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Approfondimenti: Ma quale classe politica? Di Giuliano Cacudi



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Approfondimenti » 20/04/2012

Ma quale classe politica? Di Giuliano Cacudi

Cari lettori, si può dare la possibilità a questi politici di parlare di tagli e ulteriori aumenti dell’età pensionabile della gente che lavora, quando loro stessi non vogliono rinunciare a vitalizi, pensioni dopo solo 3/5 anni, esclusi chiaramente i propri alti stipendi?
Già nel 1993 abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti all’unanimità o quasi, e loro, spudoratamente l’hanno reinserito come rimborso elettorale mandando la decisione presa dal popolo, (da loro definito sovrano) a quel paese. Io penso che se non cambiamo quasi completamente le regole e pretendere che chi entra in parlamento non deve avere pendenze giudiziarie passate e presenti, non si potrà mai cambiare questo Paese.
Sembra assurdo ma in Italia c’e’ solo un organo al di sopra dello Stato. Il Partito Politico.
E’ chiaro che questi signori ci vogliono prendere ancora per i fondelli. Dicono che vogliono “riformare” il finanziamento pubblico ai partiti. Non hanno capito che non vogliamo nessuna riforma. Toppe volte siamo stati traditi da questa gente. Tangentopoli ha appena compiuto 20 anni. In quel periodo se vi ricordate vennero spazzati via interi partiti politici. A distanza di vent’anni, sono ritornati sotto altre spoglie, altri nomi, altri simboli, ma sempre con gli stessi difetti. Quindi è chiaro come il sole che dietro una loro presunta richiesta di “riforma” si nasconde un’altra presunta truffa.
Oltre tutto, cosa ha prodotto in tanti anni la politica italiana? Vogliono a tutti i costi salvare la poltrona. Ma chi ha ridotto l’Italia ad uno dei Paesi europei più indebitati a livello pubblico? Hanno portato lavoratori e pensionati a sopravvivere con grandi sacrifici, a condurre al suicidio molti imprenditori lavoratori e pensionati. Tutto questo non è ancora sufficiente per fare avvertire a questi parassiti della società, l’esigenza di un radicale cambiamento nella gestione del denaro pubblico?
Il trio Alfano-Bersani-Casini si sta preoccupando dell’avanzare dell’antipolitica. Secondo loro sarebbe una catastrofe abolire i partiti politici. Vorrei fare presente a questi signori che attualmente la politica italiana è commissariata. E’ stato dato mandato a dei tecnici per fare quadrare in conti pubblici che loro hanno portato in profondo rosso. Le politiche economiche ormai le fa l’Europa fatta di banchieri speculatori e alta finanza che ci obbliga a tagliare fondi e a modificare regole un tempo appannaggio di Stati sovrani. A cosa serve la politica? Occorrono solo dei ragionieri possibilmente esperti capaci di contabilizzare il bilancio pubblico.
Al denaro sprecato non si può più riparare, bisogna almeno tentare di non consentire l’illecito arricchimento a chi fa politica, revocando da subito la legge che ha consentito ai partiti di realizzare patrimoni immensi. Tutto questo è una vergogna alla quale bisogna porre fine! Prendono denaro pubblico persino quei partiti che da tempo non esistono più, arraffano rimborsi elettorali da un Governo che taglia senza alcuna pietà risorse alla scuola, alla ricerca, alla sanità, facendo retrocedere il nostro Paese a fanalino di coda dei Paesi industrializzati per la qualità della vita e dello stato sociale.
Il fatto stesso che tutti i partiti siano riusciti a realizzare patrimoni immobiliari immensi tanto da investire i nostri soldi in diamanti e nei paradisi fiscali, testimonia che il denaro che hanno reclamato allo Stato (€5,00 per ogni avente diritto al voto), non è stato investito solo per le finalità previste.
Come fanno questi signori a proporre bilanci trasparenti, e come fanno a proporre addirittura di investire i soldi in surplus in buoni del tesoro? Con quali soldi vogliono investire in buoni del tesoro? Con quelli dei cittadini? Sine titulo? Se i soldi sono dei cittadini, al massimo sono loro che se li devono reinvestire e non i partiti politici.
Chi come il sottoscritto fino a cinque mesi fa pensava che i governi avessero dato prove inequivocabili d’incapacità e che di peggio non potesse accadere, deve umilmente ricredersi, perché chi non ha il consenso popolare di cui vive il politico, sta riuscendo a dimostrare d’essere davvero peggiore, più spregiudicato ed assolutamente noncurante della grave depressione che alcune scelte adottate provocano nel Paese.
Sono stato tra coloro che hanno espresso un relativo ottimismo nella fase d’insediamento di questo governo tecnico, per le parole pronunciate dal Premier al momento del suo insediamento: rigore, equità, crescita. Il rigore è ormai sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto sulla pelle dei lavoratori e dei pensionati, l’equità è un concetto del quale il Premier non ne ha colto il significato, visto che a pagare sono sempre i soliti. Di crescita, mi pare non se ne possa nemmeno discutere se è vero che le imprese sono ferme al palo come prima, la disoccupazione continua a crescere, e i privilegi, le ruberie, gli sprechi sono tutti lì dove stavano prima dell’insediamento dei tecnici.
Pur rendendoci conto che la situazione finanziaria dell’Italia è talmente grave che non ci si poteva aspettare provvedimenti eclatanti, mi chiedo se questi professori possano continuare a aumentare l’Iva, l’Imu sulle case, ad aumentare la benzina, non ultimo l’aumento proposto di 5 centesimi in caso di calamità naturali (speriamo che il Signore ci protegga), senza che gli sfiori per la testa di toccare i grandi patrimoni, a non mettere mano davvero ai costi divenuti assurdi della politica, e a tassare chi movimenta mld di euro in borsa alterando gli equilibri degli Stati sovrani.
Faccio un appello anche al Presidente Napolitano che tanto si è prodigato in favore di Monti. In un momento così difficile che attraversa l’Italia, mai sarebbe stata di così attualità la nostra Carta Costituzionale, se messa in atto come dovrebbe essere sempre, proprio in quell’articolo 53 che recita testualmente: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività. Quindi caro Presidente, Le ricordo che noi non siamo americani dove i ricchi pagano meno dei poveri.
Se il programma futuro di questo governo dovesse essere quello fin qui evidenziato, il professore Monti farebbe bene a togliere il disturbo subito, senza attendere che i cittadini si mostrino non maturi per accettare certe riforme. Eviteremmo certamente di subire altre iniquità che nella pratica non sono diverse da quelle prodotte dai politici.

Giuliano Cacudi


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