22/10/2002
Gianluca Nigro: lettera aperta ai 3 ex Sindaci
Illustrissimi concittadini,
vi scrivo perché sento la necessità impellente di comunicarvi i sentimenti di frustrazione che provo quando la nostra città, nella quale vivo da sempre, attraversa periodi così bui e pieni di incertezze per la maggioranza dei suoi abitanti. Sono a conoscenza, della vostra intenzione di fondare un movimento della società civile o, come taluni scherzosamente sostengono, dei giusti. Preliminarmente ribadisco la mia solidarietà a tutti voi e vi esorto a continuare sulla strada della battaglia di civiltà.
Giunti a questo livello di degrado dobbiamo, però, avviare, a mio modesto parere, una riflessione più franca e articolata su quali sono le responsabilità politiche e sociali di ognuno di noi. Negli anni appena trascorsi gran parte del paese, utilizzando in modo speculare ai propri interessi la vicenda di Mani Pulite si è convinto che la politica fosse arrivata al livello massimo di autoreferenzialità: si è avviata così una fase, della quale pochi hanno capito il pericolo per la democrazia nel suo complesso.
Si è voluto far politica utilizzando i modi dell'antipolitica e del qualunquismo. Dal 1994 in poi la politica ha subito una profonda trasformazione, tendendo sempre più a forme di cesarismo e bonapartismo governativo. Tutti sono stati presi da smanie "di governo", facendo di quest'idea un valore in sé, qualunque fosse il modo per arrivare a tale risultato.
Quando si sostiene che in città gli appalti e le opere pubbliche sono gestiti dalla malavita, oltre a denunciare la cosa in se è necessario capire come si è arrivati a tale stato di infiltrazione nelle vicende politiche ed amministrative. Personalmente ritengo che l'idea, costruita in questi anni, secondo cui è necessario rafforzare gli esecutivi e diminuire il potere degli organi collegiali dall'organizzazione dello Stato Centrale fino ad arrivare a quella delle Circoscrizioni, abbia prodotto forme feudali di conservazione del potere. E' emblematico, a tal proposito, anche il cambiamento linguistico: si parla del Presidente della regione come del Governatore, del Presidente del Consiglio come del Premier. Tutto questo ha portato ad una personalizzazione della politica, in una fase nella quale vi è stata anche una modifica strutturale, del mondo del lavoro e dell'economia in generale.
Quando si contesta l'uso spregiudicato del potere da parte di sindaci ed assessori bisogna anche chiedersi se si è contributo a rafforzare quest'idea di organizzazione statale. Chi ha dato il potere ai sindaci di poter dare minor conto sulla gestione economica degli enti? Chi ha appoggiato l'idea che si possano avere consulenti di tutti i tipi per governare una città?
In città piccole come Brindisi questo tipo di sistema ha prodotto il blocco delle possibilità per i singoli professionisti: ingegneri, architetti, anche avvocati non di grido, i quali a causa del monopolio degli investimenti, dato anche dalla stagnazione economica derivante da questo modello sociale, hanno avuto una sola possibilità: prostrarsi alla volontà del potere politico privo di contrappesi. Si è passati direttamente da una fase pre-moderna ad una post-moderna, saltando tutto quello che doveva esserci in mezzo: la modernità.
E' necessario capire che lo stravolgimento delle regole comporta necessariamente una modifica sociale.
Quando a Brindisi è stato attuato il cosiddetto ribaltone pochi sono stati gli indignati. In molti pensarono che quella fosse l'unica possibilità di arrivare al governo, aprendo così la strada ad una sfiducia ancora maggiore nella politica e nelle sue espressioni organizzate.
Ora, vogliamo capire che coloro che gestiscono il potere politico rappresentano interessi ben definiti, anche quando sembrano rappresentare solo se stessi e pochi intimi?
Non di elitè dissolute, di qualunque tipo, parliamo quando facciamo riferimento al degrado, ma di una città messa in mora da un sottosviluppo economico e sociale.
Una città in cui ognuno si improvvisa, per rendersi referente di qualcosa o di qualcuno, a fare ciò di cui il giorno prima non conosceva l'esistenza: apprendisti stregoni messi ai posti sbagliati nei momenti giusti. Questa è Brindisi. Si può essere, lo stesso, ottimisti ma è necessario partire dall'idea che le regole del gioco sono sbagliate. Non credo nelle capacità di singoli ai quali rimettersi e sperare che non vengano folgorati sulla via di Damasco. Non di società civile dobbiamo parlare ma di riappropriazione del territorio da parte di tutta la cittadinanza. Parliamo anche di questo, egregi concittadini.
Gianluca NIGRO
Presidente ARCI Nuova Associazione
Comitato Provinciale Brindisi
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