Approfondimenti » 05/01/2013
L’Europa capovolta. Di Guido Giampietro
Qualche mese fa a New York, nel cuore del distretto d’arte di Manhattan, sulla 55ma strada, era esposta, alla galleria di stampe antiche Martayan Lan, una strana mappa ˗ del cartografo e umanista tedesco Sebastian Münster (1488-1552) ˗ che raffigura l’Europa capovolta. “Non abbiamo una spiegazione del tutto soddisfacente ˗ hanno detto i responsabili della galleria ˗ del perché la mappa abbia questo aspetto. Una possibile ragione potrebbe essere il fatto che Münster, teologo, umanista, studioso di cultura greca ed ebraica, abbia scelto questo orientamento per dare enfasi alla parte del mondo in cui ebbero origine la Cristianità, il Giudaismo e il Rinascimento”.
Non azzardo nemmeno io un’ipotesi sulle motivazioni che possono aver spinto l’autore della Cosmographia a rappresentare l’Europa in quel modo, diciamo così, stravagante. Non lo faccio perché non ho gli elementi per farlo, ma soprattutto perché a me l’Europa ˗ e, ovviamente, l’Italia ˗ mi piacerebbe vederla proprio così: geograficamente capovolta. E quali sarebbero ˗ vi chiederete ˗ i motivi di questo mio gemellaggio fuori del tempo con Münster? Tralasciando l’Europa, mi soffermo a trattare dell’Italia.
Come si vede essa verrebbe a trovarsi dirimpettaia delle regioni del Circolo polare artico… Ciò comporterebbe innanzitutto il primato del Mezzogiorno e il superamento dell’annosa questione meridionale. Ma anche il capovolgimento del rancoroso rapporto con i leghisti: loro, i “nordici”, relegati ora nell’odioso Sud e noi, i “sudici”, a guardarli dall’alto. E trovandoci nel “nuovo” nord dell’Europa, potremmo altresì beneficiare di tutti i vantaggi economici e infrastrutturali di cui finora hanno goduto le regioni settentrionali: le linee ferroviarie ad alta velocità, le autostrade a tre corsie, le grandi fabbriche “pulite”, un mercato ittico più “tranquillo” a causa dell’abbandono di zone di pesca troppo battute dalle motovedette libiche e tunisine. Senza contare che gli Appennini (Murge comprese) avrebbero i ghiacciai e la neve delle Alpi, con positive ricadute sul turismo invernale e con un Giro d’Italia che, finalmente, potrebbe partire da Lecce (o Trapani) e concludersi a Lecce (o Trapani).
Ma i più grossi vantaggi da questo capovolgimento geografico li avremmo noi del Salento, e noi brindisini in particolare. Prima di tutto cesserebbe la posizione Bari…centrica del nostro amato capoluogo di Regione e Brindisi tornerebbe ad essere il naturale porto di collegamento con l’Oriente. Infatti saremmo ora noi ad avvantaggiarci del principio in virtù del quale, finora, più un porto adriatico è lontano da quelli albanesi, greci e turchi (come Venezia, Ancona e, appunto, Bari) e più ad essi è collegato con traghetti e navi da crociera (oltre che da Corridoi paneuropei di varia numerazione…). Lo stesso discorso varrebbe per l’aeroporto che, venendo finalmente a trovarsi a nord dello scalo barese, vedrebbe triplicati i collegamenti nazionali e internazionali.
Però i maggiori vantaggi verrebbero dal superamento dei due più grossi problemi che da un po’ angustiano Istituzioni locali e cittadini. Per prima cosa, con l’allontanamento dai giacimenti di gas africani, non avrebbe più senso la costruzione del discusso impianto di rigassificazione tanto desiderato dal Governo inglese; con buona pace di tutti gli organi giurisdizionali e amministrativi che, sgravati da un impegno così oneroso, tornerebbero ad occuparsi di faccende più serie.
In secondo luogo l’Enel, considerate le mutate condizioni climatiche, sarebbe costretta a interrare gli elettrodotti presenti sul territorio e a realizzare in tutta fretta il dome, vale a dire la copertura del carbonile con una maestosa cupola simile a quella costruita nella centrale di Torrevaldaliga Nord di Civitavecchia. Anzi, potrebbe farne due di dome, adattando il secondo a palazzetto dello sport per le esigenze della locale squadra di basket.
Questo, dunque, significherebbe per noi l’Europa capovolta di Münster! Con ciò non voglio dire che, in cambio, non dovremmo rinunciare a qualcosa. Prima di tutto al nostro caldo sole, mortificato ora da quello freddo di mezzanotte. E poi alla nostra terra ricca di ulivi maestosi e vigneti intruppati come eserciti agli ordini del dio Bacco. Ma, con maggiore disappunto, dovremmo abbandonare quel progetto di città d’acqua che, con un mare ghiacciato per parecchi mesi all’anno non avrebbe proprio più senso portare avanti.
GUIDO GIAMPIETRO
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