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Approfondimenti: Renzi e il difficile momento politico. Di Michele Di Schiena



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Approfondimenti » 05/12/2013

Renzi e il difficile momento politico. Di Michele Di Schiena

Il Sindaco di Firenze sarà fresco e brillante ma di recente appare in preda a una smania di potere che lo spinge a fare affermazioni e commenti che, se tradotti in fatti, potrebbero gravemente danneggiare gli interessi del Paese.
Non è facile dire quanti siano a sinistra quelli che avvertono questo pericolo ma certo non sono pochi coloro che, a partire dal neorenziano ministro Franceschini, osservano e sono preoccupati ma minimizzano o tacciono perché sono saliti, all'insegna del malvezzo italico di correre in soccorso del vincitore, sul carro di Renzi o si apprestano a farlo alla prima favorevole occasione.
E' allora il caso forse di fare qualche riflessione sui comportamenti e gli atteggiamenti del giovane leader rilevando che con la stessa fregola con la quale invocava la rapida conclusione del mandato esplorativo conferito a suo tempo da Napolitano a Bersani auspicandone l'esito negativo, punzecchia oggi insistentemente e pesantemente il governo Letta creandogli crescenti difficoltà e mettendo a rischio la sua tenuta con un conseguente vuoto di potere dalle imprevedibili conseguenze.

Ogni velo sulle effettive intenzioni del Sindaco di Firenze è invero caduto con l'ultimatum da lui intimato al governo nel corso di una recente intervista ("la Repubblica" del 1° dicembre) durante la quale ha avvertito Letta che il PD "non potrà che separare il suo destino da quello della maggioranza” se l'Esecutivo non sarà in grado di realizzare entro un anno i seguenti punti definiti "ineludibili": per le riforme, l'azzeramento del Senato con la sua trasformazione in Camera delle autonomie locali, l'abolizione degli enti inutili, la revisione del titolo V della Costituzione sul riparto delle competenze tra Stato e Regioni e una riforma della legge elettorale che garantisca il bipolarismo; per l'economia, la semplificazione delle regole sul lavoro, le garanzie per chi non ha lavoro, la capacità di attrarre investimenti stranieri e la costrizione (chissà come) dei sindacati e della confindustria "a fare rappresentanza e non ad occuparsi di formazione professionale"; per l'Europa, infine, spendere meglio i fondi comunitari e investire su scuola, immigrazione e diritti.
Siamo di fronte a generiche enunciazioni di impegni che già si è assunto il governo e di esigenze largamente condivise senza che vi sia l'indicazione delle scelte concrete necessarie per soddisfarle e senza la menzione degli strumenti da utilizzare e delle risorse da reperire.

Nessuna meraviglia per questa sintesi di impegni in considerazione dell'ormai nota evanescenza programmatica di Renzi, un vuoto non certo colmabile con la sua spumeggiante prosa. Sorprende invece che le doti di sicurezza e di spigliatezza del sindaco di Firenze siano sfociate nella presunzione e nella supponenza quando, nella citata intervista, si è prodotto nelle seguenti sortite: "Letta deve sapere che il suo Esecutivo è ora incentrato sul PD", "Alfano dice che può fare cadere Letta. Bene, così si va subito al voto. Io non ho paura, lui sì. Perché sa che Berlusconi lo asfalta", "se c'è chi punta a spaccare il gruppo (parlamentare) sappia che le conseguenze saranno le elezioni anticipate", "chi vince impone la linea", "la parte più seria è uscita da quel settore" (parlando dei sindacati), "noi siamo 300, loro 30" (parlando dei parlamentari del PD e del nuovo Centrodestra).
Siamo di fronte a un Renzi che già si sente, come egli dice di voler diventare, "un uomo solo al comando" e in questo ruolo parla sempre in prima persona, decide, giudica, dispone, minaccia. Parole in libera uscita non appropriate per chi aspira ad assumere la guida del governo che fanno pensare a usurati metodi del passato senza in alcun modo promettere futuri salti di qualità.

Nessun grande respiro ideale, nessuna critica al perverso sistema economico globale che affama moltitudini di uomini e distrugge la natura. Certo il richiamo agli ideali può essere solo un inutile orpello se essi poi non diventano la stella polare di scelte capaci di coniugare la profezia col realismo per l'elaborazione di politiche rivolte a immettere nella società il possibile lievito di solidarietà e di uguaglianza.
La vittoria alle primarie, da chiunque conseguita, non è un'investitura di poteri da esercitare in solitudine ma la procedura per l'affidamento di un mandato di coordinamento e di guida da disimpegnare all'insegna della partecipazione democratica facendo in modo che le decisioni da assumere siano espressione degli orientamenti e delle scelte della comunità in cui si opera.
Gli attacchi a destra e a manca di Renzi non sono un buon avvio per chi si accinge, se riuscirà vincitore alle primarie, a guidare il Pd. Un partito che rappresenta la parte più cospicua dell’area di sinistra o comunque progressista e che rivendica la sua natura pluralistica per le culture (socialista, cattolico democratica, liberal democratica) che lo ispirano. Un partito con una storia tormentata e complessa, non esente da difetti e da errori ma che ha sempre guardato con senso di responsabilità ai problemi del Paese e ha sempre adottato al suo interno quel metodo democratico che la Costituzione repubblicana considera indispensabile segno caratterizzante di tutte le forze politiche.

Il Sindaco di Firenze non sembra rendersi conto di quanto sia difficile e carica di incognita la fase della vicenda politica italiana che stiamo vivendo. Minacciando ad ogni piè sospinto la crisi rischia, sul versante socio-economico, di far ripiombare il Paese nella situazione prefallimentare che abbiamo vissuto alla fine dell’ultimo governo Berlusconi e, sul versante politico, di mettere in moto processi che possono sfociare in elezioni politiche ravvicinate facendo il gioco della disperata ricerca di rivalsa del Cavaliere e della impotenza politica in cerca di mascheramenti di Grillo rafforzando nelle rispettive formazioni politiche i ruoli di entrambi che, per motivi diversi, sono stati negli ultimi tempi scossi da problemi e contrasti interni.
E Renzi corre anche il rischio di provocare fratture e dissociazioni all’interno del suo partito rendendo problematica la vittoria elettorale che ritiene di tenere già in tasca. L’auspicio è che dopo l’esito delle primarie dell’8 dicembre Renzi si dia una calmata e faccia in modo di diventare, quale che sia l’esito della consultazione, non un problema ma una risorsa per il centrosinistra e per l’intero Paese.

Michele Di Schiena


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