Approfondimenti » 12/04/2012
Il crollo delle certezze. Di Iacopina Mariolo
Dalla caduta del muro di Berlino ad oggi (era il 16 novembre del 1989) abbiamo assistito progressivamente alla trasformazione o meglio dissoluzione delle certezze diciamo così storiche, del concetto e dell’ideologia degli schieramenti, del dentro o fuori, del bianco e nero, del comunismo e del capitalismo.
Senza scivolare in interpretazioni storiche, per le quali ci sono ben altre penne di esperti, quanto accade oggi è frutto di quel progressivo processo distruttivo degli ideali e dei suoi eroi (positivi o negativi ) senza l’opportuno ricambio o trasformazione in nuovi ideali, nuovi eroi.
Viviamo dunque in una sorta di obnubilamento delle coscienze in cui tutta l’energia psichica e mentale di quelli che oggi dovrebbero avere a cuore le sorti dell’umanità, viene destinata al mantenimento di uno status quo che di fatto prevede:
- la simbiosi fra potere e ricchezza;
- lo stato di estrema povertà dei paesi destinati in tal modo ad essere definiti per sempre il "terzo mondo";
- l’allargamento ai paesi definiti industrializzati, (G20 e G8) del disagio e dell’estremo degrado sociale ed economico;
- la distruzione di quel senso dell’umanesimo che si pensava avesse guidato la scienza ed il progresso tecnologico dalla scoperta dei vaccini e degli antibiotici, inteso come impegno morale( etico) rivolto all’umanità e che in quanto tale comprendeva anche i termini pietas, empatia, benessere dell’individuo e della collettività.
- il progresso negativo, inversamente proporzionale al ben - essere inteso come soddisfacimento dei bisogni, inclusi quelli primari per la sopravvivenza
Le voci del disagio non vengono raccolte e si procede verso gli obiettivi posti in funzione dei punti su esposti con determinazione, ostinazione quasi l’umanità avesse un unico bubbone da estirpare con taglio chirurgico sapiente: l’anima o psiche.
Comprendo perché accade, ma non giustifico o considero utile o necessaria tale sapiente azione alla quale assistiamo quotidianamente, vorrei che il welfare tornasse ad occuparsi di welfare, assistenza, risposta ai bisogni della gente e costruzione di civiltà e progresso attraverso queste risposte.
Cara ministra Fornero, da donna a donna Le rivolgo alcune domande: quando l’attenzione dell’istituzione che gestisce e rappresenta verrà rivolta alla cura dei più deboli ? Quando procederà ad elaborare un piano di intervento globale in risposta ai bisogni della collettività? Perché si è pensato solo ai tagli e non si è prodotta alcuna strategia di sostegno per gli individui, peraltro obbligatoria in un momento di grave crisi?
E da cuore a cuore: sarà pur vero e scientificamente provato dalle ricerche in ambito psicologico e psichiatrico che il suicidio ha alla base un disagio preesistente all’evento, ma tali ricerche hanno anche evidenziato che in assenza di un fattore scatenante o dove si intervenga positivamente sostenendo l’individuo che affronta una situazione di stress psichico, le condotte suicidarie non vengono manifestate.
E’ d‘uopo non solo meditare, ma agire con interventi atti a sostenere e rimuovere, per quanto possibile, tale disagio.
La vita (e direi per fortuna) non è un trattato di economia ed alla psiche non servono lezioni di strategie economico – finanziarie!
Iacopina Mariolo
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