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Approfondimenti: Brindisi e il divorzio dal progetto Cultura. Di Guido Giampietro



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Approfondimenti » 03/06/2013

Brindisi e il divorzio dal progetto Cultura. Di Guido Giampietro

Qualche sera fa, parcheggiata l’auto in piazza Santa Teresa, mi avviavo verso il Teatro Verdi per assistere a uno degli spettacoli della Rassegna “Attimi di Scena”, quando… Quando ebbi la sensazione di trovarmi in un bosco oscuro pieno di lucciole. Da bambino mi dicevano che se ne acchiappavo una e la mettevo sotto il bicchiere, la mattina dopo ci trovavo una monetina…
Da bambino! Ma da adulto smaliziato ho cercato di guardare meglio. Le lucciole altro non erano che i display di decine, centinaia di telefonini nelle mani nervose di ragazzi in equilibrio sui cornicioni che guardano verso il piazzale Ennio Flacco, seduti sulle panchine e lungo i marciapiedi, assembrati attorno ai motorini, al riparo dell’angelo di Edgardo Simone…

Perché, mi chiesi, questi ragazzi (di sicuro studenti) non vanno al teatro? Non certo per il prezzo del biglietto che, in occasione della Rassegna, è abbordabilissimo. Né piazza Santa Teresa, con quel compulso armeggiare di cellulari, può paragonarsi a una moderna agorà, la piazza greca in cui, nella quotidianità del mercato, si discuteva sul senso della vita. Figuriamoci!
La stragrande maggioranza dei ragazzi non ci va perché le famiglie, la Scuola e il tessuto sociale nel quale vivono non hanno insegnato loro che esistono anche i piaceri dello spirito!

Giorni fa il Ministro per i Beni culturali, il salentino Bray, in occasione dell’inaugurazione del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, così ha concluso: “Se il nostro Paese vuole crescere e creare futuro non può che partire dalla cultura”.

Sono ricorso alle lucciole-telefonini per introdurre l’argomento che, sulla carta stampata e sul web brindisini, sta diventando il tormentone di questa primavera autunnale: la decisione, definita da Domenico Saponaro, “frettolosa e deferente” del sindaco Consales di ritirare la candidatura di Brindisi a Capitale Europea della Cultura per il 2019 e, nel contempo, sostenere quella di Lecce.
Nel primo libro delle Epistole Orazio scrive: “Non stupirsi di nulla è quasi l’unica, la sola cosa, o Numicio, che può fare e conservare felici”. Questo spiega perché io, a Brindisi, felice non lo sarò mai! Perché infatti mi sono stupito moltissimo allorquando l’allora sindaco Mennitti, il 28 gennaio del 2009, nell’avanzare la candidatura di Brindisi, sottolineava che la città “è dotata delle caratteristiche che si richiedono, storico-architettoniche e archeologiche, paesaggistiche e ambientali, sulle quali agisce una politica culturale in via di significativo consolidamento”.
Uno stupore, il mio, giustificato dal fatto che in città, fino a quel momento, la cultura ˗ a meno di sparute nicchie elitarie ˗ era sconosciuta ai più. Insomma qui si respirava un’aria diversa da quella che, a detta di Hosseini Khaled (in “Mille splendidi soli”) esisteva a Herat dove “non si poteva stendere una gamba senza dare una pedata in culo a un poeta…”.

Tuttavia lo stupore si mutò in speranza allorché andò spiegandosi, come vela che si gonfia al vento (il vento della Novità), il programma politico-culturale di Mennitti: rilancio del Teatro Verdi e contestuale creazione della Fondazione; inaugurazione del palazzo Granafei-Nervegna; progetto “Brindisi città d’acqua”; convenzione con il prestigioso Saint Louis College of Music allocato nella bomboniera dell’ex Convento di S. Chiara…
In questo clima di “rinascimento” culturale faceva la sua parte anche la Curia Arcivescovile con un turbinio di costruzioni e ristrutturazioni che riqualificavano il patrimonio immobiliare e artistico della Diocesi e, di riflesso, della città. Un processo che, con la visita pastorale del Santo Padre del giugno 2008, segnava anche il momento di un rinnovamento spirituale.
Poi la flebile speranza anche di una semplice “nomination” al concorso europeo è svanita. Probabilmente perché il suo ideatore, per i noti motivi, è stato costretto a passare la mano a Consales. O perché, a detta di Paola Baldassarre, è mancata la connessione tra cultura e rigenerazione urbana. Così come è mancata una pianificazione a lungo termine e la creazione di un comitato scientifico in grado di ottimizzare un progetto così ambizioso.

Da queste stesse colonne, giorni fa, ho lanciato un velato “j’accuse” alla dirigenza dell’Enel basket per non aver osato, per non aver volato alto come le aquile, “accontentandosi” della permanenza in Lega A.
Devo però convenire che è molto sottile la linea di demarcazione tra i propositi troppo ardimentosi e l’oggettiva impossibilità di portarli a buon fine. Tra l’eroe estemporaneo e chi di mestiere fa lo spaccone. Francamente, con una scadenza oramai troppo vicina, sarebbe stato da kamikaze ostinarsi a perseguire un sogno che tanti accadimenti ˗ non ultimo la spending review ˗ avevano reso irrealizzabile.

Nulla da eccepire, dunque, sulla decisione ˗ credo sofferta ˗ di Consales. Qualcosa, invece, avrei da dire sul testimone passato di mano al sindaco di Lecce.
Premetto che la mia non è la pigrizia culturale di chi si chiude a riccio nello spirito del campanilismo di contrada. Però faccio fatica a comprendere questo “endorsement” al sindaco Perrone. Soprattutto alla luce del trattamento ricevuto da Brindisi (a opera di Lecce, ma anche di Taranto) allorché si è parlato di soppressione e accorpamento delle Province!

Un’ultima cosa mi preme sottolineare.
Non vorrei che la discussione sulla rinuncia alla candidatura di Brindisi a Capitale Europea della Cultura finisca per offrire il fianco a una strumentalizzazione politica.
La Cultura non è di Destra né di Sinistra. E nemmeno di Centro!
La Cultura, per usare un termine in voga di questi tempi, dovrebbe appartenere alla politica delle “larghe intese”.

Ben venga dunque il confronto positivo di idee, ma senza alzare i vessilli di parte e i toni di una corretta e democratica discussione.
Pensando esclusivamente al bene della Città e, perché no?, a una futura (e questa volta ben programmata) candidatura al prestigioso riconoscimento.

Guido Giampietro


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