Musica » 20/11/2012
Diario di Bordo. Pagina n. 147
Dopo aver apprezzato l’articolo di Maurizio Blatto pubblicato sull’irresistibile “Privè” all’interno del numero di novembre di Rumore, Radi@zioni ha dedicato al giornalista torinese un numero speciale del Diario di Bordo.
Nella pagina n. 145, la nostra redazione ha proposto all’autore del libro “L’Ultimo Disco dei Mohicani”, l’originale quanto bizzarra idea di una eventuale e futura candidatura come Sindaco di Brindisi. Il giornalista piemontese ha raccolto la nostra “provocazione” rispondendo in modo brilante e divertente, spiegando in tre punti, i motivi del suo legame con la nostra città. In ognuno di essi c’è uno spunto, un passaggio che raccontano i momenti vissuti nei pochi giorni che il nostro amico giornalista è stato ospite nel Salento.
“Blatto sindaco di Brindisi? Devo assolutamente dirlo a mia madre (“Vedi mamma che con i dischi si fa carriera?”). Mentre corro a farmi confezionare una fascia tricolore su misura (e smaltisco il rossore per l’imbarazzo), ecco i tre motivi per cui mi sono appassionato a Brindisi:
1 – GEOGRAFICO – Innanzitutto il Tempietto di San Giovanni al Sepolcro. Dopo una fascinosa visita guidata ho iniziato a cercare segni dei Templari e dei viaggiatori verso il Santo Sepolcro ovunque. Persino a Torino, a casa mia dentro le buste dei 12’’ degli Smiths. Dappertuto. Superato il Duomo, mi sono affacciato (all’improvviso, direi) sul porto. E davvero è stato un momento da ricordare (se lo paragono a quando sono uscito a Central Station a New York, può aiutare per la mia candidatura a sindaco?). Tutto così placido e aperto. Il mare, il profumo della Storia e le poetiche parole del mio amico Antonio: “Là – puntando il dito a sinistra – c’è lo stadio Fanuzzi”.
2 – IL CALCIO – Non sono stato al Fanuzzi, ma l’ho visto mentre Antonio mi accompagnava all’aeroporto. Sua figlia sonnecchiava e lui, mentre apriva il portellone per consegnarmi il mio bagaglio, mi ha indicato una borsa che definirei “d’emergenza”. Dentro, vessilli e sciarpa del Brindisi. Aveva un progetto, tentava un colpo di mano. “Non si sa mai che mi riesce andare allo stadio…”. Non fossimo amici da tempo, lo saremmo diventati in quel momento. Dopo anni di vinile, culti indie rock per adepti carbonari, liste di ricerca discografiche infinite, è arrivato anche questo. Così ho deciso di tifare Brindisi e sostenere il suo durissimo tentativo di conquistare la C. C’è un verso di un inno del Toro (la mia squadra) che recita “fin da bambino io facevo a modo mio chi vince sempre non mi va”. Diciamocelo, una specie di consolazione per quando si perde sempre. La finta panacea per le disgrazie delle tifoserie disperate. Ma in modo molto retorico, romantico e rock’n’roll, anche vero. Quindi, “pacciu pi lu Brindisi”.
3 – ROCK’N’ROLL dicevamo. Ecco, la scena brindisina mi è sempre piaciuta. Schietta, dritta, con qualità vere spesso non messe sufficientemente in vetrina (suona molto torinese, detto così). E c’è un particolare preciso che la sintetizza perfettamente. Quando sono stato invitato a presentare il mio libro “live” dal Lab Creation di Mesagne, a intervallare le letture mohicane c’era una vera band. I Birdy, in diretta sulle frequenze di Ciccio Riccio. Alla fine hanno fatto una cover di See No Evil dei Television, tiratissima. Il batterista picchiava come una furia. Guanti neri, bacchette che non mollavano. E quel batterista era Amerigo Verardi, che batterista non è, ma è di sicuro una delle cose migliori che il rock’n’roll ha regalato a questo Paese. Indimenticabile. Ripensandoci, quella See No Evil dovrei farla sentire direttamente a Tom Verlaine, il chitarrista dei Television. Sono certo che gli piacerà di sicuro, così magari lo facciamo anche assessore… MAURIZIO BLATTO
Marco Greco
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