01/08/2004

Giustizia è stata fatta!?


Si cari Signori, sono queste le parole che più volte hanno colto la nostra attenzione guardando la tv dal giorno della morte di Luciano Liboni.
Ho visto ed ascoltato le interviste rilasciate dalla moglie del carabiniere ucciso dal Liboni. Cos'altro avrebbe potuto dire una giovane moglie, una giovane madre oggi vedova a causa di un "mostro" che ha freddato e spento la giovane vita del marito carabiniere morto in servizio?
Non voglio e soprattutto non essendo coinvolto emotivamente nella tragica questione, non posso parlare di ciò che i familiari provano in questo momento.
Forse però quelle dichiarazioni, quel taglio dato dai notiziari nazionali ha dato troppo adito al senso di appagatezza, di giustizia provato con la morte del Liboni?
Possibile non capire che da una tragedia ne è susseguita un'altra... dopo una morte ancora una morte.
"Vendetta è stata fatta" sembrano dire questo le notizie che scorrono in tv ed in radio. Forse in questo caso, a questo punto tutto era inevitabile, tutti immaginavamo la morte di Liboni, tutti aspettavamo la sua morte.
Ho avuto una strana sensazione ascoltando le notizie sul caso, ho avuto paura: bisogna stare attenti.
Le notizie date in questo modo hanno uno stile ambiguo, promulgano messaggi che tendono a sostenere solo odio: "Giustizia è stata fatta!". Perchè permettere di esaltare un messaggio tale? Fermiamoci un attimo; la morte di chi ha commesso un omicidio ci ha reso giustizia?
Sinceramente, cari lettori, a me fa paura pensare che, anche se solo una parte della stampa, dei telegiornali, comunque a livello nazionale, abbia voglia di marcare e rimarcare che la storia abbia così un lieto fine.
Il Lupo cattivo è morto, ora siamo tutti più tranquilli e appagati e potremmo vivere felici e contenti.
Mi dispiace dirlo... non penso proprio che tutto questo abbia cambiato o possa cambiare la vita di noi tutti. Purtroppo l'ha solo cambiata ad Alessandro Giorgioni, alla sua famiglia ed al Liboni che ci piaccia o no.
Quanti lupi potrebbero ancora uscire dalle loro tane e venire nelle nostre vite a sconvolgerle? Quanti Liboni ci sono e ci saranno? Quanti come lui vivono situazioni familiari e sociali disastrate tanto da diventare così feroci?
Questo, cari Signori, non giustifica affatto Liboni e tantomeno le sue colpe dovrebbero giustificare la sua morte. Dovrebbe però farci pensare al fatto che c'è molto da lavorare al fine di evitare che nella nostra società tanti ragazzi crescano lontano dai valori che molti di noi fortunatamente conoscono. A Napoli, a Palermo, nella grigia Milano e a volte anche nella vicina realtà che conosciamo c'è molto da fare.
Non voglio pensare che la Giustizia assuma i colori del rosso, della folla che accompagnava all'aldilà Liboni, come tutti abbiamo visto ma che essa si preoccupi di evitare tutto questo e che le notizie non fomentino odio ma che si limitino solo al compito di riportare un fatto, per non tornare indietro e per non cadere in errori che tanto hanno fatto male alla nostra società.

Salvatore Schirinzi - Oria