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Approfondimenti: Il principio di sussidiarietà. Di Iacopina Mariolo



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Approfondimenti » 25/06/2013

Il principio di sussidiarietà. Di Iacopina Mariolo

Viviamo in un contesto ove la sussidiarietà ed il principio relativo (principio di sussidiarietà) non hanno trovato la piena applicazione a cui era lecito auspicare prevedendo per la nostra società il giusto cammino evolutivo.
Frutto della sintesi ottimale fra welfare, economia ed approccio umano/ esistenziale, il principio di sussidiarietà compare ed è regolato dall’articolo118 della Costituzione italiana e trova spazio in una legge di intervento sociale, la legge quadro 328/2000.
Proposta di approccio integrato che al suo interno prevede i cosiddetti “piani di zona”, ha nell’obiettivo del legislatore la possibilità di coniugare l’intervento con la promozione delle risorse sociali, umane ed in un certo verso anche economiche, prevedendo al suo interno un motus proprio per i vari interventi , non più universali (vedi le leggi precedenti di intervento sociale) ma calati in un contesto di riferimento specifico (fattori sociali, economici , disagio e richiesta di interventi di sostegno).
L'articolo 118 citato della Costituzione, prevede che "Stato, Regioni, Province, Città Metropolitane e Comuni favoriscono l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà".
Il principio implica che le istituzioni realizzino le condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello svolgimento della loro attività per il bene comune: qualora l’istituzione debba intervenire per una necessità o problema emergente, , tale apporto deve essere temporaneo e volto non appena possibile a restituire l'autonomia e la responsabilità dell’azione al segmento sociale a cui è rivolto.
In sintesi il principio di sussidiarietà dovrebbe essere volto alla promozione delle risorse individuali, sociali ed economiche grazie all’aiuto ed all’intervento congiunto delle parti che entrano in causa in una particolare problematica emergente.
Le esperienze ormai ampiamente collaudate di cittadinanza attiva, di cittadini che applicano il principio di sussidiarietà prendendosi cura dei beni comuni, motivati non dall’interesse privato ma da quello generale, in maniera solidale e responsabile, hanno segnato il passo nella evoluzione dell’ultimo decennio.
Oggi, sopraffatti dalle ombre e dai fantasmi della crisi socioeconomica, con il taglio dei fondi destinati al welfare, assistiamo purtroppo ad una chiusura involutiva in favore dell’individualismo proprietario e ad un abbandono del percorso di solidarietà fin qui intrapreso.

Sarebbe da chiedersi che fine abbia fatto non solo il principio, ma la morale ispiratrice , il senso etico che racchiude in sé, in una società sempre più individualista , privatistica ed egocentrica come la nostra.
Se i nostri condomìni , gli ambienti di lavoro, la società in genere pullulano di conflitti esacerbati all’insegna della distruzione dell’altro al solo fine del conseguimento del proprio interesse; se viviamo in un clima di sospetto e di reciprocità di odi ed aggressioni, la conclusione è una sola: se alcuni nostri comportamenti sono ancora improntati a manifestazioni di vero e proprio cannibalismo, abbiamo imboccato un sentiero regressivo che fa di noi l’opposto degli esseri civilizzati e dotati di quelle caratteristiche legate all’appartenenza alla specie degli homo Sapiens alla luce di una evoluzione durata 200.000 anni circa (in tale epoca fa la comparsa la specie sapiens).
A coloro che professano le varie religioni, ricordo che ad esempio il Padre nostro ha come versetto primario e significativo il "rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori" che indica come la strada della reciprocità e della conciliazione fra il dare e l’avere sia un importante passo verso la possibilità di ottenere il pane quotidiano e la liberazione dai peccati (dagli errori).
Quali soluzioni? Non perdiamo l’autocritica, quel senso di valutazione dei nostri comportamenti che segue la logica umanistica dell’esistenza (e dell’esistente), insegniamo ai piccoli il giusto senso della reciprocità delle azioni e della misura umana.
E non pensiamo per un solo istante che non ne valga la pena!
Per superare l’oscurantismo dobbiamo credere che possa tornare la luce e ciò malgrado le apparenze o quanto affermano i molti.
Nessuno di noi (speriamo) vorrebbe regredire ai comportamenti dell’australopiteco!

Iacopina Mariolo


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