 ed in questo abbiamo riscontrato la realizzazione degli altari dedicati al DIVO LEUCIO e al DIVO PELLINO nel 1771 da DE ROSSI e non già nel 1709 e 1720 da DE RUBEIS
Per una maggiore certezza della manomissione, della lapide necessita rintracciare l’esistenza di un arcivescovo Giuseppe De Rubeis che, in data 1720 dedica l’altare al al DIVO LEUCIO e nel 1709 dedica l’altare al DIVO PELINO a posto dell’arcivescovo Giuseppe De Rossi.
Chi era l’arcivescovo che nel 1709 reggeva la sede di Brindisi, nessuno perché SEDE VACANTE tra Fra Barnaba De Castro, arcivescovo dal 1700 al 1703 e Paolo De Villana Perlas, arcivescovo dal 1715 al 1723 a sua volta antecedente al 1771 data di realizzazione degli altari.
L’incredibile emerge quando tra i vescovi che hanno retto la chiesa di Brindisi da San Leucio a Mons. Talucci, non esiste un arcivescovo Giuseppe De Rubeis, ma lo rintracciamo nella sede vescovile di Molfetta con il nome di Luciano De Rubeis, vescovo dal 20 ottobre 1581 al 23 gennaio 1589, quando venne nominato vescovo di Mazara del Vallo.
In conclusione la presunta manomissione dovrebbe risalire tra la morte dell’Arcivescovo Giuseppe ROSSI nel 1778 ed il suo successore Battista Rivellini 1778 – 1785 cioè nel 1778, a 234 anni dal 2012, senza una dovuta correzione.
Aldo Indini
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