15/03/2005

La patente di guida


Non essendoci una vera e propria carta di identità, la patente è un indispensabile documento di riconoscimento, insieme al Social Security Number (il numero della previdenza sociale) e per gli immigrati come me, la green card, che ho finalmente ricevuto qualche giorno fa.
Vuoi aprire un conto in banca? Ti serve la patente.
Cosi una bella mattina con il sole splendente nel cielo mi avvio verso la motorizzazione di Denver. Una grande stanza che assomiglia alla sala di attesa di una stazione ferroviaria.
L’impiegata bianca cadaverica, sembra uscita dal film the horror picture show, mi parla come se stesse parlando ad un marziano. Mi ha scambiato per un messicano che ha appena attraversato il rio grande infestato dai coccodrilli con il passaporto in bocca.
Io sto al gioco e le rispondo sillabando tutte le parole e gesticolando come un napoletano a Milano .
Quando vede il passaporto italiano, cambia subito atteggiamento.
“Italiano!” e condensa in 20 secondi gran parte della storia della sua vita. Il nonno italiano, le sue vacanze in Italia l’estate scorsa, il suo ragazzo italiano con cui però non si sente più..... la sua voce come i suoi occhi svaniscono nei ricordi per poi ricomparire con un gesto meccanico.
Mi tende un foglio ed una matita. “ Come dici good luck?” “in bocca al lupo” e blatera di seguito il suono delle mie parole mentre io mi avvio verso i loculi destinati agli esaminandi.
21 domande con tre risposte da cui scegliere.
Devo studiare? No, non serve, mi hanno risposto tutti gli americani in coro. Effettivamente l’esame è piuttosto semplice. L’importante e scegliere sempre la risposta che denota la maggiore prudenza. L’esame è fatto su misura per ragazzini americani di 16 anni con la visiera del cappelino girata di lato ed i jeans abbottonati sotto il sedere che li fa assomigliare tutti a degli sbirulini.
Consegno il testo e mi metto in fila.
Dopo dieci minuti sento il mio nome risuonare nella stanza. “complimenti ha passato l’esame!”. Una serie di domande per verificare il mio stato psico-fisico, la volonta o meno di donare gli organi e la volonta o meno di contribuire con un dollaro alla campagna di solidarietà per la donazione degli organi.
“Si....spero solo che non mi stacchino tutti gli organi prima che il mio cuore abbia battuto l’ultimo colpo....”
L’impiegata non capisce la mia battuta e mi lancia uno sguardo interrogativo per poi consegnarmi ad un suo collega per la prova su strada.
Nonostante la severità dell’impiegato Pedro Martinez, ricordo a me stesso che qui vale la stessa regola: prudenza e rispetto delle regole.
Guidare negli Stati Uniti, dopo anni per le strade in Italia, non è cosa facile. A parte il cambio automatico e quindi il completo inutilizzo del piede sinistro, in America ci si incolonna sulla propria corsia e si va. Il cambio di corsia va fatto con estrema prudenza perchè le macchine sono sia nella corsia di destra che in quella di sinistra. Una volta capito il gioco, diventa tutto piu’ semplice. Qui non avrai motorini che ti sbucano da tutti i lati e generalmente il limite di velocita’ e sempre rispettato.
Ci sono pero’ alcune differenze. Si puo girare a destra anche se il semaforo e’ rosso, ovviamente se la strada e libera. E poi c’e’ il 4WAYS-STOP che e’ una regola puramente anglo sassone.
In pratica invece di stabilire una precedenza ad un incrocio, con il 4WAYS-STOP, tutte le macchine provenienti da tutte e quattro le direzioni sono costrette a fermarsi e passa prima chi e’ arrivata per prima all’incrocio. Ovviamente è una regola che per gli americani non fa una grinza. Vi immaginate la stessa cosa in Italia? Innumerevoli incidenti a catena con successive lotte intestine sul chi era arrivato prima e dopo........ una regola non esportabile nel mondo latino.
“ Lei ha passato l’esame” mi ripete la formula l’amico Pedro e mi accompagna dentro a fare le fotografie. Poi alla cassa. 25 dollari e la patente che arrivera’ direttamente a casa entro qualche settimana.

Gabriele D'Errico
Denver - Colorado

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