Approfondimenti » 06/12/2013
Il NCD sia occasione di confronto tra politica e cultura. Di Angelo Camassa
Il lancio del nuovo centrodestra politico nella nostra Terra sia l’occasione per un ritorno al confronto con il mondo culturale di riferimento è necessaria una mescolanza propositiva per l’individuazione di soluzioni ai problemi e soprattutto vi sia una contaminazione irraggiante di idee cioè un azione sinergica finalizzata ad attingere l’uno l’altro.
Se questa nuova fase politica non dovesse seguire questa strada ma impegnarsi solo ed esclusivamente su fronti paralleli o addirittura contrapposti oppure cimentarsi in inutili quanto dannose diatribe lideristiche interne allora si ricominci pure partendo però dal togliere l’aggettivo qualificativo “nuovo”.
Per troppo tempo il mondo della politica e della cultura “libera” si sono mossi separati, disuniti quasi in contrapposizione, il primo capofila e il secondo in coda a rimorchio della politica. Un mondo culturale fatto di intellettuali ed esperti interpellati ma poco decisivi nell’elaborazione delle politiche pubbliche, diversamente da quanto accade in altri contesti. Negli Stati Uniti, per citare il caso più rappresentativo, i “tecnici” hanno un peso specifico importante nelle scelte di governo, senza sostituirsi mai alla politica perché esiste un sistema virtuoso che riesce a valorizzarne il contributo di entrambi mantenendo una separazione tra i rispettivi piani di azione.
Il cortocircuito che, in Italia, ha portato ad un profondo squilibrio tra la politica e la tecnica nasce, forse, dall’incapacità di convivere e integrarsi senza confondersi. Quando ha governato la politica, si è dimenticata della tecnica, quando sono stati “chiamati” i tecnici non hanno compreso che gestissero ruoli politici.
Il confronto tra politica e cultura è ancora più importante per il nuovo centrodestra, che si accinge ad affrontare una nuova sfida. Pertanto bisogna imparare dagli errori del passato. Un elemento, tra i tanti, che potrebbe penalizzare questa nuova realtà politica; è l’incapacità di fondare la sua azione su un terreno culturale riconosciuto e condiviso. Un errore compiuto, nel passato è rappresentato da quel riferimento culturale al liberalismo, (intesa come libertà di pensiero ed azione individuale e collettiva) che ha perso la sua carica originaria nel momento in cui la politica non ne ha saputo più interpretare il senso ed ha acconsentito che gli interessi contingenti prevalessero sulle scelte di prospettiva, creando di fatto una distanza tra l’azione di governo e il riferimento ideale che avrebbe dovuto costituirne il fondamento. E’ qui il vero limite delle esperienze politiche passate: Pensare, Dire e Fare cose diverse tra loro.
La politica ha perso l’orientamento culturale mentre i centri di elaborazione politico-culturale sono rimasti nel migliore dei casi inascoltati e nel peggiore piegati alle esigenze della politica. La politica ha pensato di poter fare a meno delle sue culture di riferimento e delle ricette politiche che offrivano. Intellettuali ed esperti, da parte loro, hanno reagito sviluppando un senso di superiorità tutto ciò ha contributo ad allargare le distanze.
Oggi è necessario che la politica, per rigenerarsi, si riconcili innanzitutto con le proprie culture di riferimento. Anche perché queste culture, oltre ad essere fonte di idee e di elaborazione delle soluzioni utili alla politica, hanno un legame profondo con i territori, da cui si originano e sviluppano.
Libertà e socialità, innovazione e tradizione, non sono concetti astratti ma sono le basi della cultura reale e concreta che hanno una trasversalità unificante delle varie categorie sociali di cui si compone il popolo italiano.
Lo stesso vale, nello specifico, per i vari principi che animano le culture politiche e che consentono di indirizzare il governo e l’amministrazione dei territori. Cultura, territorio e condivisione sono, del resto, l’equivalente di testa, gambe e cuore di qualunque forza politica intenda essere in sintonia con i cittadini, a destra come a sinistra.
Angelo Camassa*
*Presidente Associazione Nova Era
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