Approfondimenti » 09/02/2013
La Provincia recede dall'Apulian Film Commission: monta la protesta
La Provincia di Brindisi non sarà più socia dell’Apulia film Commission.
Lo ha deciso l’attuale plenipotenziario dell’ente, il commissario prefettizio Cesare Castelli, secondo il quale le ristrettezze di bilancio imposte dalla spending review hanno provocato “l’impossibilità di procedere all’assunzione di un ulteriore impegno di spesa negli anni a venire”.
La decisione del Dott. Castelli non è stata gradita da gran parte dell’opinione pubblica. D’altronde, senza voler sindacare la sfera economica dell’ente Provincia, non c’è dubbio che abbandonare l’Apulia Film Commission significa rinunciare ad una delle più efficaci campagne di immagine mai sviluppate a favore del nostro territorio. Infatti, non è necessario essere esperti del settore per comprendere che la Terra di Brindisi abbia ricevuto notevoli benefici dalla meritoria attività dell’Apulia Film Commission.
Per comprendere appieno l’importanza della vicenda occorre fare un passo indietro
La provincia di Brindisi aveva aderito alla Fondazione Apulia Film Commission nel 2007 in qualità di Socio fondatore, assieme alla Regione Puglia, alle Province di Lecce e Foggia ed a 22 Comuni Pugliesi tra i quali Brindisi. Il suo unico obbligo era quello di versare annualmente la quota di 80.243 euro, ossia appena 20 centesimi per abitante.
Per qualche profano, tale esborso potrà sembrare eccessivo ma, a ben guardare, quella spesa ha rappresentato uno degli investimenti più intelligenti degli ultimi anni. E’ innegabile, infatti, che il grande numero di film e sit-com ambientati in Puglia, ed in particolare nella Provincia di Brindisi, ha generato un enorme ritorno di immagine per il nostro territorio.
L'Apulia film Commission è nata nel 2007 per attrarre in Puglia le produzioni cinematografiche ed in tal modo, attraverso il grande schermo, tutto il mondo ha potuto ammirare la bellezza e la versatilità della Terra di Brindisi, i suoi sapori ed i suoi monumenti, la sua ospitalità e la sua ricchezza, il suo mare e la sua collina. E’ stato calcolato che ogni euro stanziato dall’Apulia Film Commission abbia prodotto €. 4,23 sul territorio. Il tutto senza tener conto dei tanti pugliesi che hanno goduto dell’esperienza di lavorare assieme ai mostri sacri del cinema italiano.
Insomma, la decisione del Dott. Castelli rischia di trasformarsi in un vero e proprio danno. E molti non ci stanno.
Tra i primi a ribellarsi è Salvatore Barbarossa, della Confederazione Cobas, che lancia un appello ad associazioni, movimenti per chiedere che questa grave decisione venga cancellata.
Barbarossa ricorda “la presenza continua di set cinematografici di rilievo sul nostro territorio che hanno dato vita a film di grande impatto. Tra essi “E’ stato il figlio” di Daniele Ciprì (premiato a Venezia), My Malboro City di Valentina Pedicini (l’attuale vincitrice del Premio Solinas è nata e cresciuta proprio a Brindisi), “Mannaggia la miseria” di Lina Wertmuller o il film in lavorazione di Mariangela Barbanente (presidente DOC-IT) e Cecila Mangini (regista molto legata Brindisi sin dagli anni 60).
Per Barbarossa “i film realizzati hanno pubblicizzato la Provincia di Brindisi… ed hanno garantito opportunità formative e occupazionali ai tanti cittadini che lavorano nell’indotto cinematografico o sono disoccupati e precari, i quali grazie alla forte presenza dell’Apulia Film Commission hanno potuto beneficiare di contratti di lavoro regolari”.
Ancora più caustico è Simone Salvemini, talentuoso filmaker che ha ambientato tutti i suoi lavori nella nostra provincia: “Nel paradossale paese in cui vivo – scrive Salvemini sul suo profilo facebook - non c'è spazio per chi voglia occuparsi di cinema e audiovisivi.
Un commissario straordinario decide per un intero comparto produttivo affossando un settore ed una istituzione, l'Apulia Film Commission, che tutta l'Italia del cinema prende a modello per efficienza.
Pregiatissimo dott. Castelli la invito a riconsiderare la sua inopportuna decisione”.
Più articolato e circostanziato è il giudizio di Paola Crescenzo: “Quando ho appreso che la Provincia di Brindisi non è più tra i soci fondatori dell’Apulia Film Commission, i miei ricordi sono andati subito all’estate 2011 quando ho avuto il piacere di lavorare sul set del film “E' stato il figlio” di Daniele Ciprì, tra i cui protagonisti c’era Toni Servillo.
Il film è stato girato quasi nella sua interezza a Brindisi, vedere tanti professionisti all’opera nella nostra città è stato un privilegio per molti. Il cast e la troupe hanno apprezzato sia le location brindisine che l’accoglienza e la collaborazione dei cittadini e delle istituzioni locali, hanno mangiato e alloggiato nelle nostre strutture e l’immagine di Brindisi ha girato in importanti festival a partire dalla Mostra di Venezia, in cui il film si è aggiudicato il premio per la fotografia. E questa è solo una delle tante esperienze cinematografiche positive che hanno avuto vita nel nostro territorio.
Paola Crescenzo – con la lucidità che la contraddistingue – elenca le cause del problema e le possibili soluzioni: “saappiamo tutti che è un periodo difficile per le provincie italiane, ma mi piacerebbe che i tagli non gravassero sulla cultura soprattutto in una città come la nostra, in cui c’è bisogno di rinascere e investire in settori nuovi.
Il cinema – cotinua Crescenzo - è un’industria vera e propria. Chi gira film in Puglia è obbligato, come richiesto nei bandi dell’Apulia Film Commission , ad assumere maestranze pugliesi e investire il contributo economico che ricevono sul territorio. Infine l’auspicio che è comune a tutti coloro che vogliono bene a questa terra: “mi auguro che la decisione del commissario prefettizio di non procedere negli anni a venire ad assumere un impegno di spesa nei confronti dell’Apulia Film Commission, non sia definitiva”.
Ore.Pi.
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