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Viaggi: Inviato nell’impossibile. Viaggio Brindisi - Barcellona. Di Massimo Guastella



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Viaggi » 24/05/2004

Inviato nell’impossibile. Viaggio Brindisi - Barcellona. Di Massimo Guastella

Inviato nell’impossibile.
Racconto/corto di Massimo Guastella (versione integrale).

Sveglia alle primissime luci di domenica.
Appuntamento alle sei, con Giuseppe, che guiderà l'auto, e Cristiano, due giovani promesse del foro brindisino; come dire mi muovo assieme allo studio legale.
Al bar, di Bozzano, incrociamo i volti di "quelli della notte". Noi saremo quelli del giorno, lunghissimo che s'appressa. Lungo la strada verso la Sicilia solo pioggia.
Qualche cenno all'evento, giusto per saggiare la temperie che ci accompagna. Non appena siamo sulla Salerno-Reggio Calabria, una mezz'ora dopo le otto, lo sguardo cade sulla stazione di rifornimento, che ci scorre veloce. Lì i pullmans dei supporters biancazzurri. «Accidenti ancora qui? Dovevano partire da Brindisi alle tre…».
Alla successiva facciamo sosta.
Ecco le auto parcheggiate delle autonome comitive di tifosi. Sono tantissimi. Scambio di impressioni di viaggio e di partita. C'è attesa, c'è speranza.
Traghetto per la Sicilia.
Ha smesso di piovere. Puntiamo diritto su Barcellona-Pozzo di Gotto.
Ho l'accredito stampa, ma è meglio munirsi di biglietti non si sa mai. Cerchiamo il punto vendita. Ci indirizzano al club degli ultras dell'Igea. Sono cordiali. «Biglietti? ci dispiace sono finiti! No se ne trovano da giorni, gli ultimi due li ho conservati per degli amici della tifoseria brindisina.» Chiedo:«Ma al bar Rio? ». «Niente da fare» ci dicono. E poi uno ci fa…«2 a 1 per noi!». Sorrido, allo scemo. Andiamo comunque al bar Rio, punto vendita autorizzato. L'esercente ci mostra almeno quattro blocchetti di biglietti intonsi, per tribuna e gradinata. Da lui la fila i clienti la fanno, ma per la golosissima pasticceria sicula. Cordiali ma falsi - in tutti i sensi- quei fans dell'Igea. Ma si sa sui biglietti le tifoserie giocano alle tre carte.
Ore 13.
Assolato lungomare di Milazzo. Bivaccano decine e decine di tifosi. Magliette e sciarpe biancazzurre. Quanti saranno? di sicuro un centinaio. Forse di più.
Incontro i miei amici.
Oreste è di buon umore, mi dice si va tutti insieme a mangiare:«Spaghetti 'alle E…olie'». Fa lo spiritoso. «Buon segno» penso.
Pranzo e via.
L'attesa comincia a farsi snervante. Allo stadio D'Alcontres di Barcellona -Pozzo di Gotto ci arriviamo alle 15. Dalla tribuna centrale subito gli occhi cercano la gradinata opposta riservata ai brindisini. Saranno una cinquantina. Qualche minuto e si sente lontano un ritmo gospel, sempre più incalzante e chiaro e coinvolgente. E dall'ingresso agli spalti una fiumana, tinta di bianchi e azzurri, si fa ascoltare sempre più chiara «E lo sosteniamo noi, Brindisi Calcio, Brindisi Calcio alè».
Così, tra un coro e l'altro, quel magnifico migliaio di brindisini, cancella le voci della tifoseria avversaria. Scaricano in campo tutta la propria energia, al battito di mani e con ogni residuo di voce; senza risparmi: durante il riscaldamento, al fischio d'inizio, per i due tempi di gioco. Sotto un sole cocente. Senz'acqua. Fede immensa per i propri beniamini. La speranza stretta in cuore.
Grande Trinchera. Uno a zero per noi!. Primo tempo ok.
Intervallo dilatato. La farsa si ripete su tutti i campi minori ogni ultima giornata. Idiozie del sistema pallone.
Chissà nelle case brindisine che accade innanzi alla diretta TV.
Secondo tempo.
Tutto apparentemente sotto controllo. Adami sventa un attacco a tu per tu con i piedi dell'attaccante avversario.
Ma poi accade l'impossibile.
Quella palla innocua, trattata con troppa sufficienza diventa devastante. «Clamoroso al D'Alcontres», avranno avvertito le radioline. Incredibile. «Dai -mi dico- adesso espongono uno striscione sugli spalti oppure Adami solleva la maglietta gialla e leggeremo una scritta sottostante: Siamo su scherzi a parte. » Invece no. Andremo su Mai dire gol.
Perrone, straordinario, incorna la palla e becca il palo. Poi sfodera un destro e il portiere avversario si alza un metro da terra e si distende a neutralizzare la bordata.
Poi il buio. «Non mollate mai» cantano disperatamente i nostri. Ma cominciano a sentirsi impotenti, a imprecare contro la sfortuna che ci vede benissimo. Niente da fare, non c'è più santo a cui rivolgersi. Sostituzioni. Angeli, capitan Francioso, stoico! Senza riscaldamento e fascia elastica al ginocchio. Il mitico Mino parlamenta, prima con mister Di Somma e poi con i due difensori centrali avversari. «Che avranno da dirsi? Le solite cose», penso. Entra Plasmati…. Nulla.
Strana rincorsa e altrettanto strano incitamento verso la nostra tifoseria. Qualcuno invade. Per fortuna i tifosi organizzati, con molta intelligenza, evitano le follie di coloro ai quali si è spenta la lampadina. Se ne riparlerà a tempo debito.
Forse c'era un rigore?.
Lo scorrere del tempo è micidiale.
Triplice fischio.
La tristezza c'invade. A molti le lacrime inondano gli occhi. Anna, la brava giornalista sportiva è affranta. Ha viaggiato con la carovana dei pullmans.
Ripartiamo mesti mesti.
Dopo una buona dose di arancini e cannoli alla ricotta da portare a casa come trofei di consolazione, si "ritraghetta", verso la Calabria stavolta.
Affollate le stazioni di rifornimento.
Nei ristori ascolti le argomentazioni di decine di tifosi dagli occhi stanchi… dell'impossibile.
Ognuno dice la sua.
«Non abbiamo politici che contano» e mi addita uno, che conosco di vista dalla gioventù.
«Non ci credo ancora», dice un altro,«e non posso pensare che a Frosinone stiano festeggiando quelle m…».
Poi la rabbia: «Che non torni a Brindisi mai più, Adami: l'aveva già provata con il Rutigliano, e ci andò bene».
Poi la difesa d'ufficio per il portiere: «Ha salvato la porta tante di quelle volte che gli dobbiamo un monumento!».
«Si - gli ribattono - ma la statua gliela facciamo con il piede destro alzato o abbassato?».
«Tutti a casa alè».

Massimo Guastella


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