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Approfondimenti: Halloween sì… Halloween no. Di Guido Giampietro



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Approfondimenti » 25/10/2013

Halloween sì… Halloween no. Di Guido Giampietro

Nel momento dell’anno in cui muoiono le foglie, scendono le nebbie, la prima brina spezza i rami degli alberi, i campi sembrano destinati a non dare più frutti e il calendario rende omaggio ai defunti, si inserisce un breve carnevale autunnale: quello di Halloween.
Così, anche quest’anno, le strade delle nostre città si preparano a essere invase da zucche, scheletri, streghe, zombie, gatti neri e tutto un armamentario un po’ kitsch.

Viene spontaneo chiedersi perché una ricorrenza che abbiamo importato da qualche tempo dagli Stati Uniti, e che ha poco a che fare con la tradizione italiana, debba prendere così tanto il sopravvento sulle nostre tradizioni e sulle credenze religiose da cui traggono origine e forza.
Non si rischia così di dimenticare il vero significato del giorno dei Santi e dei Morti a favore di un modo di celebrarli che non appartiene al nostro mondo e alla nostra cultura?
È questo il punto.
Siamo proprio sicuri che questi carnascialeschi festeggiamenti non ci appartengano? Che nel nostro vecchio Continente e perfino nella cara Italia non ci siano usanze più vicine a quelle americane che alle nostre convinzioni un po’ datate?

Halloween ˗ non dimentichiamolo ˗ è una festa di origine celtica che si celebra nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre e significa “All hallows Eve”, vigilia di tutti i Santi. È divenuta popolare e ha avuto la sorte di altre festività, più o meno tradizionali, che si prestano ad essere sfruttate commercialmente.
È accaduto del Natale, quando l’albero ha soppiantato il presepe e San Nicola (Santa Klaus) è diventato più noto ˗ come benefattore dei bambini ˗ di un altro personaggio popolare, la Befana. È accaduto del giorno di San Valentino che celebra l’amore romantico e risale forse all’Alto Medioevo, ridotto oggi al ridicolo smercio di cuoricini di cioccolata. È accaduto con la festa della mamma, del papà, dei nonni, degli zii… Probabilmente, tra non molto, accadrà anche con quella delle badanti che, nelle nostre famiglie, hanno assunto un ruolo oramai insostituibile.
Quando una festa tradizionale acquista una certa popolarità e incrocia la società dei consumi, il grande bazar mondiale, popolato da artigiani, pasticcieri e piccoli fabbricanti di giocattoli, coglie l’occasione e la trasforma in un evento mondano privo di qualsiasi connotazione religiosa. E, a questo punto, resistere a queste mode è una battaglia perduta in partenza.

«A poco a poco ˗ dice lo scrittore Mauro Covacich ˗ tutto ciò che senza posa continuiamo a produrre, ha occupato l’orizzonte, appesantito il cielo, ridotto il cilindro dello spazio individuale e, di conseguenza, l’ossigeno delle nostre relazioni. Cos’è questo boccheggiare, quest’asfissia sentimentale? Ci siamo circondati di beni ed essi alla fine ci hanno sopraffatto. Che ne è del Bene, del nostro Bene?».
Questo, purtroppo, è il consumismo che ha pittato di colori sgargianti e accattivanti la nostra vita svuotandola, però, dei valori che, pure in assenza di colori, le conferivano dignità! Ma, tornando ad Halloween, siamo proprio certi che l’abitudine di festeggiare sguaiatamente i Santi e i Morti sia una novità importata dall’altra sponda dell’Atlantico?
Basterebbe vedere “Que viva Mexico!”, il grande film incompiuto girato da Sergej Ejzenstejn all’inizio degli anni Trenta, per constatare che il giorno dei morti, a sud del Rio Grande, è una festa chiassosa popolata da scheletri di tutte le dimensioni.
Fra le popolazioni ortodosse della penisola balcanica, invece, è un’occasione per banchettare intorno alle tombe dei defunti. Mentre in Irlanda la veglia in onore del defunto (“wake”) termina spesso con una sbornia generale.

E in Italia?
Anche da noi, prima che la Chiesa moderna cercasse d’instaurare costumi più severi, questa festività religiosa era, quasi ovunque, una sorta di carnevale. Carlo Dossi, uno scrittore milanese morto nel 1910, nelle sue “Note azzurre” scrisse che a Milano, durante il “carnevaletto dei morti”, il 2 novembre, i “fopponat” (i visitatori del “foppon”, parola milanese che sta per camposanto), “vanno ad ubriacarsi nelle vicine osterie”.
A Roma, invece, la festa durava otto giorni e gli amanti si scambiavano un “ossetto de morto”, un dolce di marzapane in forma di tibia, mentre sulla Scala Santa di San Giovanni in Laterano “si vestono gli scheletri da monache e frati con le torce in mano”. E i cibi più frequentemente mangiati in quei giorni erano i ceci e il guanciale di maiale (tempia).
Solo da noi, nel profondo Sud, non si festeggiava Halloween, ma si piangevano i Morti!
Naturalmente anche qui tutto è cambiato e le mamme, in questi giorni, corrono ai supermarket per acquistare i costumi e i macabri accessori per i loro bambini. Nei casi più drammatici si sottopongono esse stesse a questo rituale e addobbano le case, gli usci e i giardini di zucche che, di notte, assolvono anche alla funzione di faretti.
Per la cronaca va detto che, in controtendenza con questa proliferante tendenza satanista, per la sera del 31 ottobre, gli autoproclamatisi “figli della luce” hanno programmato anche a Brindisi, presso il santuario di Santa Maria di Jaddico, una “controffensiva ai festeggiamenti delle tenebre con canti e inni al Signore nostro Dio”.

A parte qualche sporadico ritorno alle radici storiche e religiose, la vigilia di due festività “serie” ˗ quelle dei Santi e dei Morti ˗ è diventata il pretesto per le prove generali del Carnevale invernale.
Cioè l’ennesima occasione per sfuggire alla realtà e, mascherandosi, vivere fittiziamente in un altro mondo. Anche perché, nei giorni di Carnevale, molto è permesso di ciò che viene abitualmente vietato.
Lo conferma il fatto che nelle recenti dimostrazioni politiche ˗ da quella degli indignados della Puerta del Sol, a quella di Occupy Wall Street, a quella di Roma di pochi giorni fa ˗ vi è sempre qualcosa di carnevalesco e le maschere, come quella stilizzata di Guy Fawkes, fatta propria dagli hacker di Anonymous, rimangono il modo migliore per portare avanti una protesta e, perché no?, per esorcizzare anche la Morte.

Guido Giampietro


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