Approfondimenti » 14/02/2013
San Valentino al tempo di internet. Di Gabriele D'Amelj Melodia
Per secoli, l'epifania delll'amore si è manifestata con sguardi, sospiri, languori, con bigliettini, poesie accorate e serenate. Tutto un rituale di corteggiamento che terminava solo col “ disiato riso”, il complice sorriso di consenso che illumina il volto della fanciulla amata. Si coronava così, col primo bacio, un sogno d'amore che sfociava nel fidanzamento, sbocco naturale dell'evento sentimentale. E, proprio il sopracitato riso di Francesca da Rimini, ci riporta a quella concezione alta di amore pieno che “ al cor gentil ratto s'apprende “ , quell'amor “ ch'a nullo amato amar perdona “.
Ma le cose stanno ancora così? Si scrivono tuttora poesie appassionate o il faticoso verseggiare è stato sostituito dal più facile atto graffitaro? Una frase del tipo “ Ti amo, principessa “ al di là dell' evidente scopiazzatura
( Benigni ne “ La vita è bella ), ha una sua pregnanza artistica? E che dire di quella ormai famosa scritta “ Pasquina, che se la rosa non si chiamava rosa, Pasquina si doveva chiamare”. A prescindere dalla sintassi precaria, questa è poesia o non poesia? (e così abbiamo omaggiato anche Benedetto Croce).
Con frase fatta ma efficace, potremmo dire che i tempi sono cambiati. Una volta, all'epoca di Catullo, gli spasimanti trattenevano il braccialetto dell'amata come pegno d'amore per far sì che tornasse la sera seguente. Oggi, alle ragazze, se gli va bene fuffano il cellulare, e non è detto che torni indietro. I poco ecologici amanti, una volta disegnavano cuori ed iniziali sui malcapitati tronchi d'albero, ora sbancano le ferramenta riempiendo cancelli e ringhiere di orrendi lucchetti. I romantici poeti di un tempo si scervellavano per trovare l'immagine giusta, adesso basta un cuoricino o un emoticon. Ridono le faccette, dilagano i “ mi piace “, impazzano gli sms. Altro che
biglietti e telefonate fiume dalla cabina di quartiere! Siamo nell'era della connessione permanente. I post, i messaggi in f.b. e via telefonino, non sono solo un rituale di socializzazione giovanile ma un vero bioritmo dell' umanità comunicante. Informazioni, emozioni, passioni...oggi si trasmette tutto col pollice. Se non è mondo digitale questo...
L'amore ai tempi di internet è un universo poco comprensibile dai non addetti. La velocità della comunicazione, e il modo diretto di rapportarsi tra giovani, ha azzerato ogni forma di corteggiamento, di attesa: Come la società, anche la coppia è diventata "liquida". Ci si
conosce, si beve qualcosa insieme, si fa l'amore. Poi lo si rifà ancora all'occasione e, magari, ci si “ mette insieme “. Non si parla più di "fidanzato" (troppo demodè), poco di "compagno" (troppo politico), semmai di "ragazzo", più spesso di "Amò". In quanto alle vecchie liriche che inneggiavano all' amore, esse ormai hanno solo un valore storico-letterario. Tanto sono lontane anni luce dal moderno sentire.
Vi immaginate, al giorno d'oggi, uno spasimante che si rivolge ad una lei con queste parole "...T'amo come la pianta che fiorisce e reca/ dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori/ t'amo senza sapere come, né quando, né da dove..." Il povero Pablo Neruda si sarebbe sentito dire "E quistu c'è volee!".
Fatevi una ragione: San Valentino non si festeggia più con rose e cioccolatini, cena e tango.
Basta una Coca-cola e una cuffietta per ascoltare l'ultimo Cristicchi, un signore dal capello allla Pompadour che canticchia lagnoso questo inno all'amore del 2013: "Mi manchi/ come il mare a un'isola / come a un bottone l'asola/ mi manchi/ come il vento agli aquiloni / come il cacio ai maccheroni"... Signore mio, perdona coloro che non sanno quel che cantano! A Fausto Leali, sarà venuta perlomeno la gastrite ("Mi manchi, ora capisco che vuol dire/ averti accanto prima di dormire/ mentre cammino a piedi nudi dentro l'anima...").
Comunque la pensiate, credetemi, l'amore è sempre una cosa meravigliosa...
Gabriele D'Amelj Melodia
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