31/01/2002
Angelo Consoli: Brindisi, l'Ulivo e l'olio
Visto dall'Europa, il malessere interno all'Ulivo in questi ultimi giorni risulta ancora più incomprensibile. Non che le ragioni degli uni o degli altri ( e i relativi torti) non siano chiari, ma colpisce la pervicace incapacità di portare il dibattito interno sui valori che uniscono la coalizione invece di cadere nella trappola di temi che dividono.
Si tratta di quello stesso virus che ha determinato la sconfitta elettorale del 13 maggio. Un virus che ha impedito innanzitutto qualunque accordo elettorale con Rifondazione e l'Italia dei Valori.
Eppure la distanza fra Bertinotti e Di Pietro non era certo superiore a quella fra Fini e Bossi o quest'ultimo e Berlusconi. Solo che loro hanno saputo colmarla. E quindi hanno vinto. In secondo luogo tale virus ha impedito di massimizzare il consenso elettorale già acquisito alla coalizione dell'Ulivo. In campagna elettorale si sono perduti di vista i valori unificanti per tutti gli elettori del centro sinistra; la difesa della pace e della libertà, la democrazia, la politica come passione e non come interesse, la protezione dell'ambiente, l'unità del Paese e la sua integrazione europea, la solidarietà. Quei valori a cui richiamava con efficacia la poesia degli acquerelli di Jean Michel Folon per "L'Italia di Rutelli".
Si é invece inseguito l'avversario sulle pensioni, la sicurezza, l'occupazione, la crescita del PIL etc. ; temi concreti ma controversi e certo non unificanti per il centro sinistra, anzi un terreno minato e pieno di trappole. Forti del loro cannoneggiamento mediatico, che con la ripetizione televisiva trasforma le menzogne in verità, gli avversari hanno avuto buon gioco (pur avendo torto) nel trasformare gli argomenti economici dell'Ulivo da vincenti in perdenti: il governo dell'Ulivo fa scendere la disoccupazione sotto il 10 %? se loro fossero stati al governo l'avrebbero fatta scendere al 4,5%!; il governo dell'Ulivo ha permesso al Paese di raggiungere un tasso di crescita del 2 %? se fossero stati loro al governo, avrebbero avuto una crescita del 5%! E cosí via, imbottendo la testa dell'elettore medio di menzogne che solo un approfondimento sui giornali permetteva di smascherare.
Ma quanti elettori, anche dell'Ulivo leggono Repubblica o l'Unità o anche solo il Corriere, e quanti guardano invece "Porta a porta" e i Telegiornali e le trasmissioni di puro terrorismo elettorale ordite dall'avversario?
Il risultato é stato un forte astensionismo fra gli elettori scontenti dei governi dell'Ulivo, che ha penalizzato i candidati nei collegi uninominali ma soprattuto i singoli partiti nel voto proporzionale: Quí la somma dei partiti dell'Ulivo si riduce allo stesso livello della sola forza Forza Italia!.
Questa riflessione dovrebbe guidare come una stella cometa l'azione dei dirigenti dell'Ulivo oggi.
Con la presentazione agli elettori di partiti ormai logori nella loro immagine pubblica si perdono anche i consensi già acquisiti, mentre con una politica di richiamo ai valori comuni si crea un plusvalore elettorale, si chiamano a raccolta nuove energie e si serrano i ranghi di quelle vecchie.
Allora, in concreto, cosa bisognerebbe fare oggi per prepararsi a riprendere in mano le sorti del Paese?
Quali condizioni bisogna creare perchè si inneschi il circolo virtuoso della fiducia nell'Ulivo, anziché quello vizioso della delusione e dell'astensionismo? Mi permetto di rispondere con qualche suggerimento da vecchio "emigrato intellettuale" che vive a Bruxelles e naviga negli affari europei da abbastanza tempo da avere forse il distacco necessario per fornire una risposta efficace.
Innanzitutto bisogna sottrarre l'iniziativa all'avversario, arraffare i titoli dei TG, strappargli le prime pagine dei giornali.
Quando l'Ulivo organizzò la convention nazionale ad aprile scorso, gli avversari vennero fuori con le vergognose dichiarazioni sul delitto D'Antona,"regolamento di conti nella sinistra", che certo furono di una spergiudicatezza che rasenta l'indecenza, ma ottennero il fine di rubare la metà dello spazio mediatico all'informazione sulla convention dell'Ulivo. E mille altri casi simili potrebbero essere citati in cui l'avversario ha dimostrato una terrificante capacità di manipolazione dei media, anche di quelli che gli sono contrari, pur pagando il prezzo di radicalizzare e esasperare lo scontro politico. Un prezzo che il centro destra fa comunque pagare al Paese perché é soprattutto all'estero che l'Italia perde di immagine.
L'Ulivo deve darsi una strategia che attiri su di sè l'attenzione mediatica e della pubblica opinione, senza ricorrere ai colpi sotto la cintura degli avversari.
Si potrebbe ad esempio rilanciare l'idea del governo ombra.
Sarebbe una mossa intelligentissima che fornirebbe nuovo spazio e ossigeno mediatico all'Ulivo che non si troverebbe più a rimorchio delle iniziative del governo. I media si rivolgerebbero spontaneamente ai membri del governo ombra come interlocutori naturali sui temi più scottanti.
Un altro modo di riprendere l'iniziativa in modo unificante per l'Ulivo, sarebbero le "elezioni primarie" in cui eleggere non solo il candidato Premier ma anche tutti gli organismi dirigenti locali. Immaginate la mobilitazione nel Paese che si creeerebbe.
Immaginate il circolo virtuoso, il valore aggiunto di una simile iniziativa. Immaginate l'attenzione di media per mesi e mesi, a livello nazionale e a livello locale. I media vogliono uomini dei quali parlare e con i quali parlare. Diamoglieli!
Nel centro sinistra ne abbiamo. Ben più che nel centro destra e di ben altro valore e spessore. Buttiamoli nella mischia adesso! Facciamo partire la più grande operazione mediatica dai tempi del Pulmann di Prodi e Veltroni.
Apriamo il dibattito nell'Ulivo in modo pubblico e trasparente e non dietro porte chiuse di direttori sempre più distanti dalla società civile.
Permettiamo la creazione di liste aperte a cittadini anche non direttamente collegati a questo o quel partito della coalizione. Questo deve essere visto non come una minaccia, ma come un incredibile valore aggiunto che permetterà il rafforzarsi del consenso esistente e l'acquisizione di nuovo consenso, quel famoso effetto/ Ulivo che vinse il cuore degli italiani nel 1996.
E dobbiamo avere fiducia nell'intelligenza del nostro elettorato. Nessuna risorsa resterà tagliata fuori. Anche se il risultato dovesse premiare personalità diverse da coloro che hanno guidato la coalizione nella difficile competizione dello scorso anno, (e non lo credo proprio) tutti troveranno uno spazio per continuare a dare il loro contributo. E in più si creerà un clima di armonia e di attivismo che darà fiducia all'elettorato. E preparerà il ritorno al governo dell'unico schieramento degno di rappresentare l'Italia in Europa e nel mondo, quell'Ulivo che ha portato l'Italia nell'Euro, che l'ha risanata dopo anni di corruzione e di follia finanziaria, che gli ha dato una nuova immagine e un nuovo credito internazionale.
E sarebbe bello che questa nuova strategia dell'Ulivo partisse proprio dalla terra di Brindisi, dove la gestione unitaria messa in pratica alle ultime elezioni ha permesso di ottenere risultati migliori che nella media nazionale.
Non si tratta di una esperienza irripetibile, anzi, é un modello che si può riprodurre già in vista delle amministrative di maggio.
In fondo l'albero dell'Ulivo noi brindisini lo conosciamo bene; con il suo tronco centenario suscita la meraviglia del viandante forestiero e con le sue frasche ombrose offre refrigerio nella calura estiva, e quando é tempo di fare la spremitura bisogna mettere le reti per raccogliere e portare al frantoio le olive, o esse marciranno nella terra arida e non diventeranno mai olio...
Angelo Consoli - Bruxelles
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