18/04/2005
Dalle padelle al... rigassificatore
Credo che si stiano facendo – non so quanto volutamente – discussioni artificiose con l’unico concreto risultato di creare confusione e divisione nell’opinione pubblica.
C’è qualcuno che aveva solennemente promesso di non trattare più l’argomento rigassificatore, ma evidentemente gli interessi corposi legati a questo investimento inducono a rimettere in discussione le solenni enunciazioni. Del resto chi sta molto più in alto non dà, a tal proposito, dei buoni esempi.
Vorrei prosaicamente ritornare su alcuni argomenti, non per ribadire i convincimenti delle parti che sono ben noti, ma per sottolineare alcune incoerenze.
Chi lancia grida d’allarme per il pericolo di perdere investimenti per 4000 posti di lavoro lo fa in maniera caotica passando dalle padelle al titanio ai pannelli di gesso, da pane in frasca senza tener conto che questo territorio, attraverso le proprie istituzioni ha già tracciato le proprie linee programmatiche per un futuro che contempli uno sviluppo diverso.
Questo pur salvaguardando l’attuale sistema industriale previo l’adeguamento alle norme di legge in tema di rispetto ambientale e della salute dei cittadini. Quindi ciò che è stato fatto nel passato oggi non è più accettabile.
Vi sono alcune cose che la mia modesta capacità celebrale non afferra, ad esempio:
- Si parla per l’ennesima volta della ormai fantomatica fabbrica di pannelli di gesso, con la differenza che ora sono in discussione le polveri gesso che produrrà l’Edipower (Brindisi Nord) e non quelle che produce ora in gran quantità la centrale Enel di Cerano. E’ bene spiegare che la quantità della produzione dei gessi, attraverso i desolforatori, è legata alla quantità di zolfo contenuto nel carbone oppure alla quantità del carbone stesso. Quindi la vita di quella fabbrica di pannelli è strettamente legata all’uso del carbone. Le centrali non si potranno alimentare a metano perché si metterebbe in crisi la fabbrica di pannelli e quindi i lavoratori.
- Si parla della catena del freddo come grande occasione per l’agricoltura per la conservazione dei propri prodotti, con le stesse motivazioni fu prevista in alcune convenzioni con l’Enel la “catena del caldo” che grazie al calore prodotto dalle centrali avrebbe consentito all’agricoltura un grande balzo in avanti aumentando la produzione dei prodotti da serra. Senza contare che il calore si può usare per il riscaldamento delle abitazioni civili, come avviene oggi in altre realtà. Chi ha visto qualcuno di questi “vantaggi”?
Questi sono solo due argomenti indicativi di quanto si parli col solo scopo di far intravedere ipotetici vantaggi. Specchietti per allodole.
Altro argomento è il nuovo porto a Cerano che è bene non accomunare con lo spostamento del rigassificatore.
Senza entrare nel merito se sia condivisibile o meno, mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse posto, a tal proposito, alcune domande e cioè: se serve, a cosa serve e a chi serve, supererà gli inevitabili studi di fattibilità ambientale, e tecnico-economico. Questo porto servirebbe solo all’Enel (che si avvia ad essere una grande società privata) per il traffico di carbone.
Ma non è auspicabile un drastico ridimensionamento dell’uso di questo combustibile?
Infine l’ipotetico spostamento del rigassificatore in altro luogo. Tutti ne parlano, nessuno è titolato a farlo poiché l’unica che tale proposta non abbiano una delega in merito.
A mio avviso, stando così le cose di che si parla?
E’ comprensibile che gli interessi legati a questo investimento sono tanto alti da far girare la testa a qualcuno, ma pare opportuno ricordare che i tornaconti dei cosiddetti “poteri forti” nulla hanno a che vedere con quelli della collettività.
Oggi si assiste con preoccupazione e disappunto alle fibrillazioni di una maggioranza inquieta che ha le sorti di reggere l’Amministrazione comunale. Sono certo che queste “inquietudini” sono dovute a manovre di piccolo cabotaggio, ma chi ci dice che i “poteri forti” non stiano sponsorizzando un’accelerazione della crisi della maggioranza per minare alla base la credibilità e l’operatività dell’Amministrazione Comunale allo scopo di addomesticarla alle proprie voglie e interessi?
Del resto, non assisteremmo a nulla di nuovo! Sarebbe un film di seconda visione. Ma sarebbe appena il caso di richiamare tutti a quel senso di responsabilità che ognuno dovrebbe aver assunto nel momento che ha deciso di amministrare la cosa pubblica.
Giorgio Sciarra |