Approfondimenti » 21/12/2013
Dicembre, tempo di oroscopi. Di Guido Giampietro
Esistono dei momenti, nel corso dell’anno, in cui si verificano dei picchi nei rendimenti delle attività commerciali. Talvolta l’incremento è dovuto a fatti naturali quali ˗ nella realtà contadina ˗ il momento della raccolta dei frutti della terra. Chi non ricorda la vendemmia? Specie quella d’un tempo. Quella dei “nostri” succosi acini di negramaro sui quali ancora non si era posata la nera cipria del carbone! Allora l’autunno diventava portatore di una ricchezza attesa non solo dalla gente delle campagne, ma da un’intera comunità indirettamente beneficiata da quel dono del Cielo.
Altre volte il “giro” di moneta non è legato al ciclo produttivo (naturale o industriale), ma ad eventi che costituiscono degli ottimi pretesti per spendere e festeggiare. Si tratta delle ricorrenze, laiche o religiose che ˗ a torto o ragione ˗ danno comunque un impulso alla vendita di beni e servizi.
Nella hit parade di questa graduatoria il posto d’onore spetta al Natale che oggigiorno, per attirare sempre più la clientela, si avvale anche del cosiddetto marketing sensoriale, cioè di un mix di suoni e perfino di odori pervasivi che ci accompagnano nello shopping convulsivo. Con il paradosso che ora le carole natalizie si ascoltano attraverso gli altoparlanti del Centri commerciali... Così il Natale, snaturato dei valori spirituali, è assurto a volano di attività mercantili che farebbero pentire San Francesco dell’invenzione del presepe se solo si trovasse quaggiù…
Altre volte, infine, si tratta di un movimento di soldi che sfrutta la credulità della gente. Un commercio che agisce sul bisogno di credere in qualcosa che consenta di respirare un’aria meno greve di quella pesante della vita quotidiana. È questo il caso delle munifiche (per chi le pratica) attività legate all’astrologia. Una produzione commerciale (squisitamente in nero) che raggiunge il climax nel mese di dicembre (il mese più importante per i fatturati) allorché maghi, indovini e cartomanti, con un surplus di lavoro, si dedicano anche a pronosticare gli eventi dell’anno che sta per giungere.
Per la compianta astrofisica Margherita Hack ritenere la propria vita dipendente dalla posizione in cielo degli astri al momento della nascita costituisce un’ingenuità, il retaggio di un’epoca in cui gli uomini credevano che le stelle e i pianeti fossero divinità impegnate a occuparsi quotidianamente delle vicende umane.
Infatti, nell’antichità classica, il cielo era immaginato come lo specchio della Terra e ogni cosa che veniva a turbare l’ordinato meccanismo celeste ˗ come un’eclisse o una cometa ˗ poteva annunciare disordine anche nella vita degli uomini.
Oggi nessuno crede più che i pianeti siano divinità (le vere divinità sono le star dello sport e dello spettacolo!). Le attuali conoscenze del cielo contraddicono del tutto il senso e l’utilità di questa pseudoscienza (così la bollava la Hack) e le previsioni degli astrologi sono continuamente smentite. Eppure esistono ancora milioni di persone intrappolate in questa superstizione.
I nostri tempi non sono più quelli della pratica divinatoria oracolare che si svolgeva in un luogo dove il dio rispondeva alle interrogazioni che gli venivano poste. E a volte, per farlo, si serviva di segni naturali, come a Olimpia la fiamma del fuoco in cui si consumavano le vittime. O, nel tempio di Dodona, lo stormire delle fronde della quercia sacra.
Altre volte ˗ come in quello di Apollo a Delfi ˗ il messaggio giungeva attraverso la voce di una profetessa che fungeva, per così dire, da megafono del dio. A consultare l’oracolo si recavano, oltre ai privati cittadini, molti uomini di Stato, che chiedevano un responso sulla opportunità di istituire nuovi culti, di promulgare le leggi, di concludere alleanze politiche, e via dicendo.
E a tutti il dio rispondeva con la voce della celebre Pizia, profetessa invasata di furore mistico, che pronunziava parole spesso incomprensibili, successivamente interpretate da un sacerdote (cresmologo), che le traduceva per lo più in versi, in forma così ambigua da far sì che l’oracolo risultasse comunque veritiero. Stesso compito era svolto, in altro ambiente, dalla Sibilla cumana di cui parla Virgilio.
Infine, in età ellenistica, alle forme più tradizionali della mantica locale si affiancò l’astrologia, che divenne particolarmente popolare a Roma dove vissero astrologi (teorici e pratici) molto noti, molto ricchi e molto potenti. Come il grammatico alessandrino Tiberio Claudio Trasillo che, avendo pronosticato a Tiberio la futura carica imperiale come successore di Augusto, quando l’evento si verificò andò a vivere ed esercitare la sua arte a corte, ricevendo la cittadinanza romana come ricompensa dei suoi servizi.
Sembra che tanti secoli siano trascorsi senza insegnarci nulla. Dapprima l’ignoranza diffusa unita all’incertezza della vita e, ai giorni nostri, l’inadeguatezza allo stress e la paura del futuro porta a delegare ad altri, cioè alle stelle e ai loro presunti intermediari astrologi, l’onere dei nostri atti quotidiani.
Comunque la maggiore responsabilità della diffusione di queste baggianate è dei mezzi di comunicazione ˗ giornali, tv e web ˗ che dedicano quotidianamente ampio spazio agli oroscopi mentre la notizia di una scoperta scientifica viene spesso liquidata in poche battute.
Non per niente, a sentenziare la gravità di questa colpa, Dante inserì i fraudolenti nella quarta bolgia dell’ottavo cerchio (Inferno XX, vv. 40-45) condannandoli per l’eternità a camminare all’indietro con la testa ruotata sulle spalle. Questa, per la legge del contrappasso, è la pena per l’indovino: egli ha le spalle al posto del petto “perché volse vedere troppo davante” e per questo è condannato a guardare soltanto indietro.
Ma l’attività degli astrologi, oltre che dispendiosa per chi vi ricorre, in tanti casi è inutile. Infatti, che senso avrebbe se i nostri amministratori assoldassero ˗ anche se con una regolarissima gara di appalto ˗ un indovino per conoscere se, nel 2014, s’invertirà il trend negativo dei traffici portuali? O la centrale di Cerano sarà riconvertita a metano? O il serpentone del gasdotto Tap finirà (tanto per cambiare) per approdare proprio sui nostri lidi? O l’Enel Basket avrà il palazzetto tante volte promesso? Nessuno! Perché non c’è bisogno delle stelle e del più quotato degli astrologi per dare una risposta a quesiti già largamente scontati…
In conclusione ˗ afferma la Hack ˗ “abituare il pubblico all’irrazionale crea un danno psicologico, una sudditanza acritica che porta a credere che la vita possa essere affrontata affidandosi ai miracoli, alla lotteria che tutto risolve, all’uomo della provvidenza che deciderà al meglio per noi. L’oroscopo va in questa direzione, tende alla conservazione, al conformismo sociale, con un linguaggio che va bene per tutto e il contrario di tutto”.
Il futuro, aggiungo io, è per gli umani un’attività pericolosa, una scatola vuota che ci piace riempire di illusioni. Ma allora tanto vale sognare senza ricorrere agli astrologi e alle sfere di vetro. Oltretutto si risparmia. Il che, di questi tempi, non è cosa di poco conto.
Guido Giampietro
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