19/11/2004

Francesco Magno: Considerazioni sul rigassificazione


Al Sig. Presidente della Provincia
Al Sig. Sindaco del Comune
Agli organi di stampa e di informazioni

Oggetto: Considerazioni sul rigassificatore.

Ho letto con attenzione gli articoli di tutti i quotidiani locali relativi al ricorso, effettuato dalla società che intende realizzare il rigassificatore a Brindisi, avverso le deliberazioni dei Consigli Comunale e Provinciale che definiscono e riportano una chiara posizioni di diniego della volontà popolare alla realizzazione del richiamato impianto.
Al riguardo sento di dover esprimere una forte opposizione culturale e morale nei confronti di chi ha inteso, pur con la legittimità di un atto amministrativo, contrastare ed opporsi alla volontà popolare espressa dai Consigli.
Ancor di più sono condizionato da una forma di rigetto, avendo, in totale autonomia (non sono iscritto ad associazioni ambientaliste, ho smesso di fare politica nel 1996 con la candidatura alla regione e mi onoro solo di avere una tessera CGIL Scuola) partecipato alla manifestazione del 27 marzo ed essere uno degli ottomilacinquecento brindisini che hanno sottoscritto il documento contro la realizzazione del rigassificatore.
Il mio dissenso ha, inoltre, anche una valutazione di tipo scientifico e normativo in quanto, da tecnico ambientale non ho mai avuto modo di leggere sui quotidiani, su atti pubblici o su dibattiti televisivi, le risposte ai quesiti che mi sono posto prima di aderire alla sottoscrizione della petizione; solo una volta credo di aver partecipato, come pubblico, ad un incontro sulle possibilità offerte dalla così detta “catena del freddo”.
Oggi ed a seguito di quanto richiamato, contravvenendo ad una scelta di silenzio che mi ero imposto, sento la necessità di interromperlo e di riportare all’attenzione degli Enti Pubblici e della stampa, quei dubbi di tipo tecnico-scientifici e normativi che mi rimangono ed ai quali, fino ad oggi nessuno mi ha convinto del contrario.

Per ciò che concerne gli aspetti normativi, ritengo che, a prescindere da quanto riportato nel Piano Regolatore del Porto circa l’interramento dell’area antistante Capo Bianco, valga sempre, non essendo stata mai abrogata, la Legge n°220/92, relativa alla difesa del mare, che all’art. 1 ( Valutazione dell’impatto sull’ambiente marino e costiero) riporta testualmente: “ sono sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale ...............a) la costruzione di terminali per il carico e lo scarico di idrocarburi e di sostanze pericolose”.
Le giustificazioni siano state addotte al non assolvimento di una tale norma non le conosco, accuso invece il diritto negato agli Enti ed al più umile dei Cittadini di esprimere le proprie considerazioni in merito ad un insediamento industriale che, sicuramente modifica le condizioni ambientali globali del territorio; i Cittadini, infatti, posseggono il diritto di esprimere le proprie considerazioni entro 60 gg. dalla pubblicazione della Valutazione di Impatto Ambientale, presentata dall’azienda.
E’ evidente, quindi, che essendo il terminale di rigassificazione da realizzare su di un’area “costiera”, andava, a mio avviso, sottoposta a Valutazione di Impatto Ambientale; ancor più se si considera il fatto che l’interramento a Capo Bianco era si previsto dal Piano Regolatore ma, questo, non individuava la realizzazione di un terminale marino, come da foto del plastico riportata da una testata giornalistica locale del 08/09/04, che consente di svolgere attività di accosto e ormeggio delle navi metanifere e di scarico dell’idrocarburo trasportato.
Il terminale marino consentirebbe, in teoria, di far accostare ulteriori navi per il carico del metano rigassificato nell’impianto a terra; ciò in quanto non sono a conoscenza dell’esistenza nel progetto della bretella di collegamento sia alla rete nazionale che, eventualmente, alle aziende del polo energetico esistenti sul territorio.
Il dubbio che l’impianto di rigassificazione possa non essere utilizzato per il polo energetico brindisino ed il metano essere immesso nella rete nazionale in qualche altro sito, oggettivamente mi rimane.
Ancor più, secondo il mio modesto avviso e con il beneficio della buona fede, il dubbio rimane circa la presentazione della VIA, in quanto se agli Enti locali é stato presentato un progetto preliminare da 4 miliardi di metri cubi e la successiva convocazione di una Conferenza dei Servizi Ministeriale e Regionale ha approvato un progetto di un rigassificatore da 8 miliardi di metri cubi, si individua, a mio parere, la richiesta da parte degli stessi Enti locali dell’attivazione dell’assoggettamento alle procedure di VIA in quanto in difformità rispetto a quanto in precedenza presentato agli stessi.

E’ del resto evidente che la realizzazione di un impianto di rigassificazione comporta tutta una serie di problematiche che aumentano il così detto “carico ambientale” sia in ambiente idrico che in ambiente atmosferico che, succintamente si riportano:

Ambiente marino:
Per questo ambiente fortemente interessato dalla realizzazione dell’opera non si é a conoscenza :
- se é stato fatto il così detto “stato zero” di riferimento per la valutazione degli impatti marini;
- se é stato sviluppato un “modello matematico predittivo” sulla dispersione termica e chimica delle acque di processo; tale modello , attraverso varie simulazioni meteo-marine, dovrebbe individuare le aree di massimo impatto della dispersione termica e chimica sia in prossimità dell’opera ed in condizioni di minimo rimescolamento, (calma di vento, corrente e moto ondoso) che, in lontananza dall’opera ed in condizioni estreme, (tramontana, greco-levante, scirocco, ecc.) sia, ancora, in condizioni invernali, in assenza di forti stratificazioni termiche verticali in mare che estive, in presenza di forti stratificazioni verticali.
Si hanno invece maggiori cognizioni tecniche che:
- l’acqua di mare prelevata per il processo di rigassificazione sarebbe di oltre 22.000 m3/h, in condizioni normali di esercizio, con incrementi fino a 28-29.000 m3/h in condizioni di picco di trasformazione; in condizioni normali, annualmente si avrebbero circa 200.000.000 m3 di acqua di mare prelevata e reimmessa a mare;
- il salto termico sarebbe di circa -4,5 - -5,0 C° sempre che ci sia uno scambio termico fra le acque marine raffreddate dagli scambiatori con quelle in uscita dai servizi di raffreddamento; in caso ciò non avvenisse il delta termico dell’acqua di restituzione sarebbe maggiore.
Non é possibile, come ho avuto modo di leggere e sentire, che tale salto termico di raffreddamento verrebbe a compensare quello positivo realizzato dalle acque di raffreddamento della centrale di Brindisi nord in quanto queste, a causa della infelice posizione dell’opera di scarico, rimangono chiuse in un braccio di porto esterno ostruito dalla diga a servizio del petrolchimico;
- necessariamente nelle acque di raffreddamento dovranno essere immesse quantità di cloro attivo, utilizzato come antivegetativo, in grado di abbattere la formazione di alghe, ecc.; é evidente che, se pur nelle dosi consentite dalla Legge, il cloro immesso nell’ambiente marino verrà a modificare lo stato ambientale attuale portando alla produzione di cloro-derivati dannosi;
- la realizzazione della colmata e del terminale marino, nella fase di costruzione dell’opera, comporterebbe fattori perturbativi per l’ambiente marino, sia per la sospensione che per la risospensione dei sedimenti inorganici ed organici; infatti, la riduzione della trasparenza, la mobilitazione di sostanze leggere( organiche, nutrienti, metalli, inquinanti in genere), insieme ad azioni fisiche su strutture biologiche filtranti ( branchie) produrrebbero disturbi più o meno intensi su tutte le componenti ecologiche del sistema marino interessato;
- durante la fase di esercizio dell’impianto, a causa delle quantità di acque marine movimentate e additivate con cloro, si creerebbero torbidità persistenti con la possibilità di produrre episodi di eutrofizzazione nella colonna d’acqua per immissione di nutrienti presenti in fase sedimentaria (sul fondo); si aumenterebbe così e notevolmente, sia la domanda complessiva di ossigeno per l’immissione di nutrienti presenti in fase sedimentaria che, la concentrazione di sostanze inquinanti libere nella colonna d’acqua;
- l’accumulo o il bioaccumulo di metalli provenienti dagli anodi dell’impianto e/o derivanti dal traffico marino da e per il terminale, si sommerebbero alle aliquote degli stessi metalli già presenti, individuati nel Piano di Caratterizzazione e derivanti da altre fonti inquinanti;
- la reimmissione di acque più fredde comporterebbe notevoli variazioni sul fito e sullo zooplancton, con modifiche sostanziali sullo stato di pescosità delle acque antistanti l’impianto, meta dei diportisti appassionati di pesca e degli stessi pescatori professionisti.

Ambiente Atmosferico:
Anche questo ambiente risulta, ad avviso dello scrivente, fortemente interessato dalla realizzazione dell’opera in quanto:
- il processo di rigassificazione prevede la vaporizzazione del gas naturale liquefatto, a pressione di circa 60-80 bar, con produzione di calore;
- il processo avviene mediante l’uso di vaporizzatori a ruscellamento che, come tali, sono in grado di attivare una piccola centrale elettrica da 25-30 Mw.
Siccome non ho mai visto il progetto, potenzialmente un impianto di rigassificazione é in grado di attivare una piccola centrale elettrica in grado di ottimizzare il “ciclo energetico dell’impianto”.
Ove ciò dovesse essere stato previsto é possibile, pur con l’utilizzo di bruciatori di nuova generazione, l'emissione in atmosfera di non meno di 100-150 mg/Nm3 di NOx e 50-60 mg/Nm3 di CO;
- il solo traffico marittimo, dovuto al transito di navi metaniere individuato in circa 100-120 navi/anno e quello dei mezzi di supporto, comporta una produzione di emissioni in atmosfera, quantificabili tout-court, di circa 200 t/anno di NOx e 14-15 tonn/anno di CO.
E’ evidente che le emissioni in atmosfera non sono compatibili con la normativa in essere che deve vedere il Governo impegnato nella riduzione delle quantità massiche totali prodotte in un’area dichiarata dallo stesso, ad elevato rischio di crisi ambientale.

Un’ultima considerazione, fra le tante che vorrei ancora riportare, é quella relativa all’esistenza o meno dell’analisi effettuata dal RINA (Registro Navale Italiano) che per competenza e responsabilità, dovrebbe dare il proprio insindacabile parere circa la verifica dell’efficacia del pontile di attracco delle navi metanifere, a protezione delle azioni critiche che si verificano durante le varie fasi operative di ormeggio, nonché l’adeguatezza dello stesso sistema di ormeggio a resistere alle forze ambientali critiche.

Spero, con ciò, di aver fornito alcuni degli elementi di criticità che ho sempre individuato nel progetto del rigassificatore e che mi hanno, come richiamato in premessa, indotto a sottoscrivere la petizione popolare.
Ciò non toglie, comunque, che ove mi fossero fornite adeguate e razionali risposte alle problematiche tecniche che mi sono permesso di riportare, non possa, comunque sentirmi in sintonia con la mia coscienza di tecnico e di cittadino che, comunque oggi é perfettamente in entalpia con chi, con azioni popolari e politiche, ha le mie stesse perplessità.

Prof. Francesco Magno
Docente a contratto di Diritto dell’Ambiente
Facoltà di Ingegneria Gestionale
Università di Lecce