Approfondimenti » 06/12/2013
Natale di Luce, non di luci. Di Guido Giampietro
Tagore, il grande poeta bengalese, una sera è a bordo di una casa galleggiante sul Gange e, al lume di candela, legge un saggio di Benedetto Croce. Il vento fa spegnere la fiamma e, improvvisamente, la stanza è invasa dalla luce della luna. E Tagore scrive questi versi: “La bellezza era tutta intorno a me, / ma il lume di una candela ci separava. / Quella piccola luce impediva / alla bella, grande luce della luna di raggiungerci”.
Il passo è riportato da Tiziano Tiziani (“Un altro giro di giostra”) che così commenta: «La nostra vita quotidiana è piena di piccole luci che ci impediscono di vederne una più grande. Il campo della nostra mente si è ristretto in maniera impressionante. Così come si è ristretta la nostra libertà…».
Non è che io abbia un animo così poetico da consigliare l’uso delle candele (salvo nelle cene galanti e, appunto, al chiaro di luna), ma non sono nemmeno così conformista da sopportare, nel periodo delle festività di fine anno, l’ostentazione fuori luogo di luci, luminarie e botti.
Sicuramente il mio grido ˗ vox clamantis in deserto ˗ giungerà tardi (oltre che inopportuno ai più) perché la macchina comunale si è già messa in moto per assicurare ai cittadini il necessario binomio del “panem et circenses”. Ma io vado avanti per la mia strada in questa (vana) denuncia della mortificazione del sentimento religioso ˗ quello più genuino e autenticamente popolare ˗ e dello spreco di denaro pubblico.
A me pare infatti del tutto anacronistico, anche nell’era dei consumi, tenere in vita questa occasione di giubilo palesemente in controtendenza con tutti gli indici statistici che vedono la nostra città abbastanza in basso nelle graduatorie della vivibilità (con riferimento alla posizioni nazionali, non tanto a quelle regionali) e, in particolare, all’impoverimento di una sempre maggiore fascia della popolazione.
Che senso hanno queste feste natalizie (ma anche quelle patronali!) in una società in cui pochi fortunati mangiano e stramangiano fino all’obesità, si vestono di stracci (firmati!) autenticamente “made in China”, si divertono tutto l’anno con manifestazioni ludiche e vacanze esotiche, hanno insomma assimilato nel Dna la vocazione al materialismo? E la restante parte (giovani in testa) che, condannata all’indigenza più mortificante, combatte invece la sua quotidiana battaglia per la sopravvivenza?
E tutto questo in un momento in cui l’Amministrazione comunale è stritolata nella morsa della “spending review”, del patto di stabilità ed ha fatto i salti mortali per approvare il bilancio di previsione.
Per non parlare che di queste feste ciò che rimane sono poi tonnellate di spazzatura, i resti della gozzoviglia smodata, lo sfregio di beni pubblici e monumentali, il tormento dei botti per anziani, ammalati ed animali. Insomma, il segno avvilente di uno scomposto spettacolo finalizzato a tutto, meno che al richiamo e al mistero della spiritualità del Natale.
Tutto da bocciare dunque? Nossignore. Va salvato il Natale dei bambini. E quindi ben vengano le casette di legno su piazza Vittoria e corso Umberto, con i dolciumi, i regali (alla portata di tutte le tasche), gli addobbi e i giocattoli per l’Epifania. E si favoriscano gli spettacolini degli artisti di strada, senza scomodare presunte star e band dai cachet esagerati e dalla fama pressoché ignota.
Encomiabile anche il contributo di 150 euro che, con un emendamento in extremis al bilancio, è stato disposto a favore di ciascuna delle 666 famiglie che, con “reddito zero”, ne avranno avanzato richiesta. E buona anche la novità che questi buoni-spesa debbano essere spendibili in punti vendita convenzionati con il Comune e non presso le multinazionali del Centri commerciali.
Per contro, però, si evitino le costose luminarie e gli addobbi che, oltretutto, sono motivo di malcontento tra i commercianti delle vie “privilegiate” e quelli che devono provvedere in proprio se vogliono attirare qualche cliente in questi tempi di magra.
E si risparmi anche nell’allestimento stradale di presepi e alberi di Natale (tanti, troppi!).
I primi, infatti, sono degnamente rappresentati in tutte le chiese (quelle del centro e quelle della periferia) e in alcuni casi ˗ per la preziosità dei “pupi” che li animano o per l’artistica scenografia dell’allestimento ˗ costituiscono una tradizione storico-culturale di cui andare fieri. Così come preziosa è la Rassegna Internazionale del Presepe nell’Arte e nella Tradizione che annualmente cura il club UNESCO di Brindisi.
Dei secondi mi appare inopportuna la loro ingombrante presenza, oltre che per l’appartenenza a una cultura diversa dalla nostra, per lo scempio che ne deriva all’ambiente in senso lato. Le recenti tragedie causate dalle alluvioni “anche” a causa del disboscamento del territorio dovrebbero far pensare al danno che in questo periodo dell’anno si arreca alla natura portando via migliaia di alberelli e di grandi alberi.
Ma ˗ rintuzzerà qualcuno scandalizzato ˗ a New York, nella piazza del Rockefeller Center, c’è un albero maestoso… E che dire dell’abete di Londra posto in zona Southbank (alimentato quest’anno, per motivi di economicità, dai cavoletti di Bruxelles…)? E del grande albero piazzato davanti alla cattedrale Notre Dame di Parigi? E di quello altrettanto maestoso posto a Berlino di fronte al Kaiser Wilhelm Gedachtniskirche…?
E allora? Qui siamo a Brindisi! Cioè nella città dove opposizione e maggioranza, inconsuetamente alleate, continuano a ricordarci che nelle casse comunali non ci sono soldi e che bisogna pensare alle cose serie. E allora i nostri cari amministratori, una volta tanto, siano coerenti. Si preoccupino delle tanto strombazzate “priorità” (mai veramente affrontate) e, almeno per quest’anno, rinuncino alla piantumazione provvisoria dell’abete all’incrocio dei corsi.
E logica vorrebbe che non si parlasse nemmeno del concerto di Capodanno. Invece, in aggiunta a quello rituale di piazza Vittoria, sembra che si stia organizzando un altro evento sul lungomare Regina Margherita…
Natale, qui e altrove, è già arrivato fin da ottobre. Gli abituali frequentatori dei Centri commerciali se ne sono resi conto. E in una affannosa quanto emblematica corsa contro il tempo, in quei luoghi, un minuto dopo lo scoppio dei petardi di San Silvestro si cominceranno ad allestire stand e banconi per il Carnevale!
Come dice Bukowski, «le lucette si accendono sempre prima, mentre le persone sono sempre più intermittenti. Io vorrei invece un dicembre a luci spente e con le persone accese…».
Anch’io, caro Bukowski. Anch’io!
Guido Giampietro
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