09/08/2004

Puntualizzazione e rilievi sull'incendio all'Alfa Edile


Ciò che è accaduto con l’incendio alla Alfa Edile è gravissimo per i danni ed i pericoli che può comportare e perché ha messo per l’ennesima volta in drammatico rilievo la mancanza di un adeguato piano di emergenza, da tempo chiesto e ripetutamente sollecitato da alcune associazioni ambientaliste nella quasi generale indifferenza, non certo recente, delle rappresentanze istituzionali, politiche e sociali.
Va intanto tenuto presente che dopo ripetuti interventi del Forum, era stata finalmente predisposta dalla Prefettura una bozza di piano ed era stata offerta nell’autunno scorso all’attenzione di enti ed organizzazioni interessate in una riunione nella quale si svolse un utile confronto.
Si trattava di un piano “speditivo” così denominato per indicarne l’urgenza e la provvisorietà in una situazione nella quale non era possibile giungere all’elaborazione di un piano definitivo dal momento che ancora difettavano (chissà perché?) alcuni presupposti previsti dalla legge.
Un piano comunque – si disse – che per i suoi contenuti poteva costituire l’ossatura del piano definitivo.
Da allora ad oggi che cosa è successo? Perché tutto sembra essersi fermato? Quali difficoltà sono insorte e perché non è stato possibile superarle? Quali contributi, in termini di sollecitazioni, intendono dare l’Amministrazione Provinciale, il Comune di Brindisi e le altre Amministrazioni Comunali ed in particolare quelle il cui territorio è più vicino alla zona industriale?
Ma torniamo all’incendio.
Certamente questa volta la popolazione di Brindisi ha sperimentato direttamente cosa può accadere in caso di incidente industriale e cosa significhi non ricevere da parte di fonti qualificate informazioni ed aggiornamenti su quanto di pericoloso accade ed istruzioni sui comportamenti precauzionali da tenere a partire dai più elementari quali, per gli abitanti nei quartieri limitrofi, restare in casa e chiudere le finestre fino – ove se ne fosse riscontrata l’esigenza – ad una rapida ed organizzata evacuazione.
E non si dica che la popolazione è stata solo presa dal panico perché molti cittadini nella serata di domenica scorsa hanno avvertito fastidiosi sintomi respiratori in diversi quartieri. Ed è facile rilevare che le istruzioni suddette non sono certo condizionate dall’esito delle analisi sul materiale incendiato perché sin dall’inizio era noto che si trattava di un grosso incendio non facilmente domabile e perché si sapeva che il combustibile era costituito da plastiche le quali bruciando sprigionano sempre, a prescindere dalla loro esatta composizione, sostanze altamente tossiche tra cui le diossine.
Né va a riguardo trascurata la considerazione che i fumi di qualunque grosso incendio, anche se privi di sostanze particolarmente tossiche, per la presenza di rilevanti quantità di polveri fini rappresentano un serio pericolo per soggetti cardiopatici e broncopatici.
Ci lascia dubbi pertanto la nota del Sindaco di Brindisi secondo la quale “al momento si possono escludere rischi per la salute” sia perché la precisazione “al momento” è di per sé preoccupante e sia perché il Direttore del Dipartimento Provinciale dell’ARPA ha detto di ritenere che non ci siano quasi rischi collegando questa prudente affermazione al “vento favorevole” che finora “ci ha aiutato”.
Ed allora vuol dire che siamo nelle mani di “Eolo” se il Direttore della struttura di prevenzione aggiunge poi testualmente “è chiaro che i composti che si sviluppano dalla combustione incompleta sono tossici” anche se “non siamo a livello di allarme”.
Ma sulla base di quali elementi si afferma che non si è raggiunto un livello di allarme e poi che cosa si sarebbe dovuto fare se questo livello fosse stato superato?
Sarà bene allora che i risultati delle annunciate analisi siano al più presto resi pubblici con particolare riguardo alla presenza delle sostanze più pericolose tra cui ricordiamo le diossine, gli idrocarburi e i metalli pesanti nell’aria, nel suolo e nelle colture agricole.
Siamo comunque convinti che la Magistratura vorrà valutare la sussistenza delle condizioni per l’apertura di un’inchiesta sulle cause dell’incendio, sulle sue conseguenze e su eventuali responsabilità penali.
Riteniamo poi che questo sia il momento delle preoccupazioni e delle critiche e, soprattutto, degli interventi urgenti ma siamo lieti che il Presidente dell’Amministrazione provinciale sottolinei pubblicamente il dovere di impedire che altri impianti a rischio possano essere realizzati “nella nostra area”, area che non può che corrispondere all’intero territorio della provincia brindisina.
Con riferimento infine ad una nota dei sindacati ai quali guardiamo sempre, per gli interessi di cui sono portatori, con massima attenzione e col dovuto rispetto, rileviamo che “lo stato di allerta nella popolazione” è proprio ciò che temiamo possa difettare per fronteggiare eventuali emergenze.
Osserviamo poi che i pericoli di incidenti industriali sono non “immaginari” ma reali e minacciano prima di tutto la vita e la salute dei lavoratori. Così come riteniamo che i controlli sono indispensabili e vanno potenziati ma che non bastano se non si ha il coraggio di avviare l’economia locale verso assetti diversi da quelli che sono stati pagati dalle nostre popolazioni con costi umani dolorosissimi, senza peraltro positive ricadute occupazionali, apprezzabili e durature.

Brindisi, 9 agosto 2004
Michele Di Schiena, Doretto Marinazzo e Maurizio Portaluri