Approfondimenti » 16/02/2013
Il Catechismo di Heidelberg. Di Guido Giampietro
Quando giunge l’invito a presenziare a un commento sul Catechismo di Heidelberg da parte del prof. Paolo Ricca ˗ “una delle colonne dell’ecumenismo, e non solo in Italia”, a detta del Pastore della Chiesa Valdese di Brindisi, Winfrid Wpfannkuche ˗ rimango piacevolmente colpito da un particolare che sul momento zittisce la vergogna di non conoscere né il relatore né l’argomento oggetto della lectio. In compenso conoscevo Heidelberg!
Ospite di amici tedeschi avevo passato il Natale in quella storica città e ciò che più mi aveva colpito era stato il Philosophenweg, un sentiero lungo circa due chilometri, che sale dal quartiere Neuenheim verso l’altura dello Heiliger Berg. Tra i filosofi cui è intitolato il sentiero ci sono stati Hegel (che insegnò in quella università, la più antica della Germania) e, più di recente, Max Weber, la cui casa si affacciava sul fiume Neckar. Ma, a frequentare il sentiero dei filosofi, c’erano soprattutto gli studenti che usavano passeggiarvi (non sempre in compagnia dei libri, come annota maliziosamente il filosofo Vattimo) e che, secondo un uso ottocentesco, erano quasi tutti studenti di filosofia.
Avevo visto abbastanza del suggestivo borgo antico, ma ignoravo l’esistenza di quel Catechismo. Come mai gli amici ˗ protestanti luterani doc ˗ non me ne avevano parlato? Occorreva dunque documentarsi prima di tutto sul relatore, oltre che autore del volume che sarebbe stato presentato nel giorno di Pentecoste nella Chiesa Valdese di via della Congregazione: “La fede cristiana evangelica – Un commento al Catechismo di Heidelberg” (Claudiana Editrice, pp. 384, € 19,00).
Il prof. Ricca ha insegnato storia del cristianesimo presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma. La Facoltà di Teologia dell’Università di Heidelberg gli ha conferito la laurea honoris causa. È spesso ospite della trasmissione radiofonica di Rai 3 “Uomini e profeti”. Insegna come professore ospite presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo di Roma. È direttore della Collana “M. Lutero – Opere scelte” della Claudiana.
Per quanto concerne il Catechismo di Heidelberg apprendo che viene voluto e pubblicato nel 1563 ad opera del principe elettore del Palatinato Federico III “il Pio”. Suddiviso in sette “letture” o “lezioni” viene letto nell’arco di nove domeniche, nel corso del culto pubblico del mattino. Nella decima domenica si leggono invece parole bibliche idonee a ricordare ai credenti i doveri che, in linea con la vocazione ricevuta, hanno sia nell’ambito della famiglia che in quello più esteso della società. Con l’undicesima domenica il ciclo ricomincia cosicché, nell’arco di un anno, l’intero Catechismo viene letto pubblicamente cinque volte.
Inoltre, nel culto della domenica pomeriggio, il Pastore ha il compito d’insegnarlo ai giovani i quali sono invitati a mandare a memoria due-tre domande. In tal modo le 129 domande/risposte del Catechismo vengono ripartite sulle 52 domeniche dell’anno, al termine del quale i giovani dovevano aver imparato l’intero libriccino.
Queste informazioni raccolte in Rete avevano colmato le lacune più vistose e tuttavia facevano riaffiorare in me una mai sopita apprensione per tutto ciò che attiene alla speculazione teologica. E invece i timori si sono dimostrati subito infondati sia per il linguaggio non cattedratico del relatore, sia per la sua formazione umanistica che ˗ senza penalizzare il rigore dell’indagine ˗ gli consente di adattare l’argomento alle diversificate sensibilità religiose dell’uditorio.
In un excursus succinto, ma allo stesso tempo esaustivo, sono state illustrate le peculiarità del Catechismo. Dalla formazione teologica degli autori (i giovani Ursino e Oleviano, voluti personalmente da Federico III), al posto occupato dal testo all’interno del protestantesimo riformato (quindi distinto dal luteranesimo, dal cattolicesimo romano e dall’anabattismo), al fatto che in alcune Chiese riformate sia entrato a far parte degli “scritti confessionali” che costituiscono la norma della dottrina, della predicazione e dell’insegnamento della Chiesa.
Malgrado il Catechismo sia un testo del XVI secolo c’è da stupirsi come l’impianto generale sia ancora valido, anche se oggigiorno alcune cose hanno una valenza diversa da quella a suo tempo concepita. Infatti, come afferma il prof. Ricca, la cultura secolare nella quale siamo immersi ci costringe a ripensare la nostra fede e a rimodellare il nostro modo di “essere Chiesa” nella società. E il contesto ecumenico che si sta vivendo (in maniera particolarmente fattiva anche nella Chiesa brindisina) deve indurre all’elaborazione di un discorso comune, allo scopo di costruire una comunione più ampia di quella delle singole Chiese cristiane. È dunque in questo senso che nella nostra società, il Catechismo di Heidelberg “sintesi felice di dottrina e di pietà, può trovare posto e suscitare interesse anche al di là dei confini di una particolare confessione cristiana”.
Il pregio di questa quarta (in 450 anni!) edizione italiana del Catechismo, oltre al prezioso apparato iconografico, consiste nel commento con cui il prof. Ricca accompagna ciascuna delle 129 domande e risposte che lo compongono. Diceva il Qohelet che “I libri che si fanno sono troppi / Un meditare intenso / Estenua la carne”. Un rischio che di certo non corre il lettore di questa pubblicazione dal momento che il commento del teologo ˗ lungi dal creare “sofferenza” ˗ regala la soddisfazione che deriva dalla comprensione del testo e dalla consapevolezza della sua adattabilità alla realtà della fede così com’è vissuta ai giorni nostri.
Guido Giampietro
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