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Approfondimenti: Lo stemma "Ad Erculis Columnas". Di Aldo Indini



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Approfondimenti » 25/06/2013

Lo stemma "Ad Erculis Columnas". Di Aldo Indini

Di seguito riportiamo integralmente una nota inviata dal Comm. Aldo Indini alla Dott.ssa Angela Marinazzo (Soprintendente Onorario del Museo Provinciale), a Mimmo Consales (Sindaco di Brindisi), al Dott. Luigi Larocca (Soprintendente per i Beni Archeologici) e all'Amm. Pasquale Guerra (Comando Presidio Militare Castello di Terra).

OGGETTO: Lo stemma marmorio “Ad Erculis Columnas”

Tra i vari interventi per il ritorno a Brindisi della statua dell’Ercole Brindisino, il Suo intervento, ha richiamato il grande valore per la memoria storica sulla leggenda che racconta che Brindisi è stata fondata da Brento (denominatore della città) figlio di Ercole, questo basta per capire quanto questo reperto appartenga alla città.
Primo stemma della Città di Brindisi in marmo, con scritta Ad Erculis Columnas, e quello che Ferdinando d’Aragona nel 1496 dispose che venisse posta sovrastante le due colonne, rappresentanti lo stemma di Brindisi, la corona di dignità regale.
Come ci riferisce il Camassa sulla “Romanità di Brindisi”, fu allora scritto il seguente distico:

STEMMA BRUNDUSII
MARMOR GEMINAEQUE COLUMNAE
DOMUS ARAGONIAE CLORIA PRIMA SUMUS

Noi marmoree colonne gemelle formanti lo stemma di Brindisi siamo la prima gloria della casa d’ Aragona

Detto stemma, sotto il regno di Carlo II venne inserito sulla cortina adiacente la Porta Mesagne, in un periodo successivo, non se ne conoscono le ragioni,venne tolto e perdute le tracce.
Ritrovato nel 1972, da parte dell’Amm. Fadda, nel Castello di Terra, sede del Comando Marina Militare, tra un cumolo di reperti, ripulito lo fece murare sul fabbricato del corpo di guardia a vista dalla pubblica strada, ove ancor oggi è visibile.
Dott.ssa Marinazzo, il Suo intervento mi rammenta l’antico quadro che riporta l’iscrizione dello storico Ortensio De Leo, zio dell’Arcivescovo Annibale De Leo, che rappresenta l’Ercole Brindisino con clava e la leontè, venne donato dal Comune nel 1952 alla Biblioteca Provinciale e da alcuni anni trasferito presso codesto Museo Provinciale nel quale si legge, dalla traduzione latina:

Il simulacro di marmo bianco di Ercole patrono, pio Genitore dell’eroe Brento, che diede il nome alla città di Brindisi, casualmente scavato il 7 ottobre 1762 nel Largo di S. Paolo insieme con un mucchio di monete d’argento di Augusti ed Auguste, data la sua vetustà, per ordine del Re Ferdinando IV fu trasportato a Napoli e deposto nel suo museo. L’Ordine e il Popolo brindisini, perché fosse conservato alla patria il ricordo di quel precarissimo monu mento della sua antichità, pubblicamente decretò che fosse riprodotto col pennello e conservato nella sala delle radunanze decurionali.
L’allora Sindico Palma Stefano mostrò più attenzione nel ritrovato tesoro consistente in bauletti ricolmi di monete, scavato insieme al simulacro dell’Ercole, che il trasferimento della statua nel museo di Napoli.
Sono convinto che il sig. Sindaco Consales valuterà la possibilità di eventuale recupero dello stemma marmoreo da esporre nella “Sala della Colonna” nel palazzo Grafei, o da assegnare a codesto Museo da inserire nella “sala del simulacro” o nella impossibilità di rimuoverlo, una lapide posta a fianco lo stemma sul posto di guardia del “Castello di Terra”, che ne ricordi la storia.

Distinti saluti
Comm. Aldo Indini
Appassionato di storia locale


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