26/08/2002

Sen. Stanisci sui problemi della sanità nel brindisino


I cittadini hanno reagito e continuano a reagire in modo forte alla presentazione e del Piano di Riordino Ospedaliero. A queste reazioni non si può rispondere con sarcasmo né, tanto meno, con patetiche offerte di salvaguardia contro le reazioni.
Non è un fatto da nulla l’eliminazione di interi reparti ospedalieri che si sta effettuando da parte della regione Puglia e questo coinvolge sia i cittadini dei paesi che da secoli hanno i presidi ospedalieri sia quelli dei comuni che non hanno mai avuto ospedali.
Infatti per i primi la presenza degli ospedali rappresenta la storia non solo sanitaria del loro territorio, ma anche quella civile, sociale ed economica.
Gli ospedali hanno tutti una storia legata al luogo, all’economia, e spesso agli enti assistenziali di cui sono promanazione.
Ma i presidi ospedalieri hanno rappresentato per i comuni che ne sono privi, spesso l’unica possibilità di cura e questo ha fatto si che fosse compresa l’importanza degli ospedali proprio perché essi rappresentavano il luogo nel quale si stringevano reti di abitudini sanitarie, e, perché no, anche di affetti. Non va dimenticato, infatti, che tra pazienti, luogo di cura e personale sanitario si creano rapporti di stima e confidenza spesso necessari alla gente per guarire prima e questo è importante soprattutto per i cittadini che hanno solo l’ospedale come possibilità di curarsi.
Oggi la parte politica si mostra scandalizzata per le proteste dei cittadini di Ceglie, Fasano e Mesagne e non si chiede con quale criterio si è posto in essere un Piano di riordino ospedaliero di tale fatta.
Una classe politica intelligente ed attenta tiene conto di quello che i cittadini pensano.
Io ritengo che la reazione e l’indignazione debbano continuare perché chi governa facendo scelte sulla salute dei cittadini deve sapere che il giudizio sul suo operato è pesante.
Ma alle proteste dei paesi che perdono i reparti e, per questo, vengono dequalificati, devono affiancarsi quelle dei comuni che ne sono privi e risultano ulteriormente penalizzati dalla nuova articolazione della “Rete distrettuale delle Aziende Unità Sanitarie Locali”, come risulta dalla delibera della Giunta Regionale 8 agosto 2002 n.1161.
Il riordino dei distretti, infatti, è se possibile, più grave poiché riguarda soprattutto comuni nei quali non è mai esistito un presidio ospedaliero.
Nella nuova articolazione della Rete Distrettuale si segue la logica di una divisione numerica da un lato e di mero risparmio dall’altro, al di là della storia, dei rapporti, delle esigenze dei cittadini.
Emblematico è l’esempio della composizione del distretto numero 3 e dello smembramento del distretto di Ostuni. San Vito dei Normanni e Carovigno vengono accorpate nel distretto numero 3 con sede a Francavilla Fontana, mentre fanno parte da sempre del distretto di Ostuni che ora è cancellato ed accorpato, a sua volta, a Fasano. Lo spostamento della sede del distretto fa pensare ad uno scambio politico.
Ma al di là degli scambi politici dei potentati e dei notabili, ci sono le popolazioni di San Vito dei Normanni e di Carovigno che saranno costrette a spostarsi a Francavilla fontana, cambiando abitudini e modalità di trasporto. Tutto questo è in aperta violazione e contraddizione con quanto è sancito nella delibera che recita:
“Va tenuto conto delle dimensioni nonché, laddove possibile, purché rispondente ai nuovi criteri, è opportuno mantenere l’ambito territoriale esistente e nelle ipotesi di disarticolazione di un distretto deve essere privilegiata l’aggregazione di comuni limitrofi, rispettando vincoli di viabilità e consolidata mobilità della popolazione.”
Perché per San Vito e Carovigno non è stato possibile tenere presente l’assunto della delibera, vista l’assenza di infrastrutture idonee al trasporto ed in presenza di disagi che aggraveranno ancora di più l’esistenza di patologie dei cittadini?
Il Presidente Fitto, l’assessore Mazzaracchio, l’ARES e la Giunta Regionale hanno deciso, ma non è dato sapere come si espleteranno i servizi. Sono state delegate le AUSL a definire le eventuali necessità di aggregazione dei vari comuni.
Poiché i distretti sono luoghi competenti ad erogare i servizi territoriali necessari alla cura delle persone e a tutta una serie di servizi quali certificazioni, autorizzazioni ed assistenza domiciliare, i cittadini sono spesso costretti a recarvisi più volte in una settimana.
Le famiglie di San Vito e Carovigno che sono costrette a chiedere per i loro familiari ausili protesici, lettini per lungodegenti, carrozzine, pannoloni e quant’altro è necessario per i malati gravi e terminali che sino ad oggi sono andati ad Ostuni, ad un certo punto si vedranno costrette a recarsi a Francavilla Fontana, paese con il quale non sono abituati ad avere rapporti per i servizi sociosanitari. Tutto questo contraddice al criterio della territorialità previsto nella delibera.
E ancora che fine faranno gli operatori? Dove andranno a lavorare, in quale struttura?
Io Ritengo di dover lanciare lo stato di allarme, di dover allertare i sindaci di San Vito e di Carovigno, gli Assessori e i consiglieri degli stessi comuni perché intervengano nei confronti della Regione, con la convocazione dei consigli comunali, per impedire che la delibera venga resa operativa così come è stata concepita.
La parola deve tornare ai cittadini perché non è giusto che le scelte vengano compiute sempre sulla loro testa soprattutto quando si tratta di un problema delicato quale al salute.

Sen. Rosa STANISCI