Approfondimenti » 12/10/2013
Non volete farlo? Ditelo!!! di Guido Giampietro
“Abbasso tutti!”, così era scritto a carboncino sotto la testata de “L’Uomo Qualunque” di Guglielmo Giannini. Nella sua breve autobiografia Giannini concludeva: «Io sono quello che non crede più a niente e a nessuno».
Naturalmente non sono un qualunquista, ma quelle parole del Giannini le faccio mie quando mi accingo a parlare del PalaPentassuglia, già PalaMasseriola, già PalaEventi... Perché?
Perché non se ne può più di tutto questo chiacchiericcio inutile e fine a se stesso.
Perché è ora di smetterla di prendere in giro i tifosi.
Perché bisogna avere rispetto anche di chi segue la Stampa e le Televisioni locali.
“O vergogna, dov’è il tuo rossore?” fa dire Shakespeare ad Amleto. E la stessa domanda rivolgo ai nostri affabili Amministratori (e anche a una certa parte della Stampa). Non provate vergogna ˗ un sentimento umano che dimostra, se non altro, che si è vivi! ˗ a tirare fuori sempre gli stessi argomenti oziosi e viziosi (nella forma e nella sostanza!) contro la costruzione ex novo di un Palazzetto degno di questo nome e finanche contro la ristrutturazione di quello esistente?
Solo quando si tratta di dare una casa decente a una Società che ci ha portato ai vertici (l’Olimpo lasciamolo stare: è tutt’altra cosa) del basket nazionale vi ricordate del “problema abitativo o della riqualificazione dei quartieri periferici”?
Solo quando si accenna a quei maledetti cinque milioni (un tempo erano dieci!) vi vengono in mente tante belle idee che riguardano il sociale e il benessere dei cittadini?
Riuscite almeno a capire che solo questo sport “schizzato” (a causa della velocità, della fantasia degli schemi, del volo stellare di un alley up, della magia di tiri che sembrano guidati da mani di angeli) può svegliare dal torpore una bella addormentata come Brindisi? Addormentata proprio da voi, dopo averle fatto addentare la mela avvelenata del “tiriamo-a-campare”, del “pensiamo-all’oggi-che-poi-si-vedrà”, del “facite-ammuina”?
Io c’ero quando l’allora sindaco Mennitti, pressato da una realtà evidente perfino agli occhi di un cieco, cominciò a promettere fornendo, via via, indicazioni sempre più precise e tirando fuori dal cappello dieci milioni di euro da destinare tutti e solo alla costruzione di un Palazzetto degno di questo nome. Di un Palazzetto dove non piovesse sugli spalti facendoci ridere addosso dall’Italia del basket che conta…
Io c’ero quando, in occasione della promozione in Lega A, il sindaco Consales ˗ prendendo in consegna misteriose carte dalle mani del patron Ferrarese ˗ annunciò pubblicamente che di lì a pochi giorni sarebbe stata approvata una delibera avente per oggetto la costruzione di un Palazzetto che, seppure diverso dal PalaEventi di Mennitti, avrebbe risolto tutti i vergognosi problemi rappresentati incolpevolmente da una struttura con tanti, troppi anni sulle spalle. E che la nuova costruzione, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe stata pronta per l’inizio della stagione sportiva 2013-2014…
Io c’ero quando certa Stampa, tenendo bordone ai politici, ha sbandierato progetti di avveniristiche strutture degne di archistar del calibro di Santiago Calatrava, Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Zaha Hadid… E noi tifosi a sognare, a gonfiare il petto come tacchini pensando che quell’opera l’avremmo esibita con orgoglio affrancandoci finalmente dai lazzi piovutici addosso dalle tifoserie ospiti non avvezze a spettacoli da terzo mondo sportivo!
Io c’ero quando Consales, abbandonando per cinque-minuti-cinque il suo posto di padrone pro tempore del palazzetto, andò a mischiarsi ai ragazzi della curva Sud. Quelli che vivono di pane, basket e amori giovanili. Quelli che macinano centinaia di chilometri ogni quindici giorni solo per lanciare sui parquet degli avversari il grido “Forza Brindisi”.
Io c’ero anche alcune sere fa quando, nella trasmissione Basketlandia di PugliaTv, si è ripetuto stancamente un copione troppe volte recitato. Si è ri-parlato di argomenti che sembravano oramai superati, quale il “project financing”, ovvero il coinvolgimento di privati interessati anche alla gestione della struttura (NON ce ne sono! Lo volete capire sì o no?). E del fatto che gli eventuali lavori legati a queste nuove idee (non un progetto, dunque! Ancora idee…) sulle quali i tecnici comunali stanno lavorando sarebbero cominciati a campionato 2013-14 finito (e non campionato- durante, come eufemisticamente riportato da SenzaColonne in un articolo del 4 ottobre) e sarebbero durati un anno. E che, naturalmente, occorrono sempre i nullaosta preventivi del CONI, i passaggi presso le Commissioni comunali dei Lavori pubblici, del Bilancio, dello Sport... E poi si rendono necessarie nuove delibere. Tante delibere. Perché quelle finora approvate sono state sconfessate come se a farle siano stati dei ragazzini e non dei rappresentanti del popolo sovrano!!!
Tutta questa gente non sta con i piedi per terra. Forse nemmeno con la testa. Io li inviterei a sedersi accanto a me, in tribuna (non alla prima fila del parterre: sarebbe troppo comodo!). Li vorrei vedere avanzare con la circospezione di chi attraversa un campo minato mentre vanno ad occupare il loro posto. Con il pericolo ˗ sempre in agguato ˗ di mettere un piede in fallo sui quei pochi centimetri quadrati concessi alle scarpe degli spettatori e di rovinare sulle file dei sediolini sottostanti. O, rimbalzando sulle teste dei tifosi, di ritrovarsi d’un colpo sul parquet.
È questo il vero problema della SICUREZZA, signori Amministratori. Non quello di aprire un cantiere esterno al Palazzetto per farvi iniziare i lavori durante la stagione agonistica. Perché non mi risulta che sia vietato ai cittadini camminare rasenti la staccionata di un edificio in costruzione e recintato a norma di legge. Se così fosse, infatti, non potremmo più camminare in città...
E mi piacerebbe vederli durante le partite invernali allorché, stante l’assurda vicinanza dei sediolini (una drittata per guadagnare posti, senza pensare però che i tifosi non sono persone anoressiche), il paziente tifoso brindisino è costretto a posare cappotti e giacconi accanto alle proprie scarpe infangate e agli ombrelli gocciolanti. E intanto la temperatura, indipendentemente dalla febbre del tifo, raggiunge a quell’altezza i quaranta gradi centigradi e passa.
Né si può passare sopra le vergognose condizioni riservate a quella trentina di tifosi ospiti… O a quelle, altrettanto disdicevoli, che un angusto spazio concede alla stampa locale e non. Altro che postazioni con connessioni Internet. Vergogna!
E sul Nuovo Quotidiano di Brindisi del 9 ottobre un qualificato Rappresentante del Comune si chiede a chi possa servire un palazzetto di 6-7 mila posti se già quello esistente di 3800 (sic!) circa “esaurisce le necessità della nostra maggiore squadra di basket”.
Tralascio ogni ulteriore considerazione sull’impossibilità di raggiungere agevolmente il posto di ristorazione ed i servizi igienici. E sulle condizioni appena sufficienti degli spogliatoi.
Che cosa mi riprometto con questo articolo-sfogo? Che i tifosi della New Basket Brindisi (volutamente non parlo di Enel Basket per non aggiungere polemiche a polemiche…) vengano lasciati in pace. Che finiscano queste comparsate televisive di chi cerca visibilità senza rendersi conto di quello che va blaterando. Che la stessa Stampa discerna le notizie vere da quelle che vere non sono.
Se ci si rifiuta di riconoscere al movimento cestistico brindisino una valenza che va ben oltre il semplice tifo... Se non si ha memoria delle storiche partite giocate all’esterno della palestra ex Galiano, tra uno scroscio e l’altro dei temporali... Se non si sono vissuti gli storici derby tra Libertas ed Assi... Se non si ricorda la magia del primo campionato di A1…
Se questa è la realtà, allora hanno ragione gli Amministratori a minimizzare tutto e a tirare il can per l’aia.
Se in questi anni più recenti non si è ancora compreso che la presenza di una squadra di basket nel massimo campionato nazionale rappresenta un bene comune da difendere, non è più il caso di sprecare del tempo sull’argomento.
Se non si comprende che attorno a questo movimento (ove si potesse disporre di un palazzetto all’altezza della situazione) ruoterebbe, oltre all’indotto locale (alberghiero, ristorazione, turismo in senso lato, ecc), l’interesse delle Province limitrofe e dell’intera Regione (come avviene per la squadra del Sassari!) non appare il caso d’insistere ancora.
Se sfugge il particolare che il palazzetto, in assenza di altre strutture idonee, potrebbe accogliere manifestazioni che esulano dagli incontri di basket, vuole dire che la visuale di chi continua a mettere paletti è seriamente limitata. E che le obiezioni “sociali” sono solo pretestuose e di facciata!
E allora, che si fa di tutto questo parlare? Niente, assolutamente niente!
A questo punto non rimane che dire: signori tuttologi, Amministratori e non, ignorateci! Il campionato è alle porte. Domenica 13 ottobre giunge al PalaElio l’EA7 Emporio Armani Milano! No, se non amate il basket non potete capire cosa rappresenti la gloriosa Olimpia Milano per la pallacanestro nazionale ed europea. Noi tifosi staremo appollaiati su quegli angusti e pericolosi spalti, suderemo e lanceremo i nostri cuori sul parquet per dare ai nostri giocatori la marcia in più dell’entusiasmo, l’unica di cui possiamo disporre per contrastare la realtà (purtroppo!) delle sponsorizzazioni stellari. Per favore, ve lo chiedo senza acredine, da amico: lavorate ˗ se lo credete ˗ a tutti i progetti di questo mondo per il palazzetto del futuro. Senza coinvolgerci, però... Lasciateci in pace perché, da domenica, noi abbiamo cose più serie a cui pensare!
Guido Giampietro
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