Approfondimenti » 02/05/2013
L'errore sulle lapide di Virgilio. Di Aldo Indini
Francesco Lazzaro, divenuto Sindaco di Brindisi nel 1945, fece emergere subito l'impegno di cancellare, il più presto possibile, ogni ricordo del passato periodo fascista.
Fu tale l’accanimento verso ogni segno del fascismo che decise di far cancellare la scritta VII EF. dalla targa di marmo che ricorda la morte del poeta Virgilio.
Avvenne, però, che per eliminare dall’epigrafe la parte in cui si ricordava il periodo fascista, gli operai incaricati cancellarono anche gli ultimi quattro numeri romani (XXIX).
E così l'iscrizione "OTTOBRE MCMXXIX VII EF" divenne "OTTOBRE MCM"
Nessuno ha mai provveduto a riparare all'errore. Pertanto la data oggi è riportata in numeri romani è il 1900 (MCM), mentre, in realtà, la targa fu apposta nel 1929 (MCMXXIX).
Bruno, Cafiero e la Sciarra segnalarono ripetutamente l’errore al Comune di Brindisi, ma non ottennero alcun risultato. Cafiero racconta che, nel 2002 fu un cittadino inglese ad accorgersi della data sbagliata. Era un turista che aveva deciso di partire da Roma e di percorrere a piedi la via Appia fino a Brindisi. Giunto nella nostra città visitò la casa dove morì il poeta dell’Eneide e si accorse che la targa riportava la data sbagliata.
A Brindisi succede anche questo.
Da un lato si producono sforzi enormi nel tentativo di recuperare la verità storica. Ed io, personalmente ho profuso il mio impegno nelle 10.000 copie dei miei cinque libri sparsi, gratuitamente, in tutta Italia e non solo. Dall'altro, su vari argomenti e periodi, la città rimane ancora arretrata. Con il risultato che i turisti sono più aggiornati dei documenti e restano sbalorditi quando le guide illustrano monumenti i cui riferimenti non corrispondono alle agende in loro possesso.
Brindisi, candidata a capitale Europea della cultura 2019 in quanto antica città ricca di storia, non può rischiare di non comprovare la propria tradizione sol perché qualcuno ha commesso un errore che stentiamo a correggere.
Tutti gli sforzi, gli studi e i progetti culturali hanno poco senso se non si procede ad una revisione storica almeno dei principali monumenti cittadini. In tal senso sarebbe
corretto ammettere che le Colonne Romane rappresentino il termine della navigazione e non della Via Appia. Oggi, nelle enciclopedie e su diverse fonti web si legge la verità (erroneamente ritenute termine della via Appia), ma così non è nella nostra bellissima "Sala della Colonna".
Aldo Indini
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