Approfondimenti » 09/08/2013
Intorno al Ceglie Food Festival. Di Pino De Luca
Si è colorata di mille e una tinta la vicenda del Ceglie Food Festival. Come sempre accade quando le vicende territoriali coinvolgono scelte politiche ed esigenze di business si intersecano innumerevoli dendriti dettate da innumerevoli ragioni, non necessariamente tutte pregne di nobiltà.
A colpi d’ascia, e a beneficio di chi ha perduto le puntate precedenti, quello che è accaduto è molto semplice: il turismo è una industria che vale tantissimo per il nostro territorio, il turismo è una industria e come tutte le industrie ha un impatto sociale e civile oltre che economico, se il turismo è valorizzazione del territorio, dei suoi prodotti materiali e immateriali, è ragione di crescita e di sviluppo altrimenti è solo occasione per alcune aziende di fare business, ovviamente assolutamente legittimo e legale, ma che allo scrivente e a qualcun altro non garba per nulla. Le ragioni le spiegammo per tempo: il business del turismo lascia solo macerie del territorio, basta osservare il Kenia o le Maldive. Si arricchiscono le imprese che ci fanno business ma kenioti e maldiviani sempre servi restano.
Il turismo pugliese ha di fronte numerose opzioni (ancora per poco), diventare industria seguendo vocazioni territoriali e sviluppandole e modernizzandole secondo le esigenze dei flussi turistici o farsi terra di rapina per gli shark del turismo da villaggio fotocopia? Noi propendiamo per il primo stradone sapendo che è ispido e faticoso ma porta ad un futuro meraviglioso. Il secondo è da locuste …
Nel luogo sacro del turismo enogastronomico della Messapia il Ceglie Food Festival è stato affidato, con procedure sulle quali non tocca a noi sindacare, ad una azienda e ad una associazione.
Gli strali e i tuoni che hanno oscurato il cielo cegliese derivano dal fatto che gli chef cegliesi sono stati completamente esclusi dalla manifestazione.
Io credo, lo ribadisco, che è stata una pessima pagina scritta sia dalla Amministrazione Comunale che dal movimento enogastronomico cegliese: aprire una divaricazione implica che qualunque barracuda che vive di fondi pubblici si possa fiondare nella riserva e fare strage.
Per inciso sono persuaso che l’azienda aggiudicataria farà una ottima manifestazione e drenerà i fondi con pieno merito, almeno lo si spera. Ma non è questo il punto. Il punto è che il Ceglie Food Festival non può essere un traguardo di un percorso nel quale concentrare la possibilità di drenare denaro ai turisti, ma il punto di partenza di un percorso che faccia ricadere su Ceglie il suo impatto economico e di Brand per i restanti 364 giorni dell’anno, che allo sviluppo del turismo sia associato quello dell’agricoltura, dell’industria della trasformazione, della zootecnia, del caseario e di tutto ciò che intorno a questo ruota.
La situazione adesso è la seguente, per chi non lo avesse compreso: una città intera ha lavorato per un anno per far cogliere i frutti ad una impresa capace di raccoglierli …
Spero che queste parole siano capaci di convincere i maestri dell’enogastronomia cegliese a mettersi insieme affinché, subito dopo il Ceglie Food Festival, si possa giungere ad una sorta di Stati Generali del turismo Cegliese e, approfittando anche della scuola di cucina, ritrovarsi insieme al Sindaco Luigi Caroli a ragionare su una visione organica dell’immenso patrimonio immateriale di Ceglie Messapica nel campo enogastronomico.
Io sono certo, certissimo anche per averlo, come dire, sollecitato e verificato, che il Sindaco non si sottrarrà ad un confronto anche serrato sulle cose da fare per il prossimo anno. Perché sottrarsi a questo confronto sarebbe un danno indicibile non solo a sé stessi ma anche all’intera città e all’intero territorio messapico che, si rammenti, da Ceglie giunge ad Ugento …
Son certo che mi attirerò accuse di provincialismo e di autarchia, in realtà non me ne importa nulla ma dico da subito che dalla mia visione sono idee lontanissime. Tanto lontane che non solo trovo gradevole l’ospitare culture differenti e sperimentazioni anche ardue, ma mi piacerebbe che anche Ceglie fosse in grado di partecipare ai bandi di Venezia, Macerata o Parigi e come chef di altre realtà possono far valere la loro competenza al Ceglie Food Festival possa accadere anche il contrario. Non per nulla: in tema di conoscenze, capacità e competenze la nostra figura positiva la possiamo fare ovunque.
Attendo risposte, con osservanza pino de luca (goloso).
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