Approfondimenti » 22/06/2013
La storia dell’Idroscalo tra passato e presente. Di Guido Giampietro
La notizia (poco evidenziata dalla stampa locale) di un collegamento con idrovolanti tra Brindisi e alcuni porti adriatici, porta il pensiero (e il cuore) indietro nel tempo, al vecchio Idroscalo “Orazio Pierozzi”.
A quando l’aviatore V. Beonio-Brocchieri così descriveva la città e l’idroporto: “Finalmente ecco Brindisi con il suo grande baluardo feudale e marinaresco; la selva di antenne coi semafori, accesi sul crepuscolo. Città di punta, tutta protesa con i tentacoli nel mare; e quel mastio color sangue vivo che protegge le navi e il bacino dell’idroscalo. Guardata dal cielo pare una città navigante, una prora che si rivolge verso il destino ad oriente…”.
Città navigante, definizione ˗ quella dell’aviatore ˗ molto più incisiva e calzante della stagnante “città d’acqua” affibbiatale ai giorni nostri!
Era il 7 maggio 1924 quando i legali rappresentanti della Società Anonima Aero Espresso Italiana stipularono con l’Aeronautica una convenzione per l’esercizio di una linea aerea commerciale tra Italia, Grecia e Turchia, via Brindisi: la prima linea internazionale italiana! L’Aero Espresso ottenne l’uso degli hangar edificati durante la 1^ Guerra Mondiale e il permesso di costruire officine di manutenzione e altri manufatti su “tutta la parte che trovasi a Nord dello scalo di alaggio in località Fontanelle”.
La cerimonia inaugurale del volo si svolse il mattino dell’1 agosto 1926. Ai discorsi di rito delle autorità intervenute seguì il dono del gagliardetto della città da parte del sindaco Giannelli al comandante Maddalena. Alle ore nove precise un idrovolante SIAI Marchetti S 55C decollò dalle acque del porto interno, tra gli applausi della folla che gremiva le banchine e le sponde del canale Pigonati.
Nel 1930 l’AEI introdusse una nuova linea commerciale per Rodi e nel 1931 arrivarono anche le prime compagnie aeree straniere. La Imperial Airways, infatti, nel 1933 inserì lo scalo di Brindisi nella linea Londra-Calcutta, prolungata poi fino a Singapore.
Gli anni che precedettero il 2° conflitto mondiale segnarono la massima attività operativa dell’Idroscalo. Ci furono collegamenti tra Trieste e Brindisi, con scali a Durazzo, Lagosta, Zara, Lussino e Pola. Voli da Brindisi a Valona e Santiquaranta, e un Roma-Brindisi-Tirana-Salonicco. Fin quando l’Ala Littoria (la compagnia di bandiera prima dell’avvento dell’Alitalia), subentrata a tutte le compagnie preesistenti, non gestì direttamente le linee Brindisi-Roma, Trieste-Brindisi, Roma-Brindisi-Rodi, Roma-Brindisi-Tirana-Salonicco, Brindisi-Atene-Rodi-Haifa e la Roma-Brindisi-Bagdad.
L’attività civile dell’Idroscalo fu totalmente sospesa nel settembre 1943. Questa è la storia esaltante dell’Idroscalo civile. Una storia che si aggiunge a quella dell’Idroscalo militare che ha visto operare a Brindisi, oltre al Tenente di Vascello Orazio Pierozzi, soprannominato “l’asso del mare”, le glorie della giovane Aeronautica: Umberto Maddalena e Francesco De Pinedo. Ma anche tutti gli altri aviatori, sconosciuti gregari che si prodigarono al massimo, contribuendo in modo determinante alla vittoria finale nella Grande Guerra.
Ora, dopo il silenzio di decenni rotto solo da qualche timido tentativo, il Progetto “ADRI – SEAPLANES” si propone di riprendere i voli nelle vicinanze dello specchio d’acqua del vecchio Idroscalo. In che modo? Il Progetto è finalizzato a creare le migliori condizioni per la messa a punto di collegamenti con un sistema di idrovolanti. Le zone adriatiche di Italia, Grecia, Albania, Croazia e Montenegro, infatti, anche se molto vicine in termini di miglia nautiche, sono legate solo attraverso il sistema marittimo (Brindisi un po’ meno delle altre…) e non da collegamenti aerei diretti. Questa condizione consente il raggiungimento dei Paesi interessati con una notevole perdita di tempo, situazione che pregiudica la creazione di relazioni economiche stabili.
Da qui la costituzione di un Partenariato tra l’Autorità Portuale di Brindisi, la Provincia di Teramo (capofila), il porto di Bar, la Prefettura di Corfù, la Regione Puglia, il porto di Valona, l’Autorità Portuale di Pula e l’Enav (l’Ente Nazionale di Assistenza al Volo).
L’aspetto più interessante del Progetto, dunque, è quello di mettere in rete l’Italia (Giulianova e Brindisi) con gli Stati balcanici che stanno entrando in Europa e diventeranno beneficiari di linee di finanziamento che noi non avremo più. Lavorare con loro, perciò, significa rimanere dentro questa rete progettuale che continuerà ad avere un accesso privilegiato ai fondi dell’Europa. Si tratta del secondo esperimento di questo tipo, dopo quello del 2007.
Tutto sembra chiaro: nelle prime due settimane di luglio, in via sperimentale, sono previsti quattro voli, ognuno per un massimo di nove persone, sulla tratta Brindisi-Giulianova-Bar. Poi, una volta avviato il servizio, potrà essere aggiunto anche il collegamento con Corfù.
Peccato che a tutt’oggi, a parte il pontile galleggiante quasi ultimato tra la diga di Punta Riso e il porticciolo turistico, non si abbiano altre notizie su questi collegamenti. Per esempio, non è dato conoscere quale sia il tipo di idrovolante che verrà impiegato: un Hari Seldon-Flickr, o un Dornier 228 versione idro, oppure un De Havilland DHC-6 Twin otter…? E sull’home page del sito ANDRISEAPLANES, a parte una panoramica sulle località interessate, a distanza di una decina di giorni dall’inizio del servizio, non sono ancora schedulati i voli, né i costi dei passaggi, né le eventuali offerte. E anche sul sito dell’Autorità Portuale di Brindisi le ricerche non hanno dato esito alcuno.
L’unico punto fermo, in tutta questa incertezza, è il nostro mare che, come solo lui sa fare, attende. Con la pazienza millenaria che lo contraddistingue, attende che a solcarlo siano le navi e, perché no?, i galleggianti degli idrovolanti. L’importante è che qualcuno e qualcosa smuova le sue acque, facendogli riprendere la naturale missione di ponte verso l’Oriente.
Guido Giampietro
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