Teatro » 14/12/2012
La locandiera @ Teatro Kennedy - Fasano
• 14/12/2012,Teatro Kennedy - Fasano (Brindisi). Serali: porta ore 20,30 – sipario ore 21,00
Il botteghino del Teatro Kennedy (Via Pepe, 23 – tel 080.4413150) sarà aperto tutti i giorni dalle ore 17,30 alle ore 21,30.
Società per Attori
Nancy Brilli
LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni;
con Fabio Bussotti, Claudio Castrogiovanni, Maximilian Nisi; e con Fabio Fusco, Andrea Paolotti
adattamento e regia di Giuseppe Marini
scene di Alessandro Chiti; costumi di Nicoletta Ercole; disegno luci di Michelangelo Vitullo
La Locandiera, capolavoro goldoniano scritto nel 1750, non ha mancato di esercitare nel tempo, proprio come la sua protagonista, una certa misteriosa malia incantatrice. Nel deserto dei sentimenti, fra le macerie del desiderio, sempre più confuso e confusamente recalcitrante al suo soccombere, l’Eros riemerge nell’accezione più odiosa, quantunque comica e divertente nel caso del capolavoro goldoniano, quella che reca il marchio della supremazia e della rivalsa.
Spietata, modernissima e proto-strindberghiana lotta tra i sessi, “La Locandiera”, oltre a sancire il mio esordio registico nel pianeta Goldoni, non ha mancato di esercitare nel tempo, un lungo tempo, proprio come la sua protagonista, una certa misteriosa malia incantatrice. Mistero che apre oggi delle possibili fessure di comprensione (e interpretazione) in quella sorta di trattato, lucido e precisissimo, sull’egotismo o, meglio ancora, sul narcisismo - o battaglia di narcisismi - che da sempre sembra trovare nella sfera amorosa il suo terreno di applicazione privilegiato. Nel deserto dei sentimenti, fra le macerie del desiderio, sempre più confuso e confusamente recalcitrante al suo soccombere, l’Eros riemerge nell’accezione più odiosa, quantunque comica e divertente nel caso del capolavoro goldoniano, quella che reca il marchio della supremazia e della rivalsa. Nel perverso, quanto sterile, gioco di relazioni pericolose, l’Amore è sostituito dalle sue recite e la finzione si serve dell’Amore stesso come strumento e mai come autentica componente affettiva, fino al punto che il desiderio (maschile) faticosamente ritrovato, viene deriso e sbeffeggiato prima di morire, sacrificato sull’altare di un narcisismo (femminile) che tra calcolo, opportunismo, rivalsa, anche interclassista (ma le cose non andranno affatto meglio tra componenti della stessa classe) procede, costi quel che costi, senz’altro oggetto se non il proprio trionfo.
Giuseppe Marini
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