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Musica: Diario di bordo. Pagina n. 135



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Musica » 03/08/2012

Diario di bordo. Pagina n. 135

In occasione del tour estivo degli Afterhours, venerdi 27 luglio scorso, a Radi@zioni Cult, in esclusiva, abbiamo avuto l’onore e il piacere di conoscere e intervistare il suo leader carismatico Manuel Agnelli.
Gli Afterhours rappresentano la miglior band italiana degli ultimi 20 anni.
Oltre all’aspetto musicale, bisogna riconoscere alla band milanese, un importante impegno nel sociale, a cui è stato conferito alcuni mesi addietro, il “Premio Agenda Rossa 2012 Paolo Borsellino”.
Riportiamo di seguito una parte dell’interessate intervista telefonica, realizzata dagli studi di Ciccio Riccio.

- Radi@zioni – Il vostro nuovo album si chiama “Padania”, nome che ci riporta più a un certo tipo di folkrore politico che a una collocazione geografica vera e propria. Quali sono gli aspetti che volevate maggiormente sottolineare?
- Manuel Agnelli – Sicuramente uno stile di vita deteriore e decadente che sta condizionando tutti noi. La Padania è una metafora geografica, ma i problemi che sono rappresentati all’interno dell’album, appartengono a tutti, indifferentemente dalla posizione geografica.

- Rad. – La copertina del disco raffigura un cancello che si apre su un paesaggio gelido e nebbioso. Cosa troviamo dentro, oltre alla desolazione c’è spazio per la speranza?
- Man. Agn. – C’è spazio per la speranza, per la consapevolezza e per la curiosità. Le persone sono oberate da troppi impegni e per questo sono poco lucide nel momento in cui si tratta di dover prendere delle decisioni che riguardano la propria vita e quella degli altri. Bisogna tornare all’impegno sociale, l’unico modo di uscire da questa forma di Medioevo.

- Rad. – Rispetto ai precedenti lavori, musicalmente cosa è cambiato nel nuovo disco?
- Man. Agn. – La voglia di fare un disco diverso da quelli precedenti c’è sempre stata ed è presente anche nel nuovo album Padania. Diciamo che è il modo in cui è stato fatto che è completamente diverso sotto l’aspetto artistico e professionale.
Siamo riusciti a lavorare solo quando avevamo un’ispirazione o una vera voglia di suonare.

- Rad. – Al concerto di Torino del 18 luglio, avete incontrato l’associazione “Libera” di Don Ciotti, con cui avete discusso di un tema importante:”Come la musica e la cultura possono combattere la mafia”. Cosa si è detto in questo incontro?
- Man. Agn. – Il tema era se la musica e la cultura in generale potessero avere un ruolo nel combattere la mafia. E’ un obiettivo veramente grande e difficile, drammatico da raggiungere. La musica può far poco direttamente, ma può far tanta comunicazione diretta o indiretta sulle cose che succedono. Quindi un ruolo esiste.
Lo stesso Borsellino diceva:”Sarà la cultura a sconfiggere la mafia”. Siamo convinti che le persone hanno i mezzi per capire cos’è il bene e il male. Se diamo loro le giuste informazioni possono tranquillamente scegliere senza sbagliare.

- Rad. – Condividete con noi di Radi@zioni un progetto: Far conoscere band interessanti di una scena musicale italiana vivace e frizzante. Dopo la compilation “Il Paese è Reale”, avete altri progetti in tal senso?
- Man. Agn. – Progetti formati, no. L’attitudine e l’intenzione c’è sempre. Quando possiamo collaboriamo e suoniamo con gruppi che non sono conosciuti, cercando di mettere a disposizione quel minimo di “megafono” che ci siamo creati. Non è possibile farlo sempre, per tanti motivi. Non siamo i Rolling Stones, non siamo miliardari e non abbiamo certamente tutto quello che la gente ci attribuisce.
Quindi, facciamo quello che possiamo. La volontà di pensare a dei progetti c’è sempre e non smetteremo mai di esserci. Fa parte del nostro ruolo di essere musicisti attivi anche in questo senso.

- Rad. – Siete la formazione più amata dai giovani rockers italiani, il gruppo di culto per molti di noi, e il punto di riferimento per molte bands. Esiste un nuovo progetto ma anche un sogno a cui state pensando?
- Man. Agn. – Gli Afterhours vorrebbero diventare sempre di più un progetto e cioè un gruppo che può permettersi di lavorare anche al di fuori della musica con altri progetti creativi. L’abbiamo fatto e lo stiamo facendo sempre di più con dei progetti a 360°.
Dal punto di vista culturale e artistico vorremmo consolidare nel nostro piccolo, perché piccoli noi siamo, il fatto di essere un “megafono” per aiutare delle situazioni nelle quali crediamo.

Marco Greco


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