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Approfondimenti: C’è bisogno dei City Angels? Di Guido Giampietro



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Approfondimenti » 09/03/2013

C’è bisogno dei City Angels? Di Guido Giampietro

In padania (con la lettera minuscola!, non si tratta d’un refuso) le avevano chiamate col termine vagamente militaresco di “ronde”. E mentre ancora si discuteva sulla foggia delle uniformi (sul colore non ci sono stati mai dubbi di sorta) e l’armamentario di cui dotarle, giungeva dagli Stati Uniti la moda delle “sentinelle” che lì avevano battezzato neighbourhood watch. Termine che designa un rapporto di collaborazione tra le autorità e cittadini che segnalano tempestivamente alle forze di polizia movimenti sospetti di auto e persone sconosciute che incutono sentimenti di allarme.
Va subito detto che in Italia “ronde” e “sentinelle” sono fallite perché sovraccaricate di troppi significati ideologici. Così com’erano state concepite assomigliavano a un rito presenzialista completamente diverso dagli scopi di sicurezza che si erano prefissati. In aggiunta a un innegabile rigurgito forcaiolo c’era sempre il rischio concreto che cittadini, anche se muniti d’un semplice telefono, trovassero finalmente lo sfogo per un’attività delatoria di massa intrecciando, in questa iniziativa, rancori di vicinato, vendette di ex amanti, risentimenti di condomini, beghe di colleghi di lavoro e chissà quale altre bassezze. Anche se già all’epoca esistevano esempi di cittadini ˗ anziani muniti di pettorina molto visibile ˗ che, senza pose militaresche, spontaneamente spendevano (e spendono tuttora) una parte del loro tempo vigilando sui bambini all’ora dell’entrata e dell’uscita dalla scuola.
In questo clima d’incertezza e con la gente che, come dice Milan Kundera, è “affetta da miopia spirituale” davanti ai casi d’indigenza e sofferenza morale (ancora prima che fisica) vengono alla ribalta i City Angels. È il 1994 quando il giornalista, scrittore e docente Mario Furlan li lancia a Milano. Oggi, a distanza di 17 anni, i City Angels rappresentano una realtà in diciassette città italiane (Roma, Napoli, Torino, Palermo, Salerno, Venezia, Parma, Padova, Messina, Brescia, Verona, Terni, Taranto, Novara, Como, Varese, Cagliari) e a Tuzla, in Bosnia-Erzegovina.
Non si definiscono “ronde” ma volontari ben addestrati che aiutano i più deboli, immigrati, tossicodipendenti, anziani ed emarginati. Rappresentano un gruppo laico, indipendente, multietnico e antirazzista. Hanno un’età compresa tra i 18 e 45 anni e tra di loro ci sono anche donne e immigrati. Benedetto XVI li ha definiti gli “scout del XXI secolo”, mentre per il Presidente Napolitano rappresentano “la parte migliore della nostra società”.
In definitiva questi volontari ˗ in maglietta rossa e casco blu ˗ danno il buon esempio ai cittadini incivili (purtroppo in costante aumento), aiutano le vittime della criminalità e della micro - delinquenza, svolgono un presidio nei punti a rischio della città.
Da circa un mese, all’elenco delle città sopra menzionate, si è aggiunta Lecce dove, a giudizio del sindaco Perrone, il contributo dei City Angels sarà “importante in una città che sta vivendo una grossa trasformazione”. Naturalmente una realtà di questo genere (sono dieci i volontari che operano sul territorio) ha bisogno d’un supporto logistico. Così, oltre all’iniziativa promossa dall’Università del Salento, la Provincia ha assicurata una casa e il Comune ha dichiarato la propria disponibilità a una stretta collaborazione.
E Furlan, insediandosi a Lecce, ha tenuto a precisare che “come in tutte le città noi siamo angeli di strada.
Quando vai sulla strada e ci vedi, noi siamo degli amici per le piccole grandi emergenze quotidiane. Ti siamo accanto se sei una donna e hai paura di fare brutti incontri mentre torni a casa. Se sei un senzatetto e hai bisogno di assistenza siamo a disposizione, così come ci mettiamo al servizio del turista che chiede informazioni. Ma facciamo anche un’opera di prevenzione della criminalità, per cui se c’è qualcuno che sta facendo del male a qualcun altro, non ci voltiamo dall’altra parte, ma interveniamo”.
La prima cosa cui ho pensato dopo aver letto la notizia di cronaca è stata: bene!, una volta tanto Brindisi non si trova tra le città a rischio, quelle per le quali si muove Furlan con i suoi angeli di strada (da persona allergica agli anglismi sono più portato all’utilizzo di questa espressione). Mi ero quasi convinto di questa spiegazione allorché, come un nugolo di api infastidite, mi sono tornati alla mente i tanti episodi di “nera” cittadina verificatisi negli ultimi tempi: furti negli appartamenti, incendi d’auto, rapine a tabaccherie e negozi, assalti a concessionarie, scippi a pensionati, sacrileghe asportazioni di offerte, vandalismi ad arredi urbani e beni architettonici, bombe e colpi di pistola sparacchiati a mo’ d’intimidazione o per un mirato tiro a segno. Insomma un’infinita serie di fenomeni di micro-delinquenza (micro…?) che le istituzioni cercano di minimizzare per evitare allarmismi.
Oltre a questo scenario ˗ di per sé già sufficiente per inserire di diritto Brindisi tra le città a rischio ˗ mi sovviene il recente “giallo” di Partout, un bellissimo cavallo di razza shire e dagli occhioni dolci, grazie al quale e a un pittoresco carro due coniugi olandesi sono partiti alla volta di Gerusalemme. Ma come?, mi sono chiesto. Dopo avere attraversato al piccolo trotto mezza Europa e l’Italia in tutta la sua lunghezza ed aver deciso di salpare da qui per l’Oriente (e non da Bari o Otranto…) proprio a Brindisi doveva “sparire” il cavallo? Che vergogna! Meno male che, per la solerzia e il fiuto degli agenti della Sezione volanti, Partout è stato ritrovato e restituito alla coppia che ha così potuto riprendere l’insolito pellegrinaggio. Un episodio, questo, che la dice tutta sullo stato di pericolosità (anche per gli animali!) del nostro territorio.
E allora perché Furlan non manda anche a Brindisi i suoi preziosi volontari? Probabilmente perché, come in tutte le cose italiche, occorre una raccomandazione o, quanto meno una segnalazione che caldeggi l’intervento e spieghi come, con tutta la buona volontà, la Caritas diocesana e le altre associazioni di volontariato non possono farcela a fronteggiare da sole l’emergenza. Anche perché il Carabiniere e il Poliziotto di quartiere (obiettivamente non molto “visibili” sul territorio) o sono in numero inferiore alle necessità o sono stati riassorbiti nei prioritari compiti istituzionali contro una criminalità organizzata mai completamente domata.
“Mondo sii buono; esisti buonamente” invoca il grande poeta Zanzotto recentemente scomparso. Quante volte ˗ guardando l’orrido che si spalanca sotto i nostri piedi ˗ non l’abbiamo fatta anche noi questa preghiera? Perché è proprio nei momenti difficili come gli attuali che può venirci incontro la parola consolatrice dei poeti. Certo sarebbe ancora meglio se, in questo caso, fosse affiancata dall’aiuto silenzioso e disinteressato degli angeli di strada…

Guido Giampietro


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