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Approfondimenti: Il Pincio a Brindisi… Di Guido Giampietro



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Approfondimenti » 29/06/2013

Il Pincio a Brindisi… Di Guido Giampietro

Nei giorni scorsi sono tornato al Parco XIX Maggio. Il pomeriggio dell’inaugurazione, infatti ˗ tra la calura impietosa, la compiaciuta passerella dei discorsi ufficiali, e la fiumana di gente reduce dal gioioso attraversamento della Città Proibita della Marina Militare ˗ quel luogo me l’ero goduto poco.
Da subito mi sono trovato immerso in un paesaggio da sogno: una tavolozza di colori fantastici, i profumi acerbi d’una mattina d’inizio estate, gli “interminati spazi” e i “sovrumani silenzi” rotti dal cinguettio di uccelli invisibili. È stata, insomma, una sorta di purificazione dalle scorie infette della quotidianità.

Ecco cosa può essere un bel paesaggio, mi sono detto.
Un’immensità che tutto accoglie e in cui il pensiero, come dice Leopardi, dolcemente può naufragare. Il paesaggio come lingua degli occhi. Se poi si considera che è immerso nel cuore della città, questo parco assume addirittura i contorni d’una magia.
Tanto per fare un esempio, la magia d’un saluto ai giorni nostri perduto e lì miracolosamente ritrovato. Infatti il popolo dei patiti del jogging ˗ da quello sportivo dei giovani, a quello misurato degli anziani, al chiacchierato delle signore ˗ saluta nel passarti accanto. Lo stesso fa, staccando appena la mano dal manubrio, chi i chilometri li macina pedalando. Per non parlare poi dei bambini. Salutano tutti, sottovoce, ma salutano. Come mai? Eppure è la stessa umanità che s’incontra in città. Quella che cammina a testa bassa, che ti spintona senza profferire parola, che mugugna dall’altra parte del vetro d’uno sportello pubblico.

Poi, in lontananza, il brusio di un motore. Oddio!, pensi, sono stato un po’ troppo precipitoso negli apprezzamenti per questa pace elegiaca.
Invece, a guardare bene, è il linguaggio di due decespugliatori che rifilano i contorni d’una siepe lunga quanto la muraglia cinese. Dunque i giardinieri ci sono, e quel momentaneo disturbo della quiete è il prezzo ˗ minimo ˗ da pagare perché il luogo non s’inselvatichisca. Perché continui a offrire un’ordinata bellezza agli occhi e un salutare ristoro allo spirito.

Quello che manca, purtroppo, sono le panchine. Ma anche questo era stato proclamato il giorno del taglio del nastro: saranno sistemate appena le finanze comunali lo consentiranno, insieme alle giostre per i bambini, alla planimetria dell’area, alla cartellonistica con i nomi scientifici di piante e arbusti...
D’accordo. Intanto, però, gli anziani sono costretti a guadagnare l’uscita, anche perché l’ubicazione dei servizi igienici assomiglia tanto a quella delle oasi nel deserto.
Mentre alla restante parte dei frequentatori la mancanza di sedili toglie il piacere della lettura.
Perché i parchi, oltre a far respirare aria salubre, servono anche a questo: a mantenersi al passo, grazie ai giornali, con i frenetici accadimenti dei giorni nostri. O a misurarsi con le idee degli scrittori contemporanei. Oppure, come auspicava Cartesio, a conversare con gli uomini migliori dei secoli andati.

È a questo punto che giunge la folgorazione!
Se non è il Central Park di New York (di cui pure s’è parlato) il giusto accostamento per il nostro parco, può divenirlo Villa Borghese con i suoi giardini all’italiana, le ampie aree di stile inglese, le fontane e, soprattutto, il Pincio. Fatte salve, naturalmente, le differenze dovute ai suggestivi scorci prospettici di quella terrazza unica al mondo.
Così, con la mente rivolta al Pincio, penso alla possibile sistemazione, lungo i viali e i camminamenti del parco, dei busti (tutti in pietra leccese) degli uomini illustri. Anche perché ˗ non è un mistero ˗ le statue, in città, costituiscono una merce veramente rara!
Quanto ai soggetti ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Il mondo intero, negli ultimi due millenni, è transitato da Brindisi per motivi di pace o di guerra.
Solo a titolo indicativo (ché l’elenco sarebbe molto lungo) si possono citare Cesare, Pompeo, Appio Claudio, Cicerone, Traiano, Virgilio, Aulo Gellio, Plinio, Tacito, Quinto Ennio, Federico II di Svevia e la sua Isabella di Brienne... Ma anche i brindisini doc quali Marco Pacuvio, San Lorenzo, Margarito, Annibale De Leo, Pasquale Camassa, Giovanni Tarantini, Edgardo Simone, Giustino Durano… Per non parlare dei viaggiatori e ospiti illustri quali Rimbaud, Tagore, Kavafis, Ungaretti, Gandhi, Vittorio Emanuele III, Benedetto XVI…

Ove si riuscisse, nel tempo, a realizzare questo percorso virtuoso sarebbero soprattutto i bambini ad avvantaggiarsene perché al diletto dei giochi aggiungerebbero quello delle menti.
Per gli adulti, invece, sarebbe scongiurato il monito di Edmond Burke: “Coloro che non hanno riguardi per i propri antenati non possono averne per i propri posteri”.

Guido Giampietro


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