Teatro » 12/04/2012
Sconcerto @ Nuovo Teatro Verdi - Brindisi
• 12/04/2012, Nuovo Teatro Verdi - Brindisi - Serali: porta ore 20,30 – sipario ore 21,00
SCONCERTO
musiche di: Giorgio Battistelli
con: Toni e Peppe Servillo
Orchestra Tito Schipa di Lecce
direttore: Marco Lena
Nel ruolo di un direttore d’orchestra, Toni Servillo esegue il suo e il nostro sconcerto attraverso le parole di Franco Marcoaldi e le musiche originali di Giorgio Battistelli, che l’Orchestra della Fondazione Tito Schipa suona diretta da Marco Lena. C’è anche Peppe Servillo insieme agli strumentisti dell’orchestra, che suonano da soli andando ognuno per conto proprio.
Dai trionfi a Cannes al premio Ubu, Toni Servillo è tra i più straordinari interpreti della scena teatrale e cinematografica italiana. E non ha cambiato mestiere, anche se giovedì 12 aprile, sul palco del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, alle 20.30, indosserà i panni di un direttore d’orchestra in «Sconcerto», spettacolo così intitolato perché l’attore napoletano eseguirà il suo e il nostro sconcerto attraverso le parole di Franco Marcoaldi e le musiche originali di Giorgio Battistelli, compositore al quale il teatro alla Scala di Milano ha commissionato un’opera per il 2013.
In realtà sarà Marco Lena il «vero» direttore sul podio dell’Orchestra Tito Schipa di Lecce, con la quale la Fondazione Nuovo Teatro Verdi promuove l’appuntamento, che sarà replicato nel capoluogo salentino, al teatro Politeama Greco, sabato 14 aprile alle ore 21.
Ma benché direttore, Servillo non dirige alcunché. Gli strumentisti suonano da soli, vanno per proprio conto. Perché chi dovrebbe condurli è preso da ben altri crucci e tormenti, a cominciare dal desiderio spasmodico di provare a mettere ordine nella propria testa, attraversata come un fiume in piena dai più diversi e contrastanti pensieri, sensazioni, emozioni, malumori e fantasie.
Si succedono e si scontrano tra loro le parole spesso inservibili del passato con il linguaggio totalmente irrelato del presente. E da questo costante cortocircuito - una cascata di parole e suoni, fra le macerie di una lingua dissestata, con echi di Montaigne e Gombrowitz, Mahler e Kurt Weill, frammenti di telegiornale e onomatopee tratte dalla vita di ogni giorno - affiorano continui baluginii di commozione, coraggio, tenerezza, umorismo, indignazione, cui fanno immancabilmente seguito frustrazione, spaesamento, stallo, disillusione.
La musica, una partitura «stilisticamente mobile», in risposta al caos di oggi in cui siamo tutti immersi, investe con la sua montante onda sonora questo doppio movimento della parola, a volte accompagnandola nel suo tragitto e indicandole una possibile via di uscita, altre contrapponendosi ad essa o addirittura negandola in toto. Quasi che soltanto la forma musicale possa ambire ad arrivare là dove non giunge un’espressione verbale in crescente affanno.
Più che un personaggio, dotato di una sua precisa psicologia e di un’altrettanto precisa biografia, il direttore-attore risulta essere il pretestuoso ventriloquo dei nostri giorni. La sua voce e il suo corpo danno forma e sostanza a un gesto teatrale estremo, teso a collegare, per quanto ancora possibile, gli universi impersonali della poesia e della musica.
I costumi sono di Ortensia De Francesco, le luci di Pasquali Mari, il suono di Daghi Rondanini.
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