Approfondimenti » 25/11/2013
Sulla riduzione degli anni di Liceo e dintorni. Di Pino De Luca
Dovrei raccontare di una splendida domenica trascorsa con gli amici alla Siesta di Giacomo Buongiorno. Un pranzo a base di funghi nel punto più alto della Selva di Fasano che testimonia di quanto il mondo possa essere stupendo. Dovrei raccontare di un Caffè di Napoli a Fasano dove dei giovani dietro al banco capaci e competenti (trovare il Criollo Domori 100% non è da tutti) fanno uno splendido caffè.
Dovrei raccontare di un sigaro fumato alla salute del mio amico Nicola che me lo ha fatto conoscere (El Coloso), costa 20c ma non si può acquistare perché è prodotto a Cuba solo per uso interno (eppure è eccezionale).
E non posso farlo, non posso proprio perché accadono delle cose in Italia (ed anche a Brindisi) che lasciano assolutamente di sasso.
E dunque la proposta del Ministro Carrozza di Ridurre il Liceo a quattro anni comincia a prendere piede. Dopo la riduzione del tempo scuola in termini di ore, si ha la riduzione del tempo scuola in termini di anni.
Leggo di singolari personaggi (para-intellettuali, molto para e poco intellettuali) che stanno a pontificare sul “non importa quanto sia lungo, l’importante è che si usi bene” riferendosi al tempo studio (spero per loro), dimentichi delle italiche interpretazioni del concetto di istruzione.
Ad esempio, in Italia, come tutte le scuole europee, abbiamo almeno duecento giorni di scuola, la piccola differenza è che noi intendiamo “messi a disposizione” mentre altrove sono “effettivamente svolti”.
Sarebbe molto interessante non dico confrontare il nostro “prodotto scuola” un po’ meglio di come fa l’INVALSI e dal quale, comunque, ne usciamo con le ossa rotte, ma confrontare il tasso di frequenza medio di un campione di scuole italiane e un campione di scuole francesi, mi riferisco agli alunni, stiano cheti i colleghi.
Sarebbe utile verificare se l’interpretazione della norma che prevede una soglia massima di assenze del 25% è univoca, ad esempio, in Italia e in Germania.
E così via. Ho vissuto e vivo gran parte del mio tempo nella scuola. Scopro ogni giorno di abitare in un paese che odia profondamente l’istruzione, che questo odio è stato infiltrato nell’interno, ove si aggirano loschi figuri che, ammantandosi di pseudo-modernità, la bruciano a pezzi solo per fare carriera. Un po’ come hanno fatto e fanno i “Manager di successo” che hanno spolpato le aziende pubbliche, garantendosi liquidazioni e pensioni da nababbi e poi hanno abbandonato il cadavere, raccontando che è meglio il privato e che la colpa era dei lavoratori.
Il passaggio obbligato per essere creduti è promuovere l’ignoranza, lasciare che la massa resti obnubilata e continui a credere ai miracoli, agli elisir di lunga vita e ai pifferai magici, svicolando anche il 643 c.p. perché la vittima è pure diplomata.
Mi piacerebbe che, un giorno, gli innovatori come la Carrozza, con annessi Carrozzielli, Carrozzoli, e Carrozzoni, e anche quelli che l’hanno preceduta, fossero pronti a discutere i vantaggi per l’Italia che sono riusciti a produrre. Che, prima o poi, qualche bilancio bisogna farlo e cercare di capire se si ha a che fare con veri innovatori o, semplicemente, con volgari “scassapagghiare” dalla lingua facile e, qualche volta, anche dalla coscienza bigia.
Pino De Luca
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