22/02/2005

"Architetture per vite silenti" di Domenico Saponaro


Gian Paolo Dulbecco espone a Brindisi, nei suggestivi ambienti del Bastione di Porta Mesagne, la sua recente produzione rappresentata da quaranta dipinti, le “Architetture del silenzio”, e una serie di piccole tavole, i “Tarocchi”, scelte tra un ampio corpus di oli, dedicati ad un tema particolarmente caro all’artista, che ne hanno decretato l’affermazione in campo europeo.
La personale brindisina di Dulbecco, allestita da Antonio Mariani per il Centro Culturale “Il Segno Arte Contemporanea”, costituisce uno degli appuntamenti più interessanti della stagione e si aggiunge ad altre due importanti esposizioni tenutesi nello stesso luogo: le personali di Longaretti e D’Elia.
In questi giorni, dunque, gli antichi muri del bastione pugliese ospitano le silenziose architetture del pittore spezzino, l’incanto di quelle splendide sale esalta la magia delle città turrite, dei giardini pensili, degli archi e delle fortezze dipinte dall’ingegnere “transfuga” Gian Paolo Dulbecco.
Le stanze e i paesaggi dulbecchiani sono asettici, di un nitore ed un silenzio inquietanti. Impossibile incontrarsi, parlare, incrociare altri sguardi in questi luoghi privi di suoni perché privi di atmosfera: non sono vivibili, benché abitati da sparute – anzi, solitarie – figure altrettanto mute, assorte, assenti.
Movendo forse dalle prime architetture dipinte di ascendenza giottesca e passando per le più riuscite interpretazioni rinascimentali dello spazio in chiave prospettica (si pensi a Piero e alla “Città ideale”), Dulbecco trova chiari riferimenti nella metafisica di Carrà e De Chirico e nei sortilegi visionari di Savinio.
E’ un dipingere accurato, meditato, cui la tecnica ad olio conferisce maggiore attenzione al dettaglio e suggerisce – quasi esige – la prossimità di un nostro sguardo altrettanto attento e concentrato.
Ma è nella chiarezza delle linee e delle composizioni, è nelle incongrue – e per questo vibranti – architetture, nelle “forme simboliche” delle sue geometrie che trova la massima espressione la pittura di Gian Paolo Dulbecco: “La grande gabbia” e “I ricordi del marinaio” con l’essenzialità cromatica e l’equilibrato impianto costruttivo, sintetizzano compiutamente la poetica dell’artista.

Domenico Saponaro