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Musica: Il Disco della Settimana: playlist 2013



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Musica » 06/01/2014

Il Disco della Settimana: playlist 2013

LE SINGE BLANC “Aoûtat” (Musica per Organi Caldi)
Un felice ma necessario disturbo della quiete pubblica a base di sonorità mutanti!

Molto attivi sulla scena indipendente internazionale e praticamente in giro fin dal 2000, i Le Singe Blanc, trio formato da Vincent (basso), Thomas (basso) e Kévin (batteria) son considerati il combo più elettrizzante mai uscito dalla cittadina di Metz, situata all’estremo nord francese.
“Aoûtat” (pron. “utà”) è l’ultimissimo album dei Le Singe Blanc, edito anche in Italia grazie alla indie-label tarantina Musica per Organi Caldi di Giorgio Maniglia, in pratica un viaggio sonico articolato in 10 capitoli di controllata follia post-rock, scarna, minimale, ma dannatamente ispirata! Non ringrazierò mai abbastanza Giorgio Maniglia per avermi fatto conoscere la musica di questo terzetto francese: folle e originale!

VALENTINA GRAVILI “Arriviamo Tardi Ovunque” (Carbon Cook Records)
In viaggio alla ricerca di nuove, intriganti sfumature cromatiche ed emozionali!

Terzo album per Valentina Gravili, cantautrice brindisina, ma romana d'adozione. Enfant prodige del cantautorato italiano ai tempi dell'esordio “Alle Ragazze Nulla Accade A Caso” premiato con il “Premio Ciampi” come miglior debutto nel 2001, e poi confermatasi con il successivo “La Balena Nel Tamigi”, premio “MEI” come miglior autoproduzione nel 2011.
Con “Arriviamo Tardi Ovunque”, Valentina compie un ulteriore salto di qualità e, grazie alla sapiente mano di Max Baldassare alla produzione, abbandona il pop-psichedelico del precedente album, per abbracciare un sound più selvaggio e sensuale, arrivando a realizzare un disco pregevole, che ci riconsegna una cantautrice ruvida, poetica, sensuale, nel pieno della sua maturità artistica

VOIVOD “Target Earth” (Century Media)
Gli alieni esistono! “Target Earth”: obiettivo centrato, missione compiuta!

Non ci sono dubbi! Con “Target Earth” siamo di fronte alla più insperata e irreale delle resurrezioni: un disco stracarico di idee, non un filler che sia uno in quasi un’ora di musica. Lineare negli intenti, complesso nella struttura, “Target Earth” è l’album che ci si aspetta dai Voivod.
Disco favoloso, senza se e senza ma! Con “Target Earth” i Voivod non solo hanno centrato l’obiettivo, ma si sono spinti di nuovo oltre, mettendosi nuovamente in gioco e rileggendo il sound che essi stessi hanno creato. Ancora una volta, a trent’anni di distanza dal loro debutto, i Voivod sono tornati per ricordare al mondo intero la loro natura di extraterrestri, perché una band così non può che essere di un altro pianeta. Gli alieni esistono, eccome!

THE BLACK ANGELS “Indigo Meadow” (Blue Horizon)
sixties revival, sì... ma di stupefacente qualità!

Ci troviamo di fronte a un album di sfavillante rock vecchio-stile, suonato da ragazzi giovani che, di quello stile, hanno assorbito ogni umore attraverso vecchi dischi scricchiolanti ai quali hanno voluto togliere il fruscio come in un’esigenza prioritaria e fondamentale.
Operazione riuscita! Lasciata Los Angeles, dove è stato registrato l’ottimo “Phosphene Dream” (2010), la band, ora ridottasi a quartetto, torna a casa, in Texas, tradizionalmente indicato come luogo di nascita, nel 1965, del rock psichedelico. Direttamente dai campi colmi di bluebonnet, il tipico fiore blu texano, ecco che arriva “Indigo Meadow”, il più recente album dei The Black Angels.

CLUTCH “Earth Rocker” (Weathermaker Music)
Potentissimo nuovo album che miscela Metal, Stoner, Sludge, Hardcore, Country e Blues

“Earth Rocker”. Un titolo migliore, gli immorali Clutch, non avrebbero potuto trovarlo per descrivere il loro nuovissimo album in studio, per me un'autentica manna dal cielo, nonché il più bel disco ascoltato in questo inizio 2013. Dipingere l'epopea della band americana a parole è un compito che non spetta certo a me: basta ascoltare la loro musica per capirne la grandezza.
Hanno fatto della musica rock la loro unica ragione di vita, una fonte d'ispirazione inesauribile che ha conosciuto ben pochi punti bassi nel corso del cammino e nessun reale flop. “Earth Rocker” non è da meno e, attenzione, perché non stiamo parlando di un compitino svolto impeccabilmente ma privo di un'anima ben definita, no!
Quest'album non è solamente la summa di un enorme discografia, né un album di transizione o sperimentale: “Earth Rocker” è un soffio di vento che sa divenire tempesta, e che dipinge nell'aria il mondo da cui proviene. “Earth Rocker” non è un disco, è il disco! Imperdibile, davvero!

JONATHAN WILSON “Fanfare” (Bella Union)
Uno dei dischi più memorabili del 2013!

Registrato totalmente su nastro analogico con apparecchiature vintage, “Fanfare” è la piena dimostrazione che è possibile agganciarsi alla storia del rock senza per forza limitarsi a manie passatiste: non c’è una caduta di tono, le canzoni di Wilson sono ricche ma mai pacchiane, scomodano padri nobili riplasmando il tutto, intelligentemente, con un occhio al presente.
Non suoni insolente la copertina con il particolare della Creazione di Adamo di Michelangelo: “Fanfare” è un’opera d’arte con tutti i crismi, un tributo vivo, un lavoro di paziente e meticolosa archeologia moderna. In sintesi, uno dei dischi più memorabili di questo 2013!

THE NATIONAL “Trouble Will Find Me” (4AD)
Luminosamente oscuri!

Un album dei The National è pur sempre una scoperta. È come una amica che conosci da sempre ma che, piano piano, apprezzi sempre di più, fino ad innamorartene perdutamente e, … come dire?… è un po’ come dimenticare te stesso per trovare un amore che pareva ormai perduto… e, paradossalmente, ritrovare te stesso!
Cresce inesorabilmente ascolto dopo ascolto questo “Trouble Will Find Me”, fino a contribuire a comporre un’opera che – non ce lo saremmo mai aspettato dopo tre bellissimi album consecutivi – appare di nuovo incantevole. L’ennesima prova di generosità di una band figlia di un tempo arido e avido.

SAVAGES “Silence Yourself” (Matador Records/Pop Noire, 2013)
Istinto selvaggio e sentimenti primordiali!

Sono un gruppo onesto le Savages e lo ammettono subito che in “Silence Yourself” non c’è nulla che musicalmente non si sia già visto e sentito. Queste ragazze però credono in quello che dicono, ci credono e molto. Un particolare non da poco, che le differenzia da tante altre loro colleghe. Senza indugi, senza fronzoli, badano alla sostanza, pretendono di essere ascoltate. E quando parlano d’amore lo fanno con insofferenza. Niente cuoricini e bigliettini di San Valentino.
Il mondo che descrivono in “Silence Yourself”, un mondo in cui bisogna solo sorridere, pedalare in silenzio e lottare per strappare agli altri un posto al sole, non le soddisfa neanche un po’. Tanto che sembra ne vogliano celebrare il funerale. “Silence Yourself” è il loro modo di ribellarsi, di mostrare il dito medio e dire che no, non hanno intenzione di stare zitte e incassare.


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